Lettere al direttore
Grazie a chi c'era all'arco di Tito, per ricordare che Israele siamo noi
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Caro Cerasa. Grazie per l’organizzazione all’arco di Tito in sostegno a Israele, è stato emozionante. Io sono un agnostico cristiano ed ex comunista (come l’ex direttore mi pare), e martedì sera mi sono sentito parte di una grande famiglia che non ha colore politico ma una grande rettitudine culturale, quella dell’occidente liberale. Ho applaudito commosso all’intervento di Pierluigi Battista, di Matteo Renzi, e ovviamente quello dei giornalisti del Foglio (l’elefantino super). Ma sopratutto ho applaudito persone che sono lontanissime dal mio credo politico, e l’ho fatto con piacere, perché ci sono momenti in cui le divisioni non esistono. Ancora grazie.
Enrico Cerchione
Eravamo tanti. Eravamo circa 3.000 persone. E abbiamo proiettato sull’arco di Tito una splendida bandiera di Israele. In un arco come sapete eretto a seguito della guerra giudaica combattuta da Tito nei territori corrispondenti all’attuale Israele, arco che simboleggia la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la diaspora del popolo ebraico, arco sotto al quale il 2 dicembre 1947 il rav Prato diede appuntamento alla sua comunità per celebrare la risoluzione 181 dell’Onu che sanciva la nascita del futuro Stato d’Israele, come segno di riscatto e di chiusura di un cerchio. E dunque grazie a lei. E grazie a chi c’era. Grazie a chi ha portato le sue idee. Grazie a chi ha spiegato cosa vuol dire libertà. Grazie a chi ha ricordato che per difendere la pace l’unica bandiera da esporre è quella di Israele. Israele siamo noi. E noi per Israele ci saremo sempre.
Al direttore - Le speranze dei poveri cittadini romani che non hanno altro mezzo diverso dal taxi per muoversi in città in situazioni di emergenza, sono cadute nel vuoto. Alla domanda “quanto tempo ci vorrà da oggi per avere nuovi taxi”? il sindaco, dopo giravolte burocratiche, risponde candidamente: “Alla fine, il tempo complessivo, è un anno”. Pare che il sindaco dei romani e i suoi colleghi siano del tutto incapaci di comprendere quali siano i bisogni dei loro concittadini, in particolare di quelli che devono risolvere i problemi della vita quotidiana in una città la cui rete pubblica di trasporto è impraticabile. Sorge il dubbio che i taxi a Roma siano introvabili al telefono e nelle stazioni perché da alcuni mesi c’è una strategia dettata dalla convenienza, attenta solo ai turisti e ai siti da loro frequentati indipendentemente dalle richieste. Le autorità comunali conoscono tutto e non muovono un dito. Chissà perché?
Massimo Teodori
Al direttore - A Marco Pannella devo più di qualcosa; tra l’altro ad amare Israele come se fosse il mio paese. Bene, benissimo, dunque l’iniziativa del Foglio di chiamare a raccolta tutti a sostegno e a fianco dello stato ebraico, di cui Hamas e chi lo sostiene vuole l’estinzione. Grazie direttore, grazie redazione tutta. Quella nei confronti di Israele è un’aggressione che coinvolge chiunque crede nella libertà e nella democrazia. Sono lieto che il Foglio ancora una volta ci richiami alle nostre responsabilità e doveri. E’ la dimostrazione che i giornali non sono inutili e superati, alcuni di loro ancora svolgono una preziosa funzione. Mi chiedo perché l’iniziativa non sia partita da un partito, da un sindacato. Temo, inquieto, di conoscere la risposta.
Valter Vecellio
Al direttore - Buongiorno dr. Cerasa e complimenti per la manifestazione di Roma e la decisione, giusta, di non voler abbinare alla bandiera di Israele quella della pace. In questi tristi giorni mi tornano in mente le foto dell’Olocausto, montagne di ebrei morti in attesa di essere bruciati. Guardare indietro per andare avanti, personalmente sono favorevole alla pubblicazione delle foto dei bambini e ragazzi trucidati dai terroristi. Il mondo, oltre che sapere, deve vedere le foto dei delitti infami commessi dai terroristi e indignarsi nella giusta misura. Le parole volano, le immagini restano impresse. Credo che in presenza di molti ostaggi l’Onu, che si preoccupa della mancanza di acqua, luce e gas a Gaza, sia semplicemente ridicolo e inadeguato al ruolo e alla circostanza. Acqua in cambio di ostaggi, già sarebbe una condizione più reale e opportuna per tutti. Prioritario è salvare vite umane, a qualunque prezzo. Una tanica di acqua e un tozzo di pane per ogni ostaggio rilasciato. A mio avviso, senza voler fare allarmismo, credo che annullare temporaneamente la libera circolazione in Europa sia un passo semplice e doveroso per controllare i movimenti delle persone, in particolare di quelle non stanziali. A seguire subito un blocco navale per evitare l’ingresso incontrollato di persone, col rischio di importare terroristi. La situazione dell’Europa tutta, attanagliata tra due conflitti, non è certo nella migliore condizione. Altra soluzione da valutare attentamente è la chiusura dei rapporti con gli stati canaglia. Chiusura delle sedi diplomatiche, dei rapporti commerciali, dei visti di ingresso ecc. Praticamente nessun rapporto con gli stati canaglia. Per dirla con un proverbio, che sono la saggezza dei popoli: meglio soli che male accompagnati.
Gianmarco Circi, classe 1941