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Sta alle atlete per prime chiedere chiarezza su alcuni “superpoteri”

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Curiosa posizione quella del nostro ministro della Difesa: gli ucraini possono difendersi solo entro i propri confini. Come dire che i sovietici, dopo essere stati invasi dai nazisti nel 1941, il 2 maggio 1945 non avrebbero dovuto issare la bandiera della vittoria sul Reichstag. “History will not be kind to those who have not fought for freedom”, la storia non sarà gentile con coloro che non hanno lottato per la libertà (Winston Churchill).
Michele Magno

“Siamo convinti che l’Ucraina abbia il diritto, secondo il diritto internazionale, di difendersi da questi attacchi. E siamo convinti che l’Ucraina possa utilizzare le armi fornite in conformità con i suoi obblighi giuridici internazionali, comprese quelle da noi fornite”. Steffen Hebestreit, portavoce del governo federale tedesco, allo Zeit, 31 maggio 2024: prendere esempio. 


Al direttore - Il gioco di contaminazioni e citazione greco-pagane-cristiane del tableau che ha scandalizzato i cattolici è in realtà tipico della cultura postmoderna che però in queste parodie kitsch vedeva l’apice e il tramonto di un occidente esausto nella sua opulenza.  
Paolo Repetti


Al direttore - Come si sa, il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) Thomas Bach ha affermato in conferenza stampa: “Se qualcuno ci presentasse un sistema scientificamente solido su come identificare uomini e donne, saremo i primi ad adottarlo”. Quindi secondo Herr Bach oggi non è possibile distinguere uomini e donne se non in modo ipotetico e del tutto aleatorio. Se ne deduce che in mancanza di un “metodo scientificamente solido” – a parte i sex test che Bach ritiene “contrari ai diritti umani” – le categorie maschili e femminili nello sport non hanno più senso di essere, dunque uomini e donne dovrebbero gareggiare insieme in un infernale girone non-binary. Se ne deduce che, per esempio, oggi non festeggeremmo le magnifiche performance delle nostre ragazze azzurre e che lo sport femminile finisce qui visto che, tolte alcune specialità – ginnastica artistica e pochissime altre –, il vantaggio fisico maschile è sempre netto e auto evidente anche senza alcuna prova scientifica. Sacrificato sull’altare dell’inclusione lo sport femminile rischia di morire proprio a Parigi dove era nato 124 anni fa con un’altra inclusione, quella di un paio di atlete ai Giochi (la tennista inglese Charlotte Cooper prima campionessa olimpica): il cerchio si chiude. Se ne deduce per finire che, a meno di un drastico cambio di rotta – e dei vertici del Cio – dopo aver rappresentato la Grande Inclusione i Giochi di Parigi 2024 potrebbero inaugurare il tempo della Nuova Misoginia.   
Marina Terragni

O forse potrebbe essere questa l’occasione giusta per capire che le donne per essere rispettate senza ipocrisie negli sport dovrebbero essere loro per prime a chiedere ai comitati olimpici di stabilire con chiarezza quando “i superpoteri” di alcune donne (leggi: testosterone) rendono le competizioni falsate e quando no.

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