la lettera
Sull'Ucraina, c'è un pezzo di Pd che vota senza capire i propri testi
Ci scrivono i "pacifisti del Pd": Laura Boldrini, Paolo Ciani, Arturo Scotto, Nico Stumpo. La risposta di Luciano Capone
Gentile direttore, in relazione all’articolo apparso sabato sul suo giornale intitolato “I pacifisti del Pd in guerra con se stessi” ci preme precisare alcuni aspetti. Il testo della risoluzione citata non parla di invio di armi né di aiuto militare, come si lascia intendere nel pezzo, ragione per cui abbiamo ritenuto che votare a favore fosse coerente con le posizioni sempre tenute. La pace è un valore costituzionale troppo spesso ignorato. Ci sono, a nostro avviso, modi differenti dall’invio di armi per sostenere un Paese e un popolo ingiustamente attaccati da un regime sanguinario come quello di Putin. La ripresa di un’iniziativa diplomatica, come si legge nella risoluzione, ne è un esempio. Posizione questa che – immagino lei converrà – va rispettata e non irrisa.
Le chiediamo, per tanto, in virtù del diritto di replica, di pubblicare questa nota in modo tale che le sue lettrici e i suoi lettori possano essere correttamente informati.
Cordiali saluti,
Laura Boldrini, Paolo Ciani, Arturo Scotto, Nico Stumpo
Pensavamo che sull’Ucraina la questione non fosse politica, ma psicanalitica. Cioè che l’incoerenza degli on. Boldrini, Ciani, Scotto e Stumpo – che prima hanno votato a favore della risoluzione del Pd per dare le armi a Kyiv e poi non hanno votato il decreto del governo che dà attuazione a quella richiesta – fosse dovuto a un conflitto interiore. E invece la questione non è psicanalitica, ma linguistica. “Il testo della risoluzione non parla di invio di armi né di aiuto militare”, dicono, e per questo l’hanno votata. In realtà, la risoluzione Braga sul punto è cristallina: impegna il governo “a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie (corsivo nostro, ndr), anche al fine di assicurare quanto previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando tutti gli impegni assunti dall’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica, rispetto alla grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell’Ucraina”.
Non ci sono le parole “armi” e “aiuto militare”, ma il senso è chiarissimo. Non a caso, quando a dicembre 2022 il Pd nella risoluzione Serracchiani presentò lo stesso identico paragrafo, gli on. Boldrini, Ciani, Scotto e Stumpo non lo votarono perché, a differenza di adesso, a quelle medesime parole davano il significato di “invio di armi”. Se non hanno cambiato idea, vorrà dire che hanno mutato significato le parole. E’ possibile che con il cambio di segreteria, da Letta a Schlein, lo stesso testo abbia assunto un senso opposto? Anche questa ipotesi è da escludere. Il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano, che possiamo considerare come l’autentico interprete della posizione del partito, dopo il voto su quel testo ha dichiarato: “Per la prima volta il Pd ha votato compattamente sulla sua risoluzione, che prevede il pieno sostegno anche militare a Kiev”.
Dopo la sorprendente presa di distanze degli on. Boldrini, Ciani, Scotto e Stumpo bisogna prendere atto che nel Pd c’è una nuova corrente, che non è politica, ma linguistica: una corrente che dà alle parole un significato diverso, e mutevole nel tempo, rispetto a quello che ne danno il resto del partito e della popolazione italiofona. Mentre in Ucraina la situazione è drammatica, nel Pd è grammatica.
Luciano Capone