Lettere
Da 75 a 74 parlamentari: il cosiddetto trionfo di Mélenchon
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Peggio che liberali-moderati in Italia c’è solo esseri ebrei in Francia. Stretti in un imbuto tra vecchi fan di Hitler e una gioiosa macchina da guerra con Hamas. A Place de la République qualche tricolore tra le mezze lune verdi in festa. Una piazza per Mélenchon, scenografia perfetta anche per Erdogan. From the river to Paris.
Andrea Minuz
Esultare per la sconfitta di Le Pen senza esultare per l’ascesa di Mélenchon e augurarsi che alle prossime elezioni possa esistere qualcuno in grado di aiutare i Macron di turno a far sentire, in Francia, gli ebrei a casa e qualcuno in grado di evitare che, come scritto dal giornalista Yohann Taieb, vi sia un senso di impunità verso gli islamo-fascisti antiebraici.
Al direttore - Nella Assemblea nazionale uscente Lfi di Jean-Luc Mélenchon aveva 75 deputati. Non sembra che nella nuova Assemblea, eletta il 7 luglio, l’estrema sinistra possa vantare un successo elettorale tale da candidarsi a guidare il paese. O sbaglio?
Giuliano Cazzola
La France insoumise (Lfi) aveva 75 parlamentari. Ora ne avrà 74. Rassemblement national aveva 89 parlamentari. Ne avrà 143. La coalizione macroniana aveva 246 parlamentari. Ora ne avrà 150 (e il partito di Macron ne avrà circa 100). Maggioranza necessaria per governare: 289. Dal trionfo di Mélenchon è tutto.
Al direttore - Sarebbe davvero interessante andare a rileggersi tutti gli interventi e le interviste di politologi, filosofi e storici vari che, con malcelato disprezzo per il presidente francese, accusavano Macron di scelta folle e pericolosa per aver sciolto, dopo le elezioni europee, l’Assemblea nazionale. E’ finita con Macron, facile immaginarlo, che domenica sera si sarà goduto la sua vendetta bevendo un buon vino francese, con un bel ghigno elitario impresso sul volto. Dalle nostre parti già lo chiamavano “Micron”, dimenticando che sarebbe stato opportuno attendere il meraviglioso secondo turno francese prima dei balli. La nuova presa della Bastiglia è rimandata a data da destinarsi.
Luca Rocca
“Si è rivelato uno dei politici più stupidi della storia d’Europa. Pensava di spaventare i francesi con lo spauracchio del fascismo, che fa sempre paura. Ma quando l’alternativa è Macron, evidentemente i francesi si spaventano meno anche di fronte al fascismo, il che la dice lunga su che cos’è Macron, arrivato pure terzo dopo l’enorme mobilitazione” (Marco Travaglio, primo luglio 2024).
Al direttore - Mi definisco un riformista sconfitto ma non vinto. Non le nascondo che leggendo l’articolo “Viva Starmer, l’anti bandiera bianca” la mia totale condivisione dei contenuti si è accompagnata a un sentimento di “razionale emozione”. Non solo condivido ogni riga dell’articolo ma quei contenuti hanno ispirato i miei 46 anni di lavoro (sono un settantunenne ancora operoso), sia nei 12 anni in politica con un partito solo parzialmente riformista (Democratici di sinistra) che adesso lavorando ai vertici di aziende operanti sul mercato. “Si può essere di sinistra senza aver paura di parlare di crescita, senza aver paura di dire che il modo migliore per combattere le diseguaglianze non è colpire i ricchi ma aumentare il benessere, ingrandire la torta per poi provare a redistribuirla”. Come questo, condivido tutti gli altri passaggi su politica internazionale, tasse, ambiente. Il problema è che per ora la sinistra italiana geneticamente non è riformista, tende a non scegliere, a non decidere per avere un presunto consenso h24 per 365 giorni. E’ piena di “ni” o di no ideologici. Un programma riformista prevede un investimento di medio-lungo periodo con un programma coerente ai propri valori, mettendo in conto lungo il percorso probabili dissensi e la possibilità di essere minoranza. L’impressione è che la sinistra italiana oggi non abbia la forza politica, culturale e psichica per farlo. Si rincorrono ancora quotidianamente estremismi e populismi. Confidiamo che da Starmer e dal Regno Unito arrivi lo stimolo per una riflessione libera. Federico Caffè scriveva sulla solitudine del riformista. Claudio Napoleoni scriveva “cercate ancora”. Usciamo dalla solitudine cercando insieme. Il suo articolo è un primo contributo chiaro per farlo. Grazie.
Roberto Barbieri
Più Starmer, meno Mélenchon, grazie.