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A Teheran il Pride non si fa. Chi vuole difendere la libertà, deve stare con Israele

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Si sente fare ultimamente, da alcuni, un ragionamento di questo tipo: “Dopo la fine del mandato da presidente di Volodymyr Zelensky, il 20 maggio, la Russia deve sapere quali siano le autorità legittime a Kyiv con cui aprire eventuali negoziati”. Interessante. Cinque giorni fa “Vlad the Mad” ha rilanciato la stessa questione proprio mentre rendeva nota al mondo la sua magnanima, nobile, altruistica, generosa, umana proposta di resa. Ovviamente, tutti sanno (o dovrebbero sapere) che il Parlamento ucraino ha approvato una legge marziale la quale vieta per motivi intuitivi, tanto più con otto milioni di sfollati, le elezioni in caso di guerra. Purtroppo, in Italia hanno subito abboccato all’amo del Cremlino non solo i soliti pesci della pace senza se e senza ma, ma anche osservatori che si rendono involontari complici della propaganda russa. Come l’autrice di questo tuìt postato il 16 giugno: “C’è un fatto che l’occidente democratico non può trascurare: il mandato del pres. Zelensky è scaduto da quasi un mese. Se a Kyiv si tiene il Gay pride, potranno tenersi anche libere elezioni”. Il tuìt trascura il fatto che una festa come il Pride a Mosca non si può tenere se non si vuole finire in Siberia, del resto così come a Gaza e in Cisgiordania. Poscritto: il mandato di Abu Mazen e del governo di Hamas è scaduto da circa quindici anni. 
Michele Magno


Al direttore - La provocatoria e utile riflessione di Chicco Testa e Claudio Velardi, ha generato una piccola mobilitazione degli ingegni e delle volontà. Il riformismo liberale non è riducibile a un brevetto conteso tra Renzi e Calenda. Ha una storia più lunga. Se c’è un copyright, è quello dei fratelli Rosselli. Se c’è una storia, è quella del pensiero liberal-socialista, che ha scritto nobili pagine in questo paese di hooligans.  Quindi, cosa facciamo? E’ clamorosa la sproporzione tra il sentire di questa parte della società civile e le forme politiche organizzate che finora siamo stati capaci di offrire. Perciò aggiungiamo volentieri il nostro sassolino alla “sassata” di Testa & Velardi, senza attendere che questa discussione venga filtrata dalla “fragilità” delle attuali forme organizzate. Quanto pensiero, quante figure qualificate, pur omogenee a un progetto riformista, sono state emarginate dal settarismo in questi anni? Torniamo a pensare insieme contenuti ideali, programmi di azione e forme di organizzazione politica. Insieme, per affrontare le sfide del presente, la prima delle quali è la difesa delle libertà europee, minacciate da prepotenti e spregiudicate autocrazie e dalla viltà di molti europei. Qui di seguito le adesioni alla lettera di Chicco Testa e Claudio Velardi: Maurizio Carrara, Andrea Cigaina, Pasquale Maria Cioffi , Giovanni Cominelli, Giovanni Cozzi, Manuela Curci, Mauro De Cillis, Pigi De Lauro, Giorgio Galeazzi, Laura Gariazzo, Rossella Giorgetti, Giovanni La Croce, Francesco Manigrasso, Cosetta Marchetti, Mauro Marchionni, Enzo Mattina, Maria Luisa Mello, Marco Montemerlo, Piero Pagnotta, Tiziana Pedrizzi, Antonio Santangelo, Andreina Swich, Daniele Tolusso. E anche il sottoscritto.
Sergio Vicario


Al direttore - La rappresentante più importante della sinistra in Italia ha partecipato al Pride a Roma, festeggiando e ballando felice sui carri della libertà. Ella, cioè Elly (cit. Merlo), non sa che gli ebrei lgbtq+ hanno dovuto nascondersi? Non sa che Israele è l’unico paese del medioriente che consente il Pride? Non sa che i palestinesi omosessuali cercano rifugio in Israele? Non sa che essere lesbiche a Gaza sotto Hamas significa essere gettati dal tetto di un palazzo? E’ possibile, così come per la questione Ucraina, fare lo struzzo senza vergogna? Elly sa, e fa finta di non sapere per un pugno di voti.
Enrico Cerchione

Quando si finge di non capire la differenza tra aggrediti e aggressori, si finge di non capire bene anche un concetto che invece dovrebbe essere lineare. Chi vuole difendere la libertà, che Israele difende anche quando si parla di Pride, provate voi a fare un Pride a Teheran, deve stare al fianco di Israele. Chi vuole combattere la libertà incarnata da Israele deve stare con i nemici di Israele. Il signor Melvin, padre di Elly, forse sul tema potrebbe dare qualche lezione alla figlia.



Al direttore - “Permane l’esigenza cautelare connessa al pericolo concreto e attuale di reiterazione di analoghe condotte criminose”. Con queste motivazioni, il gip del tribunale di Genova Paola Faggioni ha rigettato l’istanza per la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di Giovanni Toti. In sostanza è un  invito alle dimissioni del governatore della Liguria quale condizione per ottenere, come privato cittadino, la revoca rifiutata. Altrimenti a ogni elezione, secondo il gip,  ci sarebbe il rischio della reiterazione della condotta criminosa. Visto però che in Italia si vota  in continuazione, Toti potrebbe restare agli arresti domiciliari per un tempo infinito. Come l’abate Faria nel Castello d’If.
Giuliano Cazzola

Trattasi di vergogna assoluta.
 

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