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Che credibilità ha la Ragioneria di stato nello scontro sul Superbonus
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Appena poche ore dopo l’attentato al teatro moscovita è scattata sui social una gigantesca campagna propagandistica per attribuirne la paternità a Zelensky, Biden e Sunak. Come stanno reagendo, di fronte a questo scempio della logica architettato dal Cremlino, le associazioni del mondo religioso e sindacale, i partiti della sinistra d’antan, il movimento neopacifista di Conte, gli intellettuali e gli opinionisti della realpolitk (“in guerra non vince il giusto, ma il più forte”)? “Zitti e buoni”, come recita un brano dei Måneskin. Certo, non mancano quelli ciarlieri, per lo più noti volti televisivi coccolati da conduttori compiacenti o sacerdoti del dio auditel, che danno man forte a Putin sollevando interrogativi, seminando dubbi, formulando sottili ragionamenti sul “cui prodest” la carneficina per metterne in discussione la matrice jihadista. Siamo ormai un paese in cui, come diceva Ennio Flaiano, la verità non ha più alcun senso da quando la menzogna è così a buon mercato.
Michele Magno
“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” (Joseph Goebbels).
Al direttore - Senz’altro fondata l’osservazione, contenuta nell’articolo di Luciano Capone del 28 marzo, secondo cui lo scontro che si sta manifestando, per i calcoli e le stime degli impatti di bilancio del Superbonus, tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (e il governo tutto), da un lato, e il ragioniere generale dello stato Biagio Mazzotta, dall’altro, è il più forte da quando il portavoce del Conte I, Rocco Casalino, ebbe ad attaccare l’allora ragioniere generale Daniele Franco. Il fatto è che si tratta di un contrasto che rimane sospeso – una condizione che sarebbe singolare durasse a lungo senza un adeguato chiarimento – ma, soprattutto, senza che sia sentita o si possa finora sentire l’altra campana, cioè il ragioniere generale, che certamente avrà da dire la sua. Non dovrebbe risultare facilmente accettabile, senza replica, da chi ricopre la carica di custode dei conti pubblici elaborati da una struttura di particolare professionalità, promossa e sviluppata con l’impronta del grande ragioniere Andrea Monorchio, una contestazione come quella che si ricava dalle parole del ministro. È, insomma, necessario che siano evidenti le asserite responsabilità senza fermarsi a censure “inaudita altera parte”. Lo impone, innanzitutto, la correttezza istituzionale, nonché la disciplina e l’onore di chi ricopre incarichi pubblici.
Angelo De Mattia
Il ragioniere generale dello stato dovrebbe rispondere a una sola domanda: che credibilità ha una Ragioneria dello stato che approva leggi i cui effetti sono diametralmente opposti a quelli previsti dalla Ragioneria dello stato. I casi sono due: o il ragioniere non sa quello che fa o il ragioniere sa quello che fa ma non è interessato alle conseguenze dei propri errori. In entrambi i casi trattasi di irresponsabilità. E converrebbe prenderne atto.
Al direttore - “Fino al 2019 l’Italia era fanalino di coda in Europa, con una crescita cumulata dello 0,9 per cento in dieci anni, contro il +12,4 per cento dell’area euro”, ha ricordato il chief economist di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice. Tra il 2021 e il 2024 la crescita cumulata è stata per l’Italia del 5,7 per cento, contro il +4,3 dell’area euro, ben sopra il dato della Germania (+1,5 per cento) e della Francia (+3,9 per cento). “Quello che è mutato è la dinamica degli investimenti – ha detto De Felice – spinta soprattutto da misure come Industria 4.0 per la manifattura e dal Superbonus per l’edilizia”. Sogno o son desto?
Roberto Alatri
Al direttore - Le scrivo a proposito di quanto avvenuto ultimamente alle università La Sapienza e Federico II, nelle quali dei gruppi eversivi hanno impedito che dei relatori potessero parlare.
Purtroppo questa non è la prima volta che avviene e ogni volta si dice che tutto ciò non va bene, “bisogna bandire dalle università l’intolleranza”, ma nessuno dice quali attività bisogna attuare per stroncare questi episodi. A me hanno insegnato che, se nessuno fa nulla, non ci sarà alcuna possibilità che la situazione migliori. Un’ultima cosa: se continuiamo a dire “quei poveri ragazzi attaccati dalla Polizia”, la Polizia farà solo dei contrasti simbolici e poi lascerà fare. La dimostrazione è quanto avvenuto all’Università Federico II: la Digos ha lasciato entrare il gruppo di scalmanati senza porre in essere un minimo di contrasto attivo. Per chiudere vi porto a conoscenza di quello che mi hanno insegnato i miei genitori: “I miei diritti finiscono quando iniziano i diritti degli altri”. Questo oggi purtroppo non avviene. Ringraziando per l’attenzione, porgo i miei più sinceri saluti.
Giuseppe Pavesio