LaPresse

Lettere

Chi come Corbyn non condanna Hamas si schiera con i terroristi

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo” (Primo Levi, “L’asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987”, Einaudi, 2002).
Michele Magno

Le domande che ha fatto due giorni fa, in tv, in Inghilterra, il grande Piers Morgan a Jeremy Corbyn sono le domande che dovrebbero fare tutti i conduttori, ogni giorno, agli ospiti campioni di ambiguità. “Hamas dovrebbe rimanere al potere? Hamas è un gruppo terroristico?”. Corbyn per quindici volte non ha risposto a questa domanda. E anche in questo caso non rispondere, fingere di essere neutrali, significa già aver scelto da che parte stare. 


 

Al direttore - Hamas e solo Hamas commette crimini di guerra, come dimostra ancora una volta l’ignobile assassinio di una soldatessa prigioniera.
Roberto Alatri

Hamas commette ogni secondo un crimine di guerra, utilizzando i civili come scudi umani, nascondendo le armi negli ospedali, costruendo tunnel sotto le strutture dedicate ai bambini, ed è curioso che António Guterres non se ne sia accorto. Così come è curioso che Guterres non si sia accorto che Israele, essendo una democrazia, quando la guerra finirà dovrà rispondere anche delle accuse che le vengono fatte sul campo dei crimini di guerra. Ma per rispondere a questa domanda non basterà un tweet di  Guterres. Servirà un processo, servirà un tribunale, serviranno prove, serviranno testimoni. Nelle democrazie, democrazie che a Guterres appassionano poco essendo queste in minoranza all’Onu, di solito funziona così. 


 

Al direttore - “In merito all’articolo ‘Cct anti spread’ pubblicato ieri si precisa che l’ipotesi di nuovi certificati del Tesoro, per quanto affascinante, non è un progetto concreto, né le strutture del Tesoro ci stanno lavorando. Inoltre, il dottor Marcello Sala proprio perché capo dipartimento dell’Economia non si occupa di questioni di debito pubblico che sono in capo al dipartimento del Tesoro”. Cordiali saluti. 
Ufficio stampa Mef

Il Foglio, in effetti, ha specificato che “si tratta di un’ipotesi allo studio”, dunque non ancora di un progetto concreto. Grazie comunque della precisazione. 


 

Al direttore - Quanto è durato il tempo del dolore, della solidarietà e della vicinanza a Israele dopo la carneficina del 7 ottobre? L’indignazione di fronte agli orrori perpetrati da Hamas si è dissolta nel giro di qualche giorno. La verità è che oggi – nel momento in cui Israele mette in campo gli strumenti indispensabili alla propria sopravvivenza, esercitando il suo diritto a garantire la difesa dei suoi cittadini – quel sentimento di indignazione è inesorabilmente evaporato per dare spazio a ben altra risoluta ribellione: naturalmente proprio nei confronti dello stato d’Israele, “reo” di avere avviato una operazione militare che come unico scopo ha l’eliminazione di Hamas. Non della popolazione palestinese: di Hamas, ripetiamolo. Ovviamente non stupisce un simile atteggiamento nelle popolazioni arabe di fede sciita o sunnita. E così, da Roma a Londra, da Parigi a Madrid fino ad arrivare ai prestigiosi campus universitari americani è iniziata a montare l’altra indignazione – quella “di ritorno” – con buona pace non solo degli abomini perpetrati quel 7 ottobre, ma anche degli ostaggi israeliani, che fino a prova contraria dobbiamo considerare ancora tutti vivi e in uno stato di assoluta disperazione. Da dove nasce tanto odio verso Israele? Giorni fa il professore Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale sul Corriere della Sera che non solo andrebbe incorniciato, ma portato nelle scuole come elemento di studio, si è spinto anche oltre: affermando che c’è un solo gruppo di persone più spregevole dei terroristi: sono quelli che in occidente ne prendono più o meno apertamente le parti, giustificandone le imprese sanguinarie. Ha ragione Galli della Loggia. E forse è arrivato il momento di dirsela tutta, la verità sui rischi che corriamo oggi, a poco più di un mese da quel 7 ottobre già dimenticato: perché scendere in piazza con le bandiere palestinesi per manifestare senza però mai dire una parola chiara su Hamas, prima e unica responsabile del disastro di Gaza; o sedersi attorno al tavolo delle Nazioni Unite per riprendere nella condanna di Israele mentre ancora aspettiamo una risoluzione sui gruppi terroristici autori di questa tragedia, tutto questo ci allontana da ciò che siamo e vogliamo continuare a essere: occidentali, liberi e lontani da ogni mistificazione. Al nostro Congresso nazionale che si è appena concluso a Roma, sul maxischermo che proiettava i volti degli innocenti israeliani ancora tenuti prigionieri nei gironi infernali della Gaza sotterranea, abbiamo voluto riportare una frase di Ugo La Malfa: “La libertà dell’occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”. Ed è arrivata l’ora di riscoprirla, quella dichiarazione.
Bruno Gazzo, presidente nazionale della Federazione associazioni Italia-Israele
 

Di più su questi argomenti: