le lettere

Il premierato e non solo. I compromessi necessari secondo Monti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - E’ gravissimo che la Corte suprema degli Stati Uniti copra il fallito golpe di Trump. Negli Stati Uniti ci sono gravi rischi per la democrazia. Trump ha per modello Orbán ed Erdogan. Ciò avviene anche per l’idiozia dei democratici americani che non si sono posti tempestivamente il problema Biden. Ma l’idiozia regna sovrana anche in Italia fra i centristi e la sinistra. Al centro Calenda si è assunto la responsabilità di buttare al macero l’8 per cento suo e di altri come Renzi e la Bonino. Adesso sempre Calenda, essendosi cacciato in un cul de sac, si accinge a fare il centrino di copertura nei confronti della Schlein e di Fratoianni. Quanto alla Schlein ha detto cose giuste sui nazisti nascosti nei sottoscala dei giovani di FdI. Ciò però non giustifica il silenzio osservato dal Pd nei confronti dello squadrismo palestinese e filopalestinese in Italia che, per responsabilità dell’Anpi, il 25 aprile ha aggredito i superstiti della Brigata ebraica e gli ebrei della comunità. Le cose non si sono fermate qui perché questo squadrismo filo Hamas ha impedito di parlare a Molinari, Capezzone, Roccella, la Bernini e altri e ha spinto il pavido rettore della Statale di Milano ad annullare un convegno su Israele, rispetto a questo antisemitismo e squadrismo di sinistra da parte della Schlein silenzio assoluto, un silenzio inaccettabile.
Fabrizio Cicchitto 


 

Al direttore - Bisogna prendere atto democraticamente del risultato delle elezioni in Francia. Macron, una specie di Charlie Hebdo laicista all’Eliseo, non era più sopportabile per la maggioranza dei francesi. Per quanto riguarda l’Italia ha recentemente dimostrato di non essergli amica in Europa, anzi di avere verso di essa una sorta di ostilità, ammantata come “sensibilità diversa”. Come giustamente sostiene lei, il problema è la melonizzazione della Le Pen che ha già fatto dichiarazioni, insieme a Bardella, moderate, in tal senso. Ma meglio avere un nemico certo fuori che un amico incerto dentro.

Nicola Carretti


 

Al direttore - L’ex premier Mario Monti è risolutamente contrario al premierato, tanto che, intervistato dalla Stampa, definisce “clamoroso quel che sta avvenendo negli Stati Uniti e in Francia, dove tutto dipende da una sola persona”. Macron, spiega, “può sciogliere l’Assemblea nazionale senza consultare nessuno”, e Biden “si ricandida a dispetto delle condizioni di salute”. Per Monti, si tratta della “stessa illusione che spinge un paese come l’Italia a credere di risolvere il problema eleggendo direttamente il presidente del Consiglio”. Un errore, secondo Monti, che chiosa: “Negli Stati Uniti di Biden o di Trump, nella Francia di Macron e domani nell’Italia del premierato, che spero non passerà, il capo del potere esecutivo ha grande presa sulla propria metà dell’elettorato e l’ostilità pressoché certa dell’altra metà”. Sembra di ricordare, però, che nell’Italia berlusconiana priva del premierato, il Cav. avesse grande presa sul proprio elettorato e l’ostilità totale dell’altra metà. Così come appare evidente che nell’Italia attuale, che il premierato non l’ha ancora varato, Giorgia Meloni abbia una presa ferrea su coloro che la votano e sia quasi detestata da chi non la vota. Insomma, si può essere contrari al premierato anche per molte buone ragioni, ma l’assetto istituzionale non sembra essere la causa, almeno non la principale, di ciò che l’ex premier Mario Monti teme. 

Luca Rocca 

 

Il premierato non mi dispiace e vedo argomenti deboli per contrastarlo, specie se poi gli argomenti sono quelli offerti spesso a sinistra (deriva democratica, deriva totalitaria, deriva fascista). Eppure  ieri l’ex presidente del Consiglio, che ha scritto uno splendido libro sulla politica delle illusioni (“Demagonia”, Solferino), ha trovato parole interessanti per ragionare attorno a un tema spesso sottovalutato: l’importanza di avere un sistema politico che rende i compromessi necessari. “Gli Stati Uniti ogni anno faticano a chiudere il bilancio ed evitare il fallimento federale. Macron ha dovuto penare per anni, fare i conti con scontri di piazza per ottenere una riforma delle pensioni che – al confronto con la legge Fornero – è molto limitata. Ci sono invece paesi nei quali – oltre all’Italia penso alla Germania di Angela Merkel – i cambiamenti sono stati ottenuti con un sostegno più largo. Oggi per governare con successo nelle nostre democrazie è necessario un consenso politico ampio”. Da rifletterci, no?

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