LETTERE
Il dilemma che non lo è: normalizzare con l'Iran o difendere Israele?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Ho letto del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Ho letto che ha detto: “Non m’inchino alla Mecca dei detenuti”. Mi sono vergognato per lui. Spero lo faccia qualcuno anche nel suo partito (Fratelli d’Italia).
Marco Mattoni
Sottoscrivo quanto ha detto Giandomenico Caiazza sull’oscenità di Delmastro: “Faccio fatica a comprendere come sia possibile che nessuno dei soggetti politici (partiti, associazioni) invece attenti e schierati nella denuncia della vergogna delle carceri, invochi le immediate dimissioni di una persona così inadeguata al ruolo, né chieda conto al ministro Nordio cosa pensi di una simile, scandalosa dichiarazione del suo viceministro. Il sottosegretario proprio non riesce a comprendere che i detenuti (siano essi i peggiori criminali, o persone innocenti in attesa di giudizio) sono affidati alla custodia e quindi alla responsabilità dello stato e – specificamente – al ministero che egli indegnamente rappresenta. E se costoro vengono custoditi nelle condizioni indecenti che tutti conosciamo, significa che Delmastro delle Vedove in quel momento rappresenta formalmente chi ha la responsabilità di quella indecenza (che naturalmente ha molti padri in questi ultimi decenni). Se va in carcere e parla solo con la polizia penitenziaria e il personale amministrativo, rivendicando con orgoglio di aver ignorato i detenuti, non solo appicca il fuoco di una contrapposizione esplosiva tra “buoni” e “cattivi”, ma dimostra di non avere la minima idea di quali siano il suo ruolo e le sue responsabilità. Chi confonde la politica con la propaganda becera delle proprie idee, non può avere responsabilità di governo di questa importanza”.
Al direttore - Giuliano Ferrara sostiene che “non è contemplabile la rinuncia da parte di Israele a colpire per prima l’Iran”. Ma colpire che cosa? Se l’Iran avesse in corso la costruzione di un’arma nucleare, l’obiettivo di un attacco preventivo potrebbe essere quello di impedire o di ritardare la possibilità per quel paese di dotarsi di quell’arma. Si potrebbe discutere se l’attacco sarebbe opportuno o indispensabile. Ma non mi sembra che Ferrara accenni a un obiettivo specifico. La mia domanda è: a che cosa servirebbe se non a rinfocolare gli odi e a offrire ulteriori giustificazioni per ciò che già avviene? Ritengo, al contrario di Giuliano, che l’occidente dovrebbe esplorare la via del dialogo con l’Iran e cercare di normalizzare i rapporti con quel paese. Lo fecero Kissinger e Nixon con la Cina. Lo si dovrebbe fare con l’Iran in seno al quale vi è una dialettica fra posizioni radicali e moderate e bisognerebbe incoraggiare queste ultime. Israele non può vivere in eterno solo grazie alla minaccia della ritorsione, specialmente se, come si è visto nell’ottobre scorso, vi sono gruppi di fanatici che desiderano soprattutto spingere Israele a quello e a isolarlo sempre di più, come sta avvenendo. La strada della ricerca della convivenza e poi della pace con i vicini è indispensabile. Perché cercarla con l’Egitto o con l’Arabia Saudita e non con l’Iran che potrebbe essere alla lunga il vero alleato nella stabilizzazione del medio oriente?
Giorgio La Malfa
Le offro uno spunto di riflessione. Secondo lei l’occidente dovrebbe fare di tutto per costruire un asse con un paese che sogna di spazzare via l’unica democrazia del medio oriente o dovrebbe fare di tutto per limitarne il potere anche per proteggere l’unica democrazia del medio oriente minacciata da un’ideologia islamista che l’Iran oggi incarna mille volte in più rispetto ai sauditi? La risposta dovrebbe essere scontata. Grazie