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Viva le Olimpiadi (Senna a parte)! Ci scrive l'ambasciatore francese
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il Terzo polo: magari quarti!
Giuseppe De Filippi
Al direttore - I Giochi olimpici hanno rappresentato uno straordinario momento di comunione intorno allo sport, regalandoci momenti di grande intensità grazie agli atleti e alle splendide gare a cui abbiamo assistito. Al di là dello straordinario entusiasmo suscitato tra i francesi, molti media e partner in tutto il mondo hanno lodato la bellezza dei Giochi nel loro complesso e il successo della loro organizzazione. Se a volte si è potuto sentire un giudizio simile anche in Italia, non sono mancate tuttavia critiche ai Giochi, tanto da farli sembrare agli occhi di alcuni come una serie di fallimenti. Un giudizio tanto più sorprendente in quanto non condiviso nella maggioranza degli altri paesi. La prima domanda da porsi è quindi: perché? E perché, soprattutto, in un momento in cui gli atleti italiani hanno particolarmente brillato, vincendo più medaglie d’oro che agli ultimi Giochi di Tokyo? Mi sembra che gran parte della risposta risieda in un equivoco. Innanzitutto, contrariamente a quanto molti credono, i francesi amano gli italiani e amano gli atleti italiani (e la maggioranza dei francesi non ha idea che da questa parte delle Alpi, questo fatto non sia ben noto). Per questo non è stata una sorpresa che il pubblico francese li abbia sostenuti in alcune gare e che centinaia di tifosi francesi abbiano fraternizzato con quelli italiani nelle strade di Parigi e nelle fan zone che hanno accolto 3,8 milioni di visitatori. Questo perché gli atleti italiani sono ben conosciuti e riconosciuti in Francia, cosa che i commentatori francesi hanno spesso sottolineato durante le gare, così come il fatto che il vostro paese attrae molti atleti francesi che vengono qui per giocare o allenarsi in diverse discipline. E’ stato lo spirito di fratellanza attraverso lo sport a dominare questi Giochi a Parigi. Ci sono stati commenti anche su diversi aspetti dell’organizzazione, come la decisione di tenere le gare di nuoto libero nella Senna. Peccato che siano state tratte conclusioni affrettate sull’inadeguatezza di questo luogo invocando danni alla salute, malgrado l’assenza di prove a sostegno di questa affermazione, malgrado i test abbiano confermato le numerose precauzioni prese e malgrado il fatto che gli stessi atleti abbiano riconosciuto le ottime condizioni in cui si sono svolte le gare. La sicurezza degli atleti era una priorità per i Giochi, e questo evento non faceva ovviamente eccezione. E l’impegno dei Giochi lascerà un bellissimo regalo a tutti i parigini e a tutti i turisti che potranno, a partire dall’estate 2025, fare il bagno nel fiume, come già avviene in alcune città europee. Quanto alla decisione di fare del Villaggio olimpico un luogo che contribuisse a limitare l’impatto ecologico di questa edizione, con l’obiettivo di dimezzare l’impronta di carbonio dei Giochi rispetto alla media delle edizioni tenutesi dieci anni fa, è stata ben compresa e accettata dalla stragrande maggioranza delle delegazioni, senza incidere sui risultati sportivi. In un momento in cui il cambiamento climatico è una questione urgente per l’intero pianeta, mentre la mancanza d’acqua e le ondate di calore fanno soffrire le nostre città e campagne, questa scelta – tra l’altro un impegno importante assunto già dalla candidatura – ispirerà molto probabilmente le future edizioni dei Giochi. Infine, riguardo alla cerimonia di apertura: essa ha visto a Parigi la partecipazione di quasi 300.000 spettatori, ponendo per la prima volta gli atleti al centro della città e del suo fiume e, celebrando lo spirito delle Olimpiadi, ha cercato di trasmettere i valori di libertà, inclusione, diversità e fratellanza, che sono anche valori olimpici. Facendolo con il desidero di celebrare la creatività, senza cercare di offendere nessuno. Oltre alle meravigliose sedi che continueranno a ospitare i Giochi paralimpici, dalla Concorde alla Reggia di Versailles, dalla Torre Eiffel al Trocadero, ciò che ricorderemo di questi Giochi sono anche le emozioni, le medaglie e le sorprese grazie agli atleti provenienti da tutto il mondo. E se ovviamente siamo stati entusiasti delle vittorie francesi, lo siamo stati anche delle bellissime performance dell’Italia in tante occasioni, nella pallavolo femminile, nella ginnastica, nella scherma, nel nuoto, nella vela, nel ciclismo, nell’atletica e in molte altre discipline. Questo è ciò che vogliamo ricordare dei Giochi, e siamo certi che continueremo a emozionarci insieme, in un meraviglioso spirito di fratellanza e amicizia olimpica, per l’edizione delle Paralimpiadi che si aprirà il 28 agosto, e dopo per i Giochi invernali che si terranno nelle Alpi italiane e poi francesi. Non vediamo l’ora di esserci.
Martin Briens, ambasciatore della Francia in Italia
Gentile ambasciatore. I Giochi sono stati un successo, per la Francia, per gli atleti, per i nostri occhi, per lo sport, e lo sono stati nonostante tutto, nonostante la scelta pericolosa per gli atleti di gareggiare nella Senna, nonostante la scelta sbagliata di puntare nella cerimonia di apertura troppo su Parigi e poco sugli atleti e nonostante alcune scelte politicamente corrette, come l’uso minimo dell’aria condizionata, che hanno reso la vita degli atleti al villaggio olimpico più complicata del previsto. Ma ci sono altri elementi interessanti che ci possono aiutare a riflettere e sono quelli suggeriti due giorni fa sul Wall Street Journal da Walter Russell Mead. Mead ha ricordato che le Olimpiadi incarnano i punti di forza e di debolezza dell’attuale ordine mondiale, in un modo che nessun altro evento globale si avvicina a fare. Ha notato che “gli ideali misti di competizione e cooperazione al centro dei Giochi non simboleggiano solo i princìpi alla base dei governi e dei mercati liberi, ma li incarnano”. Ha aggiunto che “la sintesi creativa di competizione e cooperazione è il modo in cui funziona il capitalismo democratico”, che “le regole di sport come il basket e il tennis esistono per rendere la competizione più emozionante e per consentire alla vera eccellenza di risplendere” e che allo stesso modo “l’ordine costituzionale consente la libera competizione tra idee politiche” e che “le leggi e le regole che circondano i mercati esistono per consentire ai mercati di svolgere il loro lavoro in modo più efficiente e di riempire il mondo con un’abbondanza sempre crescente di beni e servizi sempre più economici e migliori”. Ma c’è un dettaglio in più. Perché “i Giochi hanno avuto successo solo perché erano protetti da un anello d’acciaio”. E in questi tempi pericolosi sarebbe catastroficamente sciocco dimenticare che la stessa verità vale anche per il resto del mondo. “La cultura della libertà ordinata che Coubertin vedeva nello sport amatoriale può ancora portare libertà e prosperità all’America e al resto del mondo, ma l’arena della competizione pacifica deve sempre essere difesa”. Viva le Olimpiadi.