lettere al direttore
Chi difende gli interessi dell'Ue nel Mar Rosso? Non l'Ue. Pazzia
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Mi dispiace non essere d’accordo con l’amico Maurizio Crippa. José Mourinho è stato un grande allenatore e, anzitutto, un grande showman. Ma quando usi il vittimismo (contro Federcalcio, società, arbitri, giocatori che “tradiscono”) per tenerti a galla e solleticare il ventre dei tifosi, significa che la tua ora è giunta. Trump ha costruito e continua a costruire le sue fortune elettorali proprio facendo leva sul vittimismo. Curiosamente, proprio due americani che non sopportavano più quello di José gli hanno dato il benservito. In ogni caso, “i cimiteri sono pieni di persone indispensabili” (Georges Clemenceau).
Michele Magno (laziale)
Con il filosofo di Setúbal senza se, senza ma e anche senza più Mou (Claudio Cerasa, interista).
Al direttore - “Dimartedì”, la trasmissione di Giovanni Floris imbastisce un dibattito a partire da un filmato che mostra Arianna Meloni, sorella di Giorgia, inseguita (e infastidita non a torto) con domande insulse a proposito del padre e i suoi trascorsi malavitosi. E’ ultra notorio che Giorgia e Arianna Meloni da decenni non hanno rapporto alcuno con chi ha contribuito a metterle al mondo. Elementare che nessuna colpa dei genitori va fatta ricadere sui figli. Dunque, che senso ha insistere più volte sul fastidio – comprensibile e legittimo – di Arianna Meloni sui trascorsi del padre che è tale solo biologicamente? Perché questo intignare, spacciarlo come diritto all’informazione e alla “conoscenza”? Antonio Di Bella dice che negli Stati Uniti i candidati alla Casa Bianca li rivoltano come calzini, si rende nota perfino la cartella clinica. Appunto: i candidati. Non il genitore, specie se nei fatti non è tale. Si esibisca pure la cartella clinica di Giorgia Meloni, la si rivolti come un calzino. Ma che c’entra il padre di Giorgia e Arianna Meloni? Possibile che i presenti si limitino a dire che “le colpe dei genitori non ricadono sui figli”? Ma ci voleva tanto a dire: “Guarda Floris che quel filmato che mostri non è giornalismo, ma guardonismo; in questo modo non fai informazione, ma morbosamente vellichi gli istinti peggiori di chi ti guarda e ascolta”. Ci voleva davvero tanto?
Valter Vecellio
Trattasi di una variante ricercata ma stavolta innocua di un fenomeno piuttosto noto di cui abbiamo avuto modo di scrivere in questi giorni. Trattasi di shitstorm, con molta shit e poco storm.
Al direttore - In alcuni recenti articoli che il Foglio ha pubblicato tra il 13 ed il 17 del mese corrente – tra i quali spiccano, ma non solo: “Processare l’Iran, non Israele” (Cerasa), “La coalizione disunita” (Gambardella), “L’unilateralismo che manca” (Ferrara) e “L’Ue affonda nel Mar Rosso” (Carretta) – si riflette geopoliticamente sullo stato di instabilità dell’ordine mondiale. Gli articoli indicati – evitando egregiamente il rischio, sempre incombente in tematiche di tal genere, di cadere in una sorta di inane geopolitica descrittiva sullo stato del mondo – ci danno la percezione di cosa sia o dovrebbe essere, in questa fase storica, un’attiva ed efficace risposta e reazione da parte dei paesi liberal-democratici dell’occidente al disordine attuale del mondo. Mi chiedo se non sia giunto il momento anche per l’Italia di affrontare il nodo della presenza e azione nostre verso quello che la Marina militare italiana già da tempo chiama Mediterraneo allargato: ovverosia verso la macro area marittima e terrestre che – compresa tra Mediterraneo del nord, Gibilterra, Golfo di Guinea, Golfo di Aden e Mar Rosso, medio oriente, Nord Africa e Balcani – tocca direttamente gli interessi strategici dell’Italia, in quanto penisola posta al suo centro. Il Mediterraneo allargato è il nostro estero vicino e ora si pone a tutte le forze politiche italiane un urgente interrogativo: di fronte alla guerra russo-ucraina, a quella in medio oriente tra Hamas e Israele, ai recenti ed estesi attacchi delle milizie filoiraniane degli houthi alle rotte e ai convogli commerciali internazionali nel Mar Rosso, che tipo di strategia e tattica di sicurezza e difesa militare, oltre che politico-diplomatica, il governo italiano deve mettere in campo per il nostro paese quale media potenza regionale in quest’area? E altresì, le forze politiche di opposizione cosa aspettano a intraprendere un’azione politica concordata che obblighi il governo a convocare in tempi rapidi le Camere per definire responsabilità e compiti inediti che attendono all’Italia – in armonia con Ue, Nato, Stati Uniti e Gran Bretagna, naturalmente – per il controllo e la stabilizzazione del Mediterraneo allargato? Evitando che il paese si ritrovi isolato nell’azione internazionale verso il nostro estero vicino? Non è forse il caso che alle elezioni europee del giugno prossimo ci si arrivi affrontando questi snodi strategici nell’interesse nazionale e dell’Ue?
Alberto Bianchi
Sul tema mi limito a riportare alcuni dati. Tempi di transito dalla Cina dopo gli assalti degli houthi: aumentati di 10-15 giorni. Costi dei container: aumentati a 7-8 mila dollari. A dicembre, noli tra Asia e Nord Europa: incrementati del 173 per cento. Peso di Suez per l’Italia: 40 per cento dell’interscambio marittimo (82 miliardi di euro). Chi difende l’interesse europeo? Non l’Europa ma gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Dalla pazzia è tutto, a voi studio.