Le lettere al direttore
Idea: fare di Roma la capitale dell'anti putinismo. Che aspettiamo?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Concordo con lei che la paura dell’uomo solo al comando è una stupidaggine: la Germania ha avuto Hitler e la Spagna Franco ma non per questo nelle loro costituzioni non c’è un uomo solo al comando che sia il cancelliere o il presidente del governo. E’ necessario apportare alcune modifiche alla proposta del governo (io ne ho previste alcune, senza volermi mettere sullo stesso piano dei vari professori). Comunque sta di fatto che il sistema dell’elezione diretta del capo del governo e dello scioglimento automatico delle Camere in caso di dimissioni è un incentivo alla stabilità: basti pensare alla durata delle giunte sia comunali sia regionali dopo che è stato introdotto questo meccanismo.
Lucio Pesetti
La riforma dei sindaci, con doppio turno ed elezione diretta, resta la riforma dei sogni. In assenza della riforma dei sogni, si può ragionare su come migliorare la riforma possibile. E non provare a migliorare il premierato per paura che vi possa essere una “deriva plebiscitaria” significa voler considerare un sistema democratico funzionante solo quando questo non è in grado di prendere decisioni. Non proprio il massimo della democrazia.
Al direttore - Comunque in Italia resta l’impressione che sono pronti tutti a fare gli eroi con il Putin degli altri.
Margherita Boniver
Un modo per non dare questa impressione è lavorare affinché vi sia una qualche iniziativa che resti nel tempo e non solo il tempo di una fiaccolata. Una buona idea, simbolica, l’ha offerta il partito di Matteo Renzi al sindaco di Roma: intitolare la via dove vi è l’ambasciata russa, via Gaeta, a Navalny. La capitale dell’anti putinismo. Purtroppo però ieri Pd e Fratelli d’Italia, in Consiglio comunale a Roma, hanno incredibilmente votato contro la mozione proposta da Italia viva. Ripensarci. E riprovarci.
Al direttore - Lunedì, un’importante iniziativa in Campidoglio a Roma, per ricordate Aleksei Navalny e testimoniare che tutte le forze politiche italiane sono dalla parte di chi in Russia si oppone, con coraggio e a rischio della libertà e della propria vita, al regime autocratico di Putin. Ma per fermare Putin nella sua politica di eliminazione degli oppositori all’interno del paese e di aggressione armata all’Ucraina e all’Europa, occorre ribadire un punto che ieri in Campidoglio, vista la natura dell’iniziativa, forse non poteva essere gridato da quella piazza: i singoli paesi liberi e democratici dell’Europa – e l’Ue come entità sovranazionale – devono rapidamente riarmarsi e dotarsi della deterrenza militare necessaria per fermare Putin, difendere la sicurezza e libertà nostre, continuare senza esitazioni ad armare e sostenere l’Ucraina. Si calcola che l’Ue abbia non più di dodici-diciotto mesi di tempo per fermare Putin. E’ il caso di rilanciare il messaggio che Giuliano Ferrara ha scritto sul Foglio: armati e liberi.
Alberto Bianchi
Al direttore - Alexei Navalny è stato uno dei tanti figli disgraziati del suo paese, molto più autenticamente russo – e quindi aperto a contraddizioni insanabili – di quanto non apparisse agli occhi dei suoi entusiasti ammiratori occidentali o dei suoi detrattori neo-slavofili. Criticarne la figura sulla base di precomprensioni o di tanto astratti quanto uniformi modelli di dissidenza (era un perseguitato, ma non era certo Mandela), come hanno fatto esponenti del “progressismo critico” o “influencer complessisti” equivale a incorrere in quel tic – dal quale sono di solito loro a mettere in guardia – di voler guardare alle vicende russe non per come sono, nella loro ineliminabile diversità culturale, ma inforcando gli occhiali “giusti” di casa nostra.
Giovanni Boggero
Università degli Studi di Torino