Lettere
Per i territori di Israele e di Kyiv, per fortuna c'è un Biden perfetto
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Non capisco perché Zelensky sia considerato un provocatore quando rivendica la Crimea e il Donbas alla sovranità dell’Ucraina (ai sensi del Memorandum di Budapest del 1994). Israele al contrario viene invitato dall’Onu e da gran parte della comunità internazionale a lasciare i territori conquistati in due guerre in cui era in gioco la sua stessa esistenza.
Giuliano Cazzola
“Sia Putin che Hamas stanno combattendo per cancellare dalla mappa una democrazia confinante. E sia Putin che Hamas sperano di far crollare la stabilità e l’integrazione regionale più ampia per approfittare del disordine che ne deriva. Se ci allontaniamo dalle sfide di oggi, il rischio di conflitto potrebbe diffondersi e i costi per affrontarli non faranno che aumentare. Non permetteremo che ciò accada”. Joe Biden, 19 novembre 2023. Semplicemente perfetto.
Al direttore - Certamente la questione del Mes non è stata sin qui affrontata dal governo nel migliore dei modi: no. Tuttavia, che, per esempio, sussistano dei legami tra la riforma del Meccanismo e altre normative europee non può essere negato. Se il Mes diventa il “backstop” del Fondo unico di risoluzione delle banche in crisi, come nascondersi l’inadeguatezza della disciplina europea della risoluzione o il fatto che si ricorra al paracadute perché non sono adeguati i versamenti degli stati al predetto fondo? Come trascurare, dati gli strettissimi legami tra risoluzione e tutela del risparmio, il fatto che è di là dall’essere istituita l’assicurazione comunitaria dei depositi? Sono trascorsi nove anni dal varo del progetto di Unione bancaria, ma esso è attuato solo per la Vigilanza unica (e con una decisione che contrasta con il trattato Ue, il quale prevede il trasferimento alla Bce soltanto di compiti specifici di vigilanza prudenziale). E’ inattuato per i due “pilastri”, risoluzione e assicurazione. Sono argomenti sicuramente da valutare così come i meno evidenti, ma non assenti, collegamenti con la riforma del Patto di stabilità.
Angelo De Mattia
Rispetto al tema del Mes, suggerirei alla maggioranza di governo di rileggersi quanto scritto il 20 giugno dal capo di gabinetto del Mef: “Per quanto riguarda gli effetti diretti sulle grandezze di finanza pubblica, dalla ratifica sul suddetto accordo – cioè della ratifica del Mes – non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità del 2012”. Quanto a “eventuali rischi indiretti”, il Mef certifica che “non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio” legato all’entrata in vigore del nuovo Fondo salva stati. “Inoltre, non si ha notizia che un peggioramento del rischio del Mes sia stato evidenziato da altri soggetti quali le agenzie di rating, che hanno invero confermato la più alta valutazione attribuitagli anche dopo la firma degli accordi sulla riforma”. Cattivissimo Mes!