Lettere
Vive l'Italie! Perché ci vuole un bel coraggio a votare adesso in Francia
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Diversi amici francesi, che hanno votato Ensemble di Macron al primo turno, sono tentati di non votare Union de la gauche ai ballottaggi. Disprezzano profondamente Jean-Luc Mélenchon, personaggio grottesco, filo Putin e filo Xi, antisemita, nostalgico di Robespierre e della Comune di Parigi. Come dar loro torto? Eppure ci sono dei momenti, nella storia di una nazione, in cui occorre primum vivere (impedire che Le Pen conquisti la maggioranza assoluta dei seggi), deinde philosophari. Spero che anche Bernard-Henri Lévy, a cui quegli amici sono legati, li convinca a turarsi il naso montanellianamente il 7 luglio.
Michele Magno
Fossi francese, sarei felice di votare per un candidato sostenuto da Macron o per un candidato sostenuto da Glucksmann, ma non avrei il coraggio di votare né per un candidato sostenuto da Mélenchon né per un candidato sostenuto da Le Pen. Da brividi. Vive l’Italie!
Al direttore - Macron glacé.
Gino Roca
Al direttore - Caro Cerasa, rileggere un vecchio capolavoro nel suo genere di Frederick Forsyth intitolato “Dossier Odessa”. Oppure recuperare il film da cui è stato tratto, stesso titolo con un eccezionale Jon Voigt. Roba personale che diventa persino utile condividere in tempi complessi come questi. Un caro saluto.
Carlo Romeo
Al direttore - Nelle indicazioni per il secondo turno Macron dovrebbe seguire i consigli degli ebrei francesi che giustamente temono di più Jean-Luc Mélenchon che Marine Le Pen.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Condivido lo sgomento e l’allarme della senatrice Segre quando vede le stesse frasi e gli stessi gesti visti ad Auschwitz. Il suo dolore è il mio, e posso solo immaginare quali incubi le siano tornati alla mente. Mia mamma, che ebbe la fortuna di salvarsi dai nazisti fuggendo prima in Francia e poi in Svizzera, oggi è però in ansia più per l’odio di Hamas e Hezbollah che per quei giovani di Fratelli d’Italia scoperti da Fanpage. Chi ha ragione? Entrambe. Ciascuna reagisce alle esperienze personali che ha vissuto. Ma c’è un dato da ricordare: dal 1946 a oggi il 99 per cento delle uccisioni di ebrei avvenute nel mondo è di matrice islamista. L’attenzione verso i neonazisti non dovrà mai ridursi, ci mancherebbe. Ma sono 78 anni che in nome dell’islam più radicale si susseguono pogrom contro ebrei nel mondo arabo, guerre contro Israele, e attentati terroristici antisemiti perfino in occidente. E il futuro? Se guardiamo alla Francia, i bambini ebrei vengono picchiati dai loro coetanei musulmani nelle scuole pubbliche, al punto che i primi sono quasi tutti dovuti andare nelle scuole private. E’ recente la terribile notizia della 12enne stuprata in quanto ebrea dai suoi coetanei. E il fatto che il radicalismo islamico stia prendendo piede anche nelle giovani generazioni deve spaventare tutti. A proposito di giovani, spero nessuno abbia dimenticato il povero Samuel Paty, insegnante di scuola secondaria, ucciso e poi decapitato “per aver insegnato ai bambini la libertà di parola”, come disse il presidente Macron.
Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica
E’ giusto, giustissimo, ricordare quanti sono gli ebrei uccisi dagli islamisti (i fondamentalisti islamisti non uccidono solo ebrei, uccidono tutti gli “infedeli”, compresi i cristiani). Ma è anche giusto ricordare che chi difende la libertà degli ebrei solo in funzione anti islamista non sta difendendo la libertà di un ebreo di essere ebreo. Sta difendendo solo la sua libertà di trasformare ogni islamista in un potenziale criminale. Ricordarselo quando si ragionerà sugli argini contro gli estremismi.