Lettere
Caro Sinibaldi, campioni come lei potrebbero esserci anche a destra
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - L’articolo di Maurizio Crippa sulla mia sostituzione alla presidenza del Centro per il libro e la lettura si basa su un equivoco e un pregiudizio. L’equivoco è che io sia rancoroso e pensi di aver subìto un grave torto. Le cose davvero gravi sono altre. Ed è vero che il mio mandato era scaduto. Ma non è mai accaduto che un presidente non venisse riconfermato: tre anni sono davvero pochi per un tema – la promozione della lettura – che ha bisogno di tempo e continuità. Peraltro nel mio caso l’incarico – che è del tutto gratuito – mi ha portato nell’autunno scorso a supplire all’assenza del direttore – non rinnovato per mesi: il presidente invece in poche ore! – assumendo responsabilità di gran lunga maggiori. Sempre nei mesi scorsi ho presentato il Piano per la lettura in Parlamento insieme al presidente della commissione parlamentare Federico Mollicone, che come è noto non è un affiliato alla Terza Internazionale. Questo per dire che il tema delle (eventuali) appartenenze politiche ha in passato risparmiato un luogo come il Centro per il libro: nella mia presidenza ho sempre lavorato con direttori di destra, anche quello nominato dal ministro Franceschini. E la cosa non aveva nessun rilievo. Il problema è che a questa destra manca una concezione liberale e pluralista del governo e della società; e specie in campo culturale quello della nuova egemonia è un progetto che – come si dice – non fa prigionieri. Per questo più che di deprecabile lottizzazione, ho parlato di occupazione. Famelica per le forme e i tempi, vergognosa per gli esiti, nonostante gli aggettivi turbino la sensibilità di Crippa. Il quale non recede dal pregiudizio di considerare ristretta e asfittica non la cultura che nomina presidenti i propri redattori ma la mia, testimoniata a suo dire dalla esperienza di Radio 3. Sono fuori Radio 3 da anni e pensavo di non dovermi più trovare a difendere quei programmi da pregiudizi sballati e disinformati. Ma sa Crippa, per dirne una, che durante la mia direzione ho commissionato un intero ciclo dedicato – tenetevi forte! – a Tolkien all’interno di un programma che si intitola – nientemeno – “Pantheon”? Tolkien nel “Pantheon” di Radio 3, quella che “pretende di proiettare la sua idea di cultura su tutta la società”. Una Spectre mostruosa (ma impotente perché i libri, come nota Crippa entusiasta, li vende Vannacci. Che sarebbe come giudicare i giornali dalla loro tiratura). Da lettore del Foglio queste superficialità non mi hanno sorpreso: ogni tanto le trovo pigramente ripetute. Mi ha stupito però vederle esibite per giudicare una vicenda piccola, sì, ma abbastanza triste. E un po’ preoccupante non per me – che ho abbandonato altri incarichi in silenzio o persino con allegria, come avete in passato raccontato – ma per un mondo, quello della cultura e dell’editoria, che ha bisogno di libertà e diversità.
Marino Sinibaldi
Caro Sinibaldi, la sua è una lettera molto appassionata e come tutte le lettere appassionate è bella ed è scritta con maestria. Ma da suoi estimatori ci colpisce una ingenuità pigramente ripetuta in questi giorni da lei e dai giornali che hanno trasformato il suo caso in uno scandalo di regime. E l’ingenuità, caro Sinibaldi, è quella di non capire che il tentativo di mettere in campo una forma di egemonia nel mondo della cultura non è positivo solo quando l’egemonia coincide con quella che piace a lei. Le scelte della politica sono sempre sindacabili ma bisogna anche accettare che i campioni come Sinibaldi sono rari, certo, però potrebbero incredibilmente esserci anche a destra. Libertà e diversità, come dice lei. Un abbraccio grande.