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Lettere

Invitare Musk ad Atreju ma non investire nel tech. Cortocircuito

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - C’è un paese in Europa, uno solo, che non ha ratificato il trattato del Mes che dice che tutti gli altri paesi d’Europa, tutti quanti, tutti e ventisei, lo hanno fatto perché sono sciocchi, perché non sanno leggere, perché sono schiavi dell’ideologia. Una domanda: sul Mes è l’Europa schiava dell’ideologia o è Meloni vittima dei suoi slogan?

Andrea Carrini

Meloni e Salvini hanno esultato per il nuovo Patto di stabilità, che ha vincoli molto più severi del Mes. Hanno esultato per il nuovo Pnrr, che ha obblighi mille volte più stringenti di un qualsiasi Mes. Poi hanno scelto di usare il no al Mes per dimostrare di essere sempre gli stessi. La situazione è grave, ma non seria.



Al direttore - Leggendo le cronache di Musk ad Atreju mi sono trovata a pensare, come il direttore, che la scelta di Meloni di fare del miliardario sudafricano un testimonial governativo fosse in netta contraddizione con la realtà, non solo sul fronte dei diritti, ma anche sul piano economico, data la grottesca e ostinata difesa da parte del governo del tradizionalismo, del corporativismo e della microimpresa, in un paese che investe meno di un punto e mezzo di pil in innovazione. Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che, Musk o no, certe tendenze italiane non sono facili da invertire. Eppure, io rimango convinta che si potrebbero fare molti interventi per cambiare rotta e ridare slancio agli investimenti in innovazione in Italia. Ce ne sono di grandi, come una seria legge per la concorrenza (da sostituire ai piccoli interventi annuali) e di piccoli, come, ad esempio, il mio emendamento al ddl Sicurezza stradale per permettere la circolazione della auto a guida autonoma. Si tratta di una limitata ma significativa variazione dell’articolo 46 del Codice della strada sulla definizione di “veicoli” che attualmente sono descritti come macchine “che circolano sulle strade guidate dall’uomo”. La mia proposta è di eliminare le ultime tre parole della frase impegnando il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ad apportare le opportune modifiche ai regolamenti tecnici e alla normativa in materia di circolazione dei veicoli, al fine di adeguarli all’art. 34-bis della Convenzione di Vienna sulla circolazione stradale e a quanto previsto dal Regolamento Un/Ece R-157 sull’omologazione dei veicoli a guida autonoma. Questo adeguamento è tutt’altro che prematuro, visto che ci sono già diverse case automobilistiche pronte a immettere nel mercato veicoli dotati di guida autonoma di terzo livello, ovvero auto che permettono di staccare mani dal volante e occhi dalla strada fintanto che non sia richiesto un intervento umano. Basterà un voto per trasformare un punitivo giro di vite sulle regole di circolazione, come quello voluto da Salvini, in un’opportunità che potrebbe favorire l’innovazione e gli investimenti nel nostro paese. Sempre che la maggioranza non decida che la festa per Musk è finita ad Atreju.

Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione

I dati, purtroppo, parlano chiaro. Li abbiamo già citati. Rispetto agli investimenti relativi all’ambito tecnologico, nel 2023 la quota dedicata dall’Italia alla ricerca e allo sviluppo  ha toccato l’1 per cento del pil. Era 1,6 l’anno precedente. E’ il 3 per cento la quota fissata dall’Unione europea. E’ il 3,5 per cento la quota raggiunta nel 2022 dalla Germania (il 2,5 dalla Francia). Per gli investimenti in startup e Pmi innovative, stessa storia: nel 2023 si sono dimezzati rispetto al 2022. Di quanto? Un miliardo di euro contro i due miliardi dell’anno precedente (dati Ey). Da un lato gli slogan, dall’altro la realtà. Vale la pena partire da qui.