lettere al direttore
L'antisemitismo è il nuovo fascismo. E anche Parenzo ne fa le spese
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Gentilissimo Cerasa, plaudo alla prima pagina del Foglio con la bandiera ucraina e il vessillo della Brigata ebraica, eroici simboli di libertà e resistenza. Formulo l’auspicio che si giunga presto a una pace giusta che ponga termine ai tanti dolorosi conflitti in atto, con la liberazione e il rispetto per tutti.
Ida Zatelli, professoressa emerita di Ebraico, Università degli studi di Firenze
Brigata ebraica e Ucraina. Messaggio semplice. Viva gli antifascisti che ci fanno ricordare le minacce alla libertà del passato e anche quelle del presente. Perché scandalizzarsi?
Al direttore - Mettete un litro di demagogia in una pentola. Quando l’acqua bolle, versate duecentocinquanta grammi di culturame macinato e altrettanti di semola complottista. Fate cuocere a fuoco lento per mezz’ora. Mescolate e aggiungete, di tanto in tanto, una manciata di ignoranza alternata a una di purissimo machismo italico. Insaporite con un pizzico di patriottico pepe verde, bianco e rosso. Fate raffreddare in una teglia unta con olio di girasole russo. Il minestrone Vannacci è pronto per essere gustato dagli ignari avventori del ristorante leghista.
Michele Magno
Un partito che si è fatto riconoscere negli ultimi anni per avere, nonostante Salvini, una buona classe dirigente locale e che ora, non avendo il coraggio di dire nulla a Salvini, accetta di essere rappresentato da un signore il cui unico amore per la libertà coincide con la difesa della libertà di essere estremisti. Come forse dirà in queste ore un Luca Zaia o un Massimiliano Fedriga, semplicemente il mondo al contrario.
Al direttore - La cronaca di Ermes Antonucci “Fanatismo giudiziario” (sul Foglio del 26 aprile) conferma l’opinione che si vive in un paese dove della magistratura si deve avere legittimamente paura.
Valter Vecellio
Al direttore - A breve l’ammissione a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria sarà libera e sembra prevedere un semestre comune, una valutazione e il proseguimento del percorso formativo per chi la supererà. L’ultimo test di ammissione ha visto 90.000 candidati in tutta Italia solo per Medicina ed è prevedibile che, con l’accesso libero, tale numero aumenterà. O alla fine del semestre verrà attuata una decimazione (letteralmente) oppure il periodo formativo clinico dovrà prevedere un aumento di risorse strutturali e di personale. Per le prime si recluteranno altri ospedali oltre a quelli convenzionati con le università: per il personale i paletti dei budget delle aziende ospedaliere e del Miur non consentono a oggi nessun incremento significativo di organico e a oggi il personale ospedaliero svolge la propria attività didattica senza alcun riconoscimento, retributivo o normativo che sia, da parte delle aziende ospedaliere convenzionate: per le altre sarà lo stesso o peggio, in assenza di convenzioni chiare e firmate da università e aziende ospedaliere. A meno che questo non sia il promo passo verso lo spostamento della Facoltà di Medicina e Chirurgia al ministero della Salute.
Silvio Scarone, professore di Psichiatria a riposo, Università degli Studi di Milano
Al direttore - “Non esiste scienza privata della filosofia, al massimo può esistere una scienza dove il bagaglio filosofico è stato portato a bordo senza alcun esame preliminare”. Lo scriveva il filosofo americano Daniel Dennett, nel 1995 (“L’idea pericolosa di Darwin”, Bollati Boringhieri). Attivo all’intersezione tra filosofia e biologia evolutiva, Dennett era noto al grande pubblico come uno dei “cavalieri del nuovo ateismo”, insieme a Richard Dawkins. Darwinista ostinato, la sua ricerca lo portò a negare il dualismo cartesiano e a paragonare il cervello a un avanzatissimo computer. Se interrogato sull’intelligenza artificiale (in un’epoca in cui ChatGPT era ancora lontana), Dennett rispondeva che la coscienza umana “is just an illusion”, e non c’è dunque motivo di credere che non possa venire replicata, un giorno, nei robot. Si è spento il 19 aprile, lo stesso giorno di Charles Darwin. Chissà, forse un giorno scopriremo se aveva ragione.
Giorgio Felici
Al direttore - Della lettera di Nicola Carretti – che lei ha definito con troppa generosità “bellissima” – condivido solo l’apprezzamento per il suo giornale (l’unico che leggo). Per il resto mi pare che sia questo signore a fare il gioco delle tre carte. Innanzi tutto è vero che i servizi israeliani il 7 ottobre non sono stati all’altezza del loro compito, ma questa inadeguatezza non può essere ritenuta una sorta di corresponsabilità nelle stragi di Hamas. Inoltre sarebbe utile che Nicola Carretti – a suo dire profondo conoscitore delle università americane – ci spiegasse perché quegli studenti (come quelli italiani) non hanno mosso un dito per solidarizzare – nel corso di ben 26 mesi di aggressione e di guerra – con la popolazione ucraina sottoposta a tutte le possibili devastazioni e condannata a vivere negli scantinati, senza aver mai torto un capello ai russi. La Convenzione IV di Ginevra stabilisce delle regole precise per il trattamento dei civili in caso di conflitto. Israele non le ha mai violate, nonostante che i terroristi di Hamas si facessero scudo con le donne e i bambini. In particolare è proibita la cattura degli ostaggi. Poi non si capisce che colpa abbia un ebreo cittadino italiano per azioni (che magari neppure condivide) del governo di un altro paese. Infine, quella di Israele è una società democratica e articolata. Trattarla come se fosse un blocco totalitario (ad esempio, col boicottaggio delle università che non viene praticato per quelle degli stati davvero totalitari e teocratici) è una cosa stupida prima ancora che sbagliata.
Giuliano Cazzola