Lettere

Ai liberaldemocratici serve un solo leader che unisca e non divida

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

ìAl direttore - Ma perché si meraviglia tanto delle “giravolte” della Meloni come quelle su Ita e Tim? La Meloni fa giustamente gli interessi dell’Italia e non di Fratelli d’Italia. E’ capo di governo e non capo di un partito. Si prepara a soppiantare il lepenismo in Europa! Non dobbiamo forse gioire per questo? Cordialità.
Nicola Carretti

Ma certo: ci si meraviglia, tanto, e si gioisce, molto. What else?
 

Al direttore - Si ridiscute della costruzione di un Terzo polo liberaldemocratico, come fatto, con un intervento sul Foglio, da Costa e Marattin. Non torno sui danni compiuti dalla scelta, contro la proposta di +Europa, di dividere in modo autolesionistico i partiti italiani che si riconoscono in Renew Europe alle elezioni europee proporzionali. Guardiamo avanti. Per brevità diamo per acquisita, oltre le sfumature, una comune visione liberale e riformatrice: stato di diritto, società aperta, libertà individuali e diritti civili, garantismo, controllo dei conti pubblici, mercato, europeismo verso gli Stati Uniti d’Europa e atlantismo con sostegno all’Ucraina. L’idea di aggregare, meglio con un progetto federativo, forze europeiste libdem e riformatrici  è condivisibile e da sempre costitutiva di +Europa. Ciò su cui non seguo gli amici e colleghi, invece, è l’idea di un’aggregazione “alternativa alla destra e alla sinistra”; non in termini ideologici, ma politico-elettorali. Chiarificatore per me è il richiamo alle elezioni politiche del 2022. In quell’occasione, +Europa si alleò con il Pd di Letta, per altro senza M5s, mentre la corsa solitaria del Terzo polo finì per non essere affatto terza, facilitando in termini di seggi il successo di Meloni e Salvini. Un esempio per tutti: la sconfitta per pochi voti nel collegio di Emma Bonino a vantaggio dell’esponente di FdI Mennuni. Le prossime elezioni resteranno maggioritarie o addirittura super maggioritarie con il premierato: perciò trovo astratto rinviare un tema già oggi politicamente costitutivo come quello delle alleanze possibili. Certo, io parto dalla considerazione che la destra al governo oggi in Italia vada fermata perché, con buona pace di Forza Italia, incompatibile con una visione liberale ed europeista e incamminata sul sentiero della democrazia plebiscitaria e illiberale. Un tratto che ormai accomuna la destra americana ed europea, che dal profilo conservatore e repubblicano sta scivolando su quello reazionario e nazional-populista. Da McCain, sfidante di Obama all’insegna del fair play repubblicano, a Trump è passata un’èra geologica; e non solo a Washington. In Francia, per questo, i liberali macroniani hanno concordato la strategia della desistenza al secondo turno con il Nuovo fronte popolare delle sinistre – con alcune dovute eccezioni – per arginare il successo lepenista. Nel Regno Unito, libdem e laburisti in molti collegi hanno avallato il “voto tattico” per battere i candidati Tory, altro partito travolto dal populismo. La neutralità è un lusso politico che oggi non possiamo permetterci. Per un’aggregazione liberale e riformista la sfida oggi è di ottenere le condizioni politiche, e negoziare quelle programmatiche, per la costruzione di una alternativa elettorale e di governo alla  destra di Meloni e Salvini. A partire da una discussione non scontata ed esigente con il Pd. Già acquisita dunque la collocazione all’interno del centrosinistra a qualunque costo? No, e comunque non tanto “dentro” ma “con” il centrosinistra. Si potrà fallire, ma questa via non ha alternative credibili. E per avere successo, anche nell’imporre alcuni punti imprescindibili (ad esempio il sostegno a Kyiv aggredita da Putin e il contenimento dei conti pubblici), prima si chiarisce l’orizzonte a interlocutori ed elettori, meglio è. Anche per evitare di procrastinare una discussione che elusa oggi diventerebbe distruttiva domani. Unire le forze liberal-democratiche riformatrici che è possibile unire sarebbe saggio, ma serve un polo non terzo.
Benedetto Della Vedova

Scegliere da che parte stare, giusto e inevitabile. Ma per scegliere cosa fare la strada è una e soltanto una: mettetevi tutti insieme, fate delle primarie e scegliete un leader in grado di unire e di non dividere.