Antonella Polimeni (Ansa)

Lettere

La rettrice della sapienza Polimeni dice no a Coldiretti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Vi sono campagne militari e/o mediatiche di lungo respiro al termine delle quali è difficile comprendere quale fosse l’obiettivo iniziale e chi il vincitore.  Ve ne sono invece alcune che si concludono in brevissimo tempo, lasciando apparentemente sul campo un vincitore acclamato, uno sconfitto e qualche vittima collaterale.  E’ il caso della due giorni avviata dal suo giornale verso la proposta rivolta alla prof.ssa Polimeni, rettrice della Sapienza, a far parte della giunta esecutiva della Coldiretti: nella giornata di ieri la rettrice della più grande università  d’Europa ci ha comunicato  che  “nonostante la proposta sia stata autorizzata dal Senato accademico dell’Ateneo, vista la campagna strumentale in atto e poiché il nome e l’immagine della Sapienza sono prioritari rispetto ad ogni altra considerazione… ritengo per questioni di opportunità e tutela dell’istituzione che rappresento di declinare l’invito”. Date le insinuazioni,  le verità apodittiche messe in campo nei confronti di Coldiretti e indirettamente della prof.ssa Polimeni, i rimandi a una conflittualità irriducibile in cui da un lato c’è il “bene” (qualsiasi cosa esso sia:  una molecola cangerogena, un’autorità di “controllo”, gli alimenti artificiali  o gli Ogm) e dall’altro il “male”, la Coldiretti, pensiamo che la rettrice abbia fatto la cosa più giusta, badando a salvaguardare l’istituzione che rappresenta e per questo la ringraziamo.  Restano – come osservato all’inizio – le vittime collaterali: i vostri lettori che su molte delle questioni citate non hanno modo di seguire un dibattito non pregiudiziale, il mondo associato a Coldiretti privato di un apporto che avrebbe potuto essere importante per esso e per il paese. Siamo tuttavia certi che l’occasione per uno scambio più proficuo fondato sui dati e non sulle  pregiudiziali politiche,  andrebbe trovato. Uno spazio per chiarire e non solo per ferire. Uno spazio analogo, del resto, a quello che abbiamo con una molteplicità di centri universitari italiani attenti alla libera ricerca.
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti

Capisco la sua delusione, e quella di Coldiretti: la professoressa Polimeni avrebbe potuto certamente portare alla vostra associazione un valore aggiunto, per esempio l’essere meno miope sulla valutazione dell’innovazione e l’essere meno arretrati su un tema delicato come il corretto utilizzo del metodo scientifico. Ma, evidentemente, alla Sapienza qualcuno deve aver spiegato alla brava rettrice che ricadute avrebbe avuto sulla reputazione dell’università accettare quel ruolo. Ed evidentemente quelle del Foglio non erano insinuazioni ma semplici finestre sulla realtà. Grazie e buon lavoro.

 

 




Al direttore - Lunedì, nella seduta del Consiglio dei ministri, è stata formalizzata la sostituzione al vertice del dipartimento nazionale della Protezione civile. Il ministro Musumeci ha proposto il nome del dottor Fabio Ciciliano in sostituzione dell’attuale capo dipartimento. Ieri ho letto sulla stampa alcune affermazioni che vorrei brevemente commentare. L’on. Chiara Braga, capogruppo alla Camera per il Pd, afferma che “hanno fatto fuori una competenza provata, per far spazio ancora una volta agli amichetti”. Queste considerazioni mi hanno fatto venire in mente un analogo trattamento che io subii nel 2014 quando fui sostituito ai vertici del Servizio relazioni esterne dell’Ue dove ero responsabile per la gestione delle crisi. L’on. Mogherini pensò bene di “licenziarmi” perché io ero considerato un uomo di Berlusconi e Gianni Letta, un amichetto quindi della fazione politica avversa. Mogherini e i suoi referenti politici non si erano minimamente domandati quale lavoro avessi fatto nei quattro anni precedenti, quali fossero le mie competenze, se ero stato capace di rispondere alle esigenze di servizio per le quali ero stato reclutato. No, io ero un “amichetto”, come Ciciliano è un amichetto questa volta di Meloni e Mantovano. Conosco Fabio Ciciliano da quasi vent’anni, ho fatto con lui missioni di una difficoltà inaudita, abbiamo insieme operato in gravi emergenze in varie parti del mondo, realizzando sempre ottimi interventi che hanno dato lustro al nostro paese e hanno risposto alle esigenze di decine di migliaia di povere vittime di quei disastri. Fabio Ciciliano è stato un supporto di straordinaria validità, intelligenza e competenza durante il primo anno della pandemia del Covid, quando io ero stato nominato coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Anche grazie a Fabio siamo riusciti a svolgere il nostro lavoro con capacità, fermezza, determinazione, quando nulla e nessuno era in grado di darci indicazioni operative ed eravamo soli ad affrontare una emergenza mai vista nella storia recente. Roberto Speranza potrà testimoniare di questo. Ebbene trovo assai triste che straordinarie professionalità del nostro paese vengano così volgarmente banalizzate, offese e ingiustamente delegittimate. Non abbiamo proprio bisogno di questi esercizi. Suggerirei all’on. Braga di andarsi a leggere e a verificare quali sono le vere competenze di Fabio Ciciliano prima di ironizzare così duramente sulla sua professionalità. La Protezione civile del nostro paese negli ultimi anni non godeva di una luce straordinaria. Ci potrebbero essere anche motivazioni politiche dietro la sostituzione di Curcio, ma era ben evidente per chi segue il settore che un cambio di passo si rendeva necessario da tempo. Io sono molto contento di questa nomina e sono certo che Ciciliano non sarà un “amichetto” del presidente del Consiglio ma un ottimo capo dipartimento della Protezione civile.
Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts

Solita storia, purtroppo. Se lo spoils system lo fa la destra, è osceno amichettismo. Se lo spoils system lo fa la sinistra, è fisiologico ricambio. Comico, più che tragico. In bocca al lupo al dottor  Ciciliano.

 

Di più su questi argomenti: