Lettere al direttore

I più garantisti con Putin sono gli stessi che passano la vita a sputare sul garantismo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Martedì 20 febbraio, nella Sala Buzzati del Corriere si presentava “Giacomo Matteotti, il nemico di Mussolini” di Marzio Breda e di Stefano Caretti. Matteotti fu assassinato nel 1924, cent’anni giusti prima che la stessa sorte toccasse ad Alexei Navalny, “il nemico di Putin”, anch’egli in modi ancora da chiarire, anche la sua salma brutalmente offesa. Ma quando uno spettatore fece notare la singolare e pur non insignificante coincidenza, nessuno, né dal palco né dalla sala, accennò a un applauso di solidarietà.


Franco Debenedetti

Pensi ai casi della vita, caro Debenedetti. I più garantisti con il criminale di guerra in capo (Putin) oggi sono proprio coloro che passano la propria vita a sputare sul garantismo. Manettari per Putin. Tra nemici dello stato di diritto la sintonia è sempre profonda, non trova?


Al direttore - Del Ponte sullo Stretto di Messina sono stati promotori nel tempo, in almeno 20 anni, Berlusconi, il più insistente, ma anche Rutelli e Prodi. Conte per distinguersi e dire contemporaneamente di sì e di no propose invece un tunnel sottomarino. Il fatto che si continui a parlare di un collegamento stabile con la Sicilia dopo tanti anni di stop and go dimostra in fondo una certa solidità dell’idea. Naturalmente alcune obiezioni hanno una loro ragionevolezza. In particolare quelle che propongono un uso alternativo di quei denari per rafforzare in altro modo il sistema dei trasporti di quella parte dell’Italia. Ma a parte il fatto che una serie di opere accessorie previste con il ponte vanno proprio in quella direzione questo non è un progetto che può essere valutato con il bilancino del farmacista. Si tratterebbe di un’opera di assoluto valore ingegneristico. Il più lungo ponte al mondo a campata unica e inoltre l’unico che ospiterebbe insieme traffico stradale e ferroviario. E persino una pista ciclabile. In uno skyline eccezionale. Darebbe al nostro paese un prestigio straordinario, riportando all’avanguardia nel mondo, come già è stato per  alcuni decenni passati e ancora in parte è, l’ingegneria e le capacità realizzatrici  italiane. Spiace che intorno a un’impresa  di questo genere, un simbolo capace di segnare in modo indelebile, un pezzo di storia civile italiana, non si realizzi una convergenza bipartisan. O che il bisogno di fare opposizione a Salvini, che per altro  si è messo nei guai con il suo elettorato padano  per avere destinato una somma ingente al sud, prevalga su un’analisi pacata e un po’ più di lungo periodo. Ma che le ragioni di chi si oppone vengano degradate per opera degli oppositori stessi, mettendo in mezzo le procure, per altro sulla  base di ipotesi indefinite, non è certo il modo per avere un dibattito civile, ma rappresenta solo un’ulteriore prova del degrado del nostro dibattito pubblico da parte di chi si affida ai tribunali anziché agli argomenti. Spiace che a questo andazzo si sia unito anche il maggior partito di opposizione, venendo meno al suo ruolo e alla sua responsabilità, per inseguire  un altro pezzo di populismo. Non oso immaginare quante procure, Tar, Consiglio di stato e Corte dei conti verranno chiamati a dire la loro nel corso dei molti anni che serviranno. Quanti azzeccagarbugli domenicali diranno la loro su sofisticate e complesse questioni ingegneristiche. Avere un dibattito pubblico sereno e onesto sarebbe invece il segno di un cambiamento positivo e di una raggiunta maturità. Ma quasi sicuramente questa è solo un’illusione.


Chicco Testa

Sottoscrivo.

Al direttore - Grazie a Giuliano Ferrara, vero liberale e lucido democratico che difende la democrazia liberale senza i retropensieri dei “se” e dei “ma” dei falsi e forse inconsapevoli democratici a parole. Grazie per la sue analisi che vanno ai valori di fondo che reggono questa cultura di noi occidentali persi spesso nei salottini delle chiacchiere dove conta alla fine la difesa parolaia delle nostre piccole comodità quotidiane, dei nostri piccoli compromessi che sono anch’essi il frutto di questa libertà. Davanti al vivere o morire non serve, anzi è osceno preoccuparsi dell’atteggiamento che devo assumere davanti all’obiettivo di uno smartphone. L’apparenza diventa colpa di superficialità senza sostanza. Bene e Male si confondono in una “pappa” sentimentale che quando va bene è stupida buonafede e attaccamento rassicurante a qualcosa in cui ci siamo identificati. Roba vecchia e obsoleta. Altrimenti è responsabile frutto di nascoste miserie intellettuali ed etiche. Grazie alle giornaliste di politica estera, eccezionali quasi sempre, grazie ai giornalisti e a Claudio Cerasa sempre coraggioso nella fedeltà alla sua onestà intellettuale. Meno male che posso leggere il Foglio, anche quando non sono d’accordo, anzi proprio per questo, questo giornale che amo perché voce libera in mezzo al diffuso servilismo e opportunismo di tante, troppe altre voci. Buon lavoro!


Angioletta Castigli


Grazie a lei, cara Angioletta.

Di più su questi argomenti: