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Il destino che attende coloro che gridano “Morte a Israele”
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Totalmente d’accordo con l’articolo di Cerasa su Sacha Baron Cohen e l’antisemitismo diffuso presente nei maggiori mezzi di comunicazione di massa. Mi permetto umilmente di aggiungere che i casi italiani non mancano. Sere fa, una giornalista del tg su La 7 ha chiosato la notizia dell'attentato di Hezbollah al campo di calcio in territorio israeliano e alle conseguenti piccole vittime druse, informando “per permettere agli spettatori di meglio contestualizzare i fatti”, che l’attacco era appunto avvenuto nel territorio del Golan annesso a Israele attraverso una decisione del Parlamento israeliano (“occupato”, insomma). Non sarebbe male farne più puntuale menzione sul Foglio.
Dario Pellini
Al direttore - Uccidere il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato un errore da parte di Israele, dicono in tanti; eliminarlo in Iran ancora peggio, si sostiene, perché contribuisce a indebolire il neo presidente riformista Masoud Pezeshkian e a rafforzare l’ayatollah Khamenei. Ammazzare Haniyeh è un passo falso perché lui rappresentava la parte moderata di Hamas, si azzarda. Tutte balle. La verità, più semplice, è che Haniyeh non era il “nostro” figlio di puttana; che il riformismo di Pezeshkian è, purtroppo, una fantasia e le redini del potere in Iran sarebbero rimaste in mano a Khamenei a prescindere dalla sopravvivenza o meno del leader di Hamas. Ci saranno delle conseguenze? E’ possibile. Le si affronteranno, come altre volte in passato. La verità è che il medio oriente, e in fondo il mondo intero, senza il leader di Hamas è un posto migliore.
Luca Rocca
Sintesi perfetta del Wall Street Journal, come sempre. “In Iran ha giurato un nuovo presidente al grido di ‘Morte all’America’ e ‘Morte a Israele’, martedì. Ma nel giro di poche ore la morte è arrivata per gli alleati per procura dell’Iran, in attacchi che dimostrano che i nemici di Israele non sono al sicuro da nessuna parte. I media si preoccupano per una guerra più ampia, ma quella guerra è già qui ed è probabile che gli attacchi abbiano un effetto deterrente su Teheran”.
Al direttore - Con 90 giovani attivisti, dirigenti di Italia viva e amministratori locali U-35, abbiamo deciso di scrivere una lettera-appello aperta, rivolta a Matteo Renzi e ai dirigenti nazionali di Iv, per far sentire la voce, sul futuro del partito, dei ragazzi delle scuole di formazione “Meritare l’Europa”. La lettera inizia con una frase dall’alto valore simbolico “Platone è mio amico, ma la verità di più”, e si sofferma su tre punti fondamentali: 1. Posizionamento politico: bisogna ridare la parola agli iscritti dopo il cambio di posizionamento deciso in solitudine da Matteo Renzi, verso un’alleanza strutturale con il campo largo da subito, nonostante un mandato diverso ottenuto nello scorso congresso di ottobre 2023, centrista e terzopolista. E’ necessario, perciò, far convocare un congresso per una scelta così importante per la nostra comunità; 2. Giovani e formazione: garantire un percorso reale di formazione permanente per dar vita a una vera, nuova classe dirigente: le bellissime esperienze delle scuole estive di 3 giorni non bastano più, serve un maggior investimento nel futuro della nostra comunità; 3. Territori: impegnarsi per far diventare veramente il partito organizzato e in grado di sostenere maggiormente i territori, anche economicamente, per strutturarsi e radicarsi nella società, più di quanto sia stato tentato di fare in questi anni. La lettera si conclude infine con un appello: “Vogliamo fare politica per qualcosa, non contro qualcuno. Speriamo che anche tu, Matteo, sia ancora dello stesso avviso”.
Emanuele Cristelli