lettere al direttore
Chiedere a Israele la pace a ogni costo conduce a una guerra rovinosa
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Israele non deve attaccare l’Iran sul suo territorio, provocherebbe un’inevitabile escalation. E non deve nemmeno usare il pugno duro contro Hezbollah in Libano, altrimenti scatenerebbe una guerra regionale. Netanyahu, inoltre, non può nemmeno esagerare con gli omicidi “chirurgici” di coloro che, giorno dopo giorno, organizzano i massacri degli israeliani, pena le ritorsioni di chi odia gli ebrei. In buona sostanza, dunque, l’unica azione accettabile da parte di Israele sarebbe quella di non muovere un dito, subire e attendere il giorno in cui i suoi nemici saranno abbastanza forti per distruggerlo. Questo è l’unico Israele che piace, forse, ad antisionisti, antisemiti e manifestanti “free Palestine”. Fortunatamente non saranno accontentati.
Luca Rocca
Il messaggio telegrafato a tutti gli altri dittatori, in questi giorni, è che l’occidente è così disperato e così desideroso di voler evitare ulteriori scontri che è pronto a chiudere un occhio su quasi tutto, compreso sul fatto che sull’unica democrazia del medio oriente, venerdì notte, sono arrivati 185 droni, 110 missili balistici, 36 missili da crociera. Eppure, ricorda giustamente il Times, la storia ci dice che sono proprio coloro che cercano la pace a tutti i costi che di solito finiscono rovinosamente in guerra.
Al direttore - Ma di che vanno parlando quelli che hanno tacciato di neoproibizionismo un provvedimento che non fa che tutelare la salute delle persone? La legge approvata dal Parlamento britannico si inserisce a pieno titolo nel solco delle sacrosante e benemerite politiche di prevenzione. O ce la siamo dimenticata la direttiva Ue sul tabacco che impone che sui pacchetti di sigarette vengano usati claim pubblicitari per mettere in guardia sui pericoli legati al fumo? Alcuni sono davvero tosti, anzi diciamo pure scioccanti. Come quello che mostra un papà e una mamma in lacrime davanti a una piccola bara bianca, con sotto la scritta: “Il fumo può uccidere il bambino nel grembo materno”. Ma, ripeto, non vedo quale sia il problema di simili iniziative, visto che c’è di mezzo la salute. Perché la vita è importante e va tutelata e protetta. Con le buone e pure con le cattive, se serve. Ecco. Semmai quello che fa incazzare è altro. Ed è l’insopportabile ipocrisia di questo nostro mondo così premuroso, così attento, così lungimirante, che mentre si preoccupa della salute dei giovani e financo del feto esposto al fumo dei genitori, non si fa scrupolo alcuno e anzi lo promuove come una battaglia di civiltà quella cosa che il feto, al contrario del fumo, lo uccide di sicuro: l’aborto. Un crimine contro l’umanità senza eguali nella storia, che adesso la stessa Ue così preoccupata degli effetti nocivi del fumo nel grembo materno, vorrebbe venisse riconosciuto nientemeno tra i diritti fondamentali dell’Unione europea. Ma un po’ di vergogna, no?
Luca Del Pozzo