Lettere
La vergogna alla Statale di Milano e gli studenti silenti su Hamas
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Non sono pronto per una Woodstock con Hamas al posto di Jimi Hendrix.
Andrea Minuz
Al direttore – Da oltre cinquant’anni, dall’epoca delle proteste contro la guerra in Vietnam, non si era visto un simile, diffuso tumulto come quello che sta affliggendo ben diciotto università americane in tredici stati. Le proteste consistono in appelli di appoggio ai palestinesi di Gaza. Iniziate il 18 aprile alla celebre Columbia University di New York, con molti attendamenti, si sono poi diffuse nelle università della California, del Texas, dello Utah e dell’Arizona e molte altre ancora. Con accampamenti, sventolando bandiere palestinesi e addossando scialli bianchi picchiettati di nero, gli studenti chiedono alle loro università di tagliare qualsiasi rapporto con Israele, sia esso scientifico, culturale o economico. Chiedono anche di disinvestire in qualsiasi ditta, pubblica o privata, che abbia rapporti con Israele. Pochissimi opposti manifestanti sventolano o si ammantano con la bandiera d’Israele. Ci sono state aggressioni contro questi e le polizie universitarie o cittadine sono dovute intervenire, arrestando i più facinorosi. Ma si tratterà di pochi giorni di prigione. E’ ricomparsa nei manifesti la parola “sionismo”, che credevamo dimenticata. Nessuno pare nemmeno menzionare gli oltre seicento soldati e ufficiali israeliani uccisi nel conflitto e gli oltre tremila feriti. Nessuna menzione, ovviamente, dei mille e duecento israeliani trucidati da Hamas il 7 ottobre scorso, né dei 253 ostaggi allora prelevati. I più estremisti (solo questi) vorrebbero veder licenziati i professori ebrei e certo, se ci sono, i professori di nazionalità israeliana. Nelle tre università dell’Arizona i dimostranti chiedono di tagliare ogni contatto con la Raytheon, la ditta che, tra molto altro, ha dotato Israele della cupola protettiva (Iron Dome) che ha consentito la distruzione in aria di oltre il 90 per cento dei razzi lanciati dall’Iran nei giorni scorsi. Nel 2024, e non siamo ancora a giugno, ci sono stati, negli Stati Uniti, oltre 400 episodi di antisemitismo. Presto condannati dalle autorità, dal presidente Biden ai presidenti delle università. Studenti ebrei e professori ebrei tendono comunque a restare chiusi in casa e a evitare ogni presenza nei campus. Il 30 aprile, alla Columbia, un imponente spiegamento di polizia ha sgomberato definitivamente il campus, arrestando oltre 100 dimostranti, tra i quali, sembrerebbe, erano presenti dei facinorosi che non hanno alcun rapporto con l’università. Molte sospensioni di studenti. Il quadro complessivo è desolante. All’epoca della guerra in Vietnam era difficile, ed eravamo in pochi, a chiedere la fine della guerra, nella quale morivano migliaia di soldati americani, ma senza alcuna simpatia per il Nord Vietnam e i Vietcong, le cui bandiere venivano sventolate dalla stragrande maggioranza dei dimostranti contro la guerra.
Massimo Piattelli Palmarini
Il clima è questo. Alla concorrente israeliana dell’Eurovision è stato consigliato in questi giorni di restare nella sua camera d’albergo. L’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann, capolista del Partito socialista alle prossime elezioni europee, ebreo, è stato allontanato dal corteo del Primo maggio da alcuni manifestanti del movimento di Jean-Luc Mélenchon. Alla Statale di Milano, dove per la prossima settimana era stato organizzato un convegno per discutere del docufilm “#NOVA”, un racconto sul massacro commesso dai terroristi di Hamas al Nova Festival lo scorso 7 ottobre 2023, gli organizzatori hanno deciso di annullare l’appuntamento. Se gli studenti si occupassero un po’ meno di propaganda e un po’ più di libertà dovrebbero accamparsi non per denunciare Israele ma per gli effetti provocati, non solo a Gaza ma in tutto il mondo, dall’intifada mondiale promossa da Hamas, e da alcuni idioti al suo seguito.