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lettere al direttore

Un commissario ad hoc per gli stadi di calcio. Che aspetta Salvini?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Milwaukee, Wisconsin, 14 ottobre 1912: durante un comizio, un certo John Schrank, un cittadino di origini bavaresi poi ricoverato in un ospedale psichiatrico, ferisce al petto con un colpo di pistola Teddy Roosevelt. Presidente repubblicano per 8 anni, correva come candidato di un terzo partito indipendente, il Progressive Party (allora non c’era il divieto costituzionale del terzo mandato). Con freddezza straordinaria, blocca la folla che voleva linciare l’attentatore e si sbottona la giacca grondante di sangue. Agita dal palco il manoscritto del discorso, una cinquantina di pagine piegate in due che avevano deviato la traiettoria del proiettile altrimenti mortale. Inizia a parlare con vibrante eloquenza, con brevi pause per gli spasmi di dolore, dichiarandosi certo della vittoria della causa progressista poiché il Signore gli aveva salvato la vita. Uragano di applausi. C’era una volta in America…
Michele Magno

   


       

Al direttore - Il cittadino italiano di origine ucraina ucraino Anton Gross ha denunciato un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo: nel rinnovare la patente, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha attribuito la sua città natale, Mariupol, alla Russia e non all’Ucraina. Come è noto, Mariupol è stata occupata dalle truppe russe nel maggio 2022 dopo un assedio sanguinoso e senza scampo, durato 85 giorni, condotto utilizzando la fame e la sete come armi contro la popolazione civile. L’assedio è stato raccontato in “20 days in Mariupol”, il documentario che ha vinto quest’anno l’Oscar. Mentre in modo brutale prosegue l’opera di russificazione della città martire e dei suoi abitanti (si calcola che 3/4 degli abitanti della città siano scappati durante l’assedio che ha provocato almeno 20 mila vittime civili) nessuna autorità occidentale riconosce la sovranità russa sulla città. Tranne una: il ministero presieduto da  Salvini. Presenterò con Andrea Casu e Enzo Amendola una interrogazione per chiarire una vicenda che ha risvolti inquietanti.
Lia Quartapelle

Come forse direbbero i patrioti europei: un segnale di pace, no?

 


  

Al direttore - Si parla molto di come cambiare il calcio, di come riformare il calcio, di come rivoluzionare la Nazionale, di come dar più peso alla Serie A. Ma a due settimane dal flop dell’Italia agli europei ho l’impressione che dopo la fase del panico sia già arrivata la fase della fuffa. Siamo senza speranza?
Andrea Garroni

Vuole un discorso anti fuffa? Suggerisco di ascoltare cosa ha detto ieri Beppe Marotta, sul tema degli stadi. “In Inghilterra è stata abbattuta un’icona come Wembley, in Italia si fa fatica ad abbattere qualsiasi tipo di struttura. C’è troppa burocrazia, troppi passaggi e tante autorizzazioni prima di quella finale. E questo crea quasi scoramento negli investitori perché il tempo sicuramente non gioca a favore. Gli stadi sono strutture di interesse nazionale, dovrebbero far capo al ministero delle Infrastrutture, eviterei passaggi in comune, provincia, soprintendenza. C’è troppa lentezza, ci vuole più immediatezza e così si possono coinvolgere gli investitori”. Sintesi: cosa aspetta Salvini a farne una giusta e a creare come aveva già proposto mesi fa su questo giornale il presidente della Serie A, Lorenzo Casini, un commissario straordinario, con poteri speciali, per aiutare le squadre che vogliono rifare o costruire gli stadi a trasformare gli stadi in un modello di efficienza italiana?

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