Lettere
Il partito unico anti concorrenza va oltre la maggioranza
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Vorrei richiamare alla nostra attenzione il tema dell’assenza di una solida formazione storica nei curriculum vitae di politici e intellettuali connazionali. Un esempio in tal senso è dato dal modo in cui è stato affrontato, nel trentennio successivo al crollo della Prima Repubblica, il tentativo di ricostruire un credibile soggetto politico moderato quale fattore di una nuova e più avanzata stabilizzazione del sistema istituzionale e fautore di un riformismo possibile: l’approccio è stato astratto e politicistico, prevalentemente formulistico-nominalistico e iper-soggettivistico. Mai nessuno o solo alcuni – a mio parere – a chiedersi in termini storico-critici: cosa è stato il centro sistemico nella politica e nella società della Prima Repubblica? In quali forme e coalizioni di governo e intelaiature istituzionali largamente intese si è realizzato in quella fase? In quali modi e per quali traumi, endogeni ed esogeni alla politica, è poi crollato? Nel trentennio della Seconda Repubblica ha prevalso piuttosto la contrapposizione politica diretta tra i partiti e/o tra coalizioni bipolari spurie di partiti; al più, si è tentato di rispondere ai suddetti interrogativi ricorrendo a una pubblicistica memoriale, che resta pur sempre cosa distinta dalla comprensione storica circa le origini del presente che incalza. Si è affermata così una visione distorta dell’ultimo trentennio italiano, scambiato come fase causale generatrice di una Seconda Repubblica, mentre invece si presentava come effetto storico prolungato del crollo della Prima. Questa confusione interpretativa scaturisce dall’assenza di confidenzialità di politici e intellettuali con “la storia come pensiero e come azione” (titolo di un’opera di Benedetto Croce). Assenza che non è circoscritta solo a politici e intellettuali già affermati, ma riguarda anche il sistema di pedagogia nazionale (scuola e università) rivolto ai giovani, che resta il fulcro del presente e del futuro del paese. Dobbiamo ritornare al più presto a una rinnovata familiarità con la storia, universale e nazionale, per una visione unitaria e d’insieme della nostra Repubblica e dell’Italia.
Alberto Bianchi
Riflessione interessante: per capire il presente occorre conoscere il passato. Ma per capire il futuro occorre comprendere anche alcune contraddizioni del presente. Una è risultata evidente ieri. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato una sonora e saggia sculacciata al governo sul tema della concorrenza. E in riferimento alle norme sugli ambulanti contenute nella legge sulla concorrenza, che ha firmato solo perché legata al percorso del Pnrr, ha evidenziato, con una lettera inviata ai presidenti delle Camere, “l’incongruenza di prevedere una proroga automatica per quelle in essere (dodici anni, appunto) rispetto a quelle delle nuove concessioni”, ravvisando “rilevanti perplessità di ordine costituzionale. Era già successo un anno fa per le concessioni ai balneari. Se si vuole mettere in mostra il cialtronismo di questo governo occorrerebbe puntare sulla concorrenza. Ma quando si parla di concorrenza viene un dubbio: siamo sicuri che l’opposizione su questo tema abbia idee così diverse dalla maggioranza? E siamo sicuri che l’opposizione sia così interessata a smascherare i veri punti di debolezza della maggioranza uscendo dalla sua comfort zone? La risposta purtroppo la conoscete già.