La lettera
A Sanremo servono meno monologhi e più "qua qua"
Lo spettacolo non era granché, d’accordo. Ma per un istante il Festival ha abbandonato il soporifero impegno politico
Al direttore – Ma solo a me è piaciuto il “qua qua” di John Travolta?
Maria Anniti
Leggo polemiche di ogni tipo sul balletto tra John Travolta, Fiorello e Amadeus. E più le leggo e più viene voglia di dire che lo spettacolo non era granché, d’accordo, che gli autori potevano forse inventarsi qualcosa di più originale, d’accordo, ma comunque agli autori si perdona tutto dopo aver portato sul palco la musica interiore di Giovanni Allevi, ma che avere avuto un momento di leggerezza, di cazzeggio puro verrebbe da dire, ha riportato per un istante Sanremo un po’ più lontano dal soporifero impegno politico assunto dal Festival della canzone italiana è un po’ più vicino alla frivolezza balsamica incarnata da un balletto senza senso ritmato sul “qua qua” delle papere di Amadeus e Fiorello. Meno monologhi, più “qua qua”.
Claudio Cerasa