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Ci sono ancora riformisti nel Pd? Lezione di Brague sull'islamismo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Buongiorno, dopo aver letto l’articolo di Rémi Brague riguardo teologia e politica nel cristianesimo, che ho trovato interessante e che mi ha chiarito molti dubbi, chiedo cortesemente se nel prossimo futuro Brague potesse illustrarmi in ugual modo l’islam e la politica nella sua realizzazione democratica. Grazie.
Augusto Fantelli
“Qual è la differenza tra islam e islamismo? La differenza tra islam e islamismo è reale, ma la mia convinzione è che sia una differenza di grado e non di natura. L’islamismo è l’islam spinto all’estremo. L’islam da cui si traggono le ultime conseguenze. E’ una strana religione, una religione che spinge coloro che si convertono a essa a uccidere il prossimo. Quando ci si converte al buddismo si può diventare vegetariani; quando ci si converte al cristianesimo si cerca di amare il prossimo come sé stessi, il che non è facile… Alcuni convertiti all’islam pensano che si debba uccidere il prossimo in maniera precisa, sgozzandolo. Ciò significa che tutti i musulmani sono dei potenziali terroristi!? Non dico ovviamente che tutti i musulmani sono violenti, né che l’islam è soltanto violenza. Tuttavia, dico che alle radici dell’islam c’è tutto il necessario per giustificare l’uso della violenza. Si va alla ricerca di questa giustificazione o non ci si va”. Rémi Brague, novembre 2020.
Al direttore - Gentile direttore, standing ovation per Alfonso Berardinelli riguardo alla pagina del 4 maggio dedicata al prof. Cacciari. Ho comprato il libro oggetto della critica, e francamente ho fatto una fatica biblica per arrivare a pagina 31. Ho abbandonato, confuso dalla pervicacia con la quale si disinteressa del lettore. Heidegger è più comprensibile. Resta la convinzione che “Metafisica concreta” rimanga un ossimoro. Grazie Berardinelli!
Giustino Costantini
Al direttore - E’ ormai assodato. Elly Schlein soffre della sindrome di Corbyn. Ha disseminato le liste per le elezioni europee di “quinte colonne” di Putin; sta raccogliendo le firme per un ddl di iniziativa popolare sul salario minimo insieme ai “compagni di merende” del M5s e di Avs. Non ha resistito al richiamo della foresta dei referendum antistorici di Maurizio Landini e si è accodata a Conte per mettere la firma. Se nel Pd ci sono ancora dei riformisti è ora che battano un colpo.
Giuliano Cazzola
E’ più semplice di così. E’ solo il Movimento 5 Schlein.
Al direttore - Giustamente il Foglio rileva l’incoerenza tra scritto e orale, cioè tra il Documento di economia e finanza, fondato sulla fine dei tagli fiscali temporanei, e l’impegno della premier a rinnovare il taglio delle tasse. Questa divaricazione tocca anche la questione di come ciò possa avvenire tenuto conto del Patto di stabilità testé riformato: dunque, è una questione non solo ovviamente nazionale, ma anche europea. Allora, a maggior ragione perché le elezioni europee vengono di fatto concepite, sia pure distortamente, come misurazione del consenso interno, sarebbe doveroso che un tema nazionale ed europeo come questo fosse oggetto di programmi – o comunque di dichiarazioni – chiari, impegnativi, innanzitutto a opera dei partiti della maggioranza. Gli interrogativi sulla divaricazione, insieme con quelli più generali riguardanti il Def senza la parte programmatica, sono fondamentali ed esigono risposte perché il consenso o il dissenso si manifestino su proposte e impegni alla luce di una rigorosa coerenza. “In corpore vili” molti hanno potuto osservare la fine che hanno fatto diversi impegni assunti nell’ultima campagna elettorale italiana, che dovrebbe pur insegnare qualcosa. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia