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Un promemoria per lo studente collettivo. E un nervo che inguaia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Lodevole l’intento di lasciare agli elettori di centro entrambe le possibilità, il voto contro Calenda e quello contro Renzi.
Giuseppe De Filippi

Carlo ripensaci! 


 

Al direttore - Quei docenti che, nelle fumerie d’oppio dei Senati accademici riuniti alla presenza dei soviet degli studenti, hanno votato contro la decisione di boicottare le università israeliane, saranno ricordati come quella dozzina di professori che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo.
Giuliano Cazzola


Faccio mio l’appello del nostro amico Andrea Minuz: caro studente collettivo, caro prof collettivo, sicuramente impegnato come sei in questi giorni non hai trovato tempo, lo sappiamo, ma ricordati, quando puoi, anche degli accordi universitari con Kabul, che domani ricominciano le lapidazioni per le donne (vabbè, poi ci sarebbero Iran, Corea ecc., ma non vogliamo stressarti troppo).


 

Al direttore - Domenica scorsa Simona Ventura si è presentata nella sua trasmissione in diretta su Rai 2 con il volto deformato. Dopo le prime inquadrature sfumate, lei, da grande professionista, è andata diretta sul regista: “Sergio, ti tolgo dall’impaccio, mi puoi anche riprendere”, ha detto prima di dare spiegazioni al pubblico: “Da ieri ho mezza faccia bloccata. Non è niente di che, è il freddo, mi sto curando”. Sui social si è scatenato subito il complottismo degli sciacalli, tra chi “è stata una chirurgia venuta male”, e chi “è colpa del vaccino anti Covid”, fino a chi le ha pronosticato malattie terminali. “Ma sei bella lo stesso” le ha risposto la cocondutricce Paola Perego. No, con una paresi facciale non si è belli. Hai metà viso completamente paralizzato e deformato, e ci vuole molto coraggio per riuscire a mostrarsi in pubblico. Purtroppo non tutti ci riescono. Ho avuto la stessa malattia di Simona Ventura. Una paresi facciale, causata da un virus che si scatena in soggetti indeboliti esposti a sbalzi di temperature. Si chiama Paralisi di Bell, e colpisce il settimo nervo, quello che da dietro l’orecchio si innerva a tutti i muscoli facciali. Se toccato, i muscoli non si muovono più, impedendo alla fronte di irrugarsi, alla bocca di aprirsi e sorridere, e alle palpebre di muoversi. Di conseguenza ferma le ghiandole salivari e lacrimali, bloccandone la secrezione. Qualche anno fa, prima che scoppiasse l’epidemia Covid, una mattina mi alzo e noto il mio volto deformato. Penso a una mia impressione, e aspetto sperando passi. Dopo qualche giorno di dubbi e ansie, vado dal medico generale, secondo cui è una botta di freddo, e mi prescrive del cortisone. Oltre alla deformazione estetica, le difficoltà maggiori erano legate all’occhio che non chiudendosi non lacrimava. Una sensazione bruttissima che nessuno pensa possa esistere finché non la prova. E, all’inizio, totalmente invalidante. Mentre la parte della bocca immobilizzata mi impediva di deglutire e quindi bevevo con cannuccia dall’altro lato. Dopo due settimane ancora non passava. Mi decido finalmente ad andare da uno specialista neurologo, che mi identifica la malattia. La cura iniziale non fu totalmente sbagliata, ci voleva il cortisone, ma lui ne avrebbe prescritto dal primo momento una più specifica. E, presa in tempo, ci sarebbero state più possibilità di recupero immediato. Ma così non fu. Mi prescrisse altro cortisone, antivirali, e vitamine. Ma mi avvertì che sarebbe stata una cura molto lunga, per una riduzione della paresi molto lenta, e non è detto mi sarebbe passata del tutto. C’era un  alto rischio che non sarei più tornata normale. Passai sei mesi di inferno con questo timore, e senza uscire di casa perché non ero “bella lo stesso”. Ero un mostro, e la depressione mi faceva sentire ancora più brutta. Lentamente, dopo l’estate, passò. Io ammiro e ringrazio Simona Ventura per la scelta di mostrarsi così, parlarne in pubblico e far conoscere ad altri questa malattia. Perché, se capita, si deve sapere che bisogna immediatamente consultare un neurologo. E le esprimo solidarietà per ciò che sta subendo solo per avere avuto il coraggio di non nascondersi.
Annarita Digiorgio
 

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