Lettere
Difendersi dai fascisti senza armi. Firmato Tarquinio, il Vannacci del Pd
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Caro Cerasa, il suo impeccabile editoriale (“Il tabù dell’occidente”) ha richiamato alla mia memoria una celebre immagine di Søren Kierkegaard: “In un teatro scoppiò un incendio dietro le quinte. Un clown uscì sul palcoscenico e avvisò il pubblico. Gli spettatori pensarono che si trattasse di uno scherzo e applaudirono. Il clown ripeté l’annuncio, con sempre maggior divertimento dei presenti. E’ così, immagino, che il mondo finirà distrutto: tra l’ilarità generale dei buontemponi, convinti che sia tutto un gioco” (“Enten-Eller”, 1843). L’immagine del filosofo danese è una metafora perfetta della vita come eterno spettacolo: il mondo che va a fuoco, l’umanità spettatrice che pensa sia una barzelletta, il clown che ha talmente abituato gli spettatori al falso da non essere più preso sul serio. Oggi potrebbe essere riproposta così: l’Ucraina va a fuoco, la maggioranza delle opinioni pubbliche occidentali se ne disinteressa abbindolata dalle fake news dei giullari di Putin, i leader europei (con l’eccezione di Francia e Inghilterra) non prendono sul serio l’espansionismo dell’autocrate del Cremlino. E, quindi, vacillano, oscillano, ondeggiano, ciondolano, esitano, indugiano, dubitano, tergiversano e, in fondo, tremano.
Michele Magno
Hanno aspettato i fascisti per una vita, poi quando i fascisti arrivano davvero ci si accende un sigaro e si chiede di difendersi come fanno in Colombia, dove “le comunità reagiscono alle milizie armate con le scorte disarmate”. Firmato Tarquinio, il Vannacci del Pd.
Al direttore - Scrive Massimo Nava sul Corriere della Sera: “Naturalmente si può continuare (…) a riempire di armi l’Ucraina, prolungandone l’agonia e sostenere senza riserve Israele, per evitare l’accusa di antisemitismo. Ma è il caso di chiedersi se le vittime di questa narrazione non siano coloro che vogliamo difendere: ucraini ed ebrei. E, in ultima analisi, l’occidente libero”. E’ noto, infatti, che se da domani smettessimo di inviare armi all’Ucraina, quel popolo, sotto il giogo di Putin, sprizzerebbe gioia da tutti i pori e la sua agonia cesserebbe d’un colpo; così com’è risaputo che se la piantassimo di sostenere Israele, l’antisemitismo scomparirebbe in un attimo e magari Hamas accetterebbe l’esistenza di Israele. Ogni opinione è rispettabile e va rispettata, ma certe volte è inevitabile chiedersi come si possa, e come può, a maggior ragione, uno storico inviato di guerra, avere delle opinioni così illogiche e insensate.
Luca Rocca
Capita anche ai migliori tra gli anti putiniani di mettere in fila un ragionamento che potrebbe essere sottoscritto dall’ufficio della propaganda russa.