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Lettere

Riuscirà il Pd a farsi scippare da Meloni anche il tema del lavoro?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Risulta anche a lei, caro Cerasa, che per dare prova di un rientro sincero e meditato nel Pd, Matteo Renzi si sia candidato a presiedere il Comitato per il sì nei referendum di Landini contro il Jobs Act?
Giuliano Cazzola

Ironia sottile. Renzi, a naso, manterrà la propria posizione, essendo stato il suo governo ad aver promosso una delle migliori leggi degli ultimi anni, che nell’indifferenza dei sindacati, e di Elly Schlein, ha contribuito a creare lavoro, lavoro, lavoro. Più interessante è capire, di fronte alla prospettiva referendaria, da che parte starà il governo, e da che parte starà Giorgia Meloni. Il tema è evidente: riuscirà il Pd a farsi sottrarre da Meloni un’altra grande e popolare bandiera creata dal Pd?


Al direttore - I problemi idrici e quelli successivi a un sisma sono parte di uno stesso problema. Alcuni sismologi californiani ritengono che il maggior numero delle vittime dopo un terremoto sia provocato dalla carenza d’acqua e non dalla distruzione materiale di case e infrastrutture. Anche per questa doppia attenzione – acqua e terremoto – ho letto con cura il prezioso contributo di Giulio Boccaletti sulla siccità “Smettiamo di guardare al cielo e guardiamoci allo specchio”. Il nostro specchio ci restituisce un territorio – quello che sta rinnovando l’ottavo anniversario del terremoto del 24 agosto 2016, nel centro Italia – profondamente mutato in un tempo brevissimo. In 50 anni abbiamo perso la metà dei coltivi e dei pascoli, il bosco è avanzato senza controllo e gestione fino al 70 per cento della superficie territoriale, le scosse sismiche hanno ridotto le portate delle sorgenti da un versante (quello adriatico) e profondamente modificato le altre sorgenti che alimentano gli acquedotti che servono, tra gli altri, la città di Roma che dipende per l’85 per cento del suo fabbisogno dalle sorgenti nell’area del cratere del sisma 2016. Sulla siccità si parla spesso di aree del sud o delle isole, ma il vero snodo del governo dell’acqua in Italia sono le montagne che la raccolgono, la custodiscono e la distribuiscono attraverso sorgenti e fiumi. Occorrono “scelte territoriali” come scrive Boccaletti. In questo senso l’Appennino centrale è la plastica testimonianza di come l’abbandono di un intero territorio produca danni a centinaia di chilometri di distanza. Le alluvioni in Emilia-Romagna o sul litorale adriatico sono “figlie” di una montagna abbandonata. Occuparsi del territorio dell’Appennino centrale e della ricostruzione dei suoi borghi è strategico per tutto il paese. E’ urgente intervenire per contrastare lo spopolamento, non solo per salvaguardare un pezzo importante della storia e delle tradizioni culturali dell’Italia, ma per assicurare la messa in sicurezza non solo delle montagne ma anche di tutti gli insediamenti vallivi e costieri minacciati dalle conseguenze delle alluvioni e dagli incendi. Per questi motivi l’attuale governo ha deciso di estendere la “mission” della Struttura commissariale dalla ricostruzione alla riparazione e al rilancio economico e sociale. L’Appennino ha subìto un forte spopolamento e le ricette degli interventi pubblici per la manutenzione del territorio sono clamorosamente fallite: sono necessarie nuove soluzioni che si basino sulle caratteristiche e le competenze dei luoghi per favorire un presidio produttivo, economicamente vantaggioso per ridare dignità a chi vive e lavora sul territorio montano. Una direttrice uguale e opposta a quella del regolamento sul Ripristino della natura, da pochi giorni in vigore, che impone un progressivo abbandono che, per l’Italia, significherebbe un tracollo della sicurezza dei territori e una perdita della biodiversità sviluppatasi nel millenario intreccio uomo-natura.
Guido Castelli


Al direttore -  Niente da eccepire sul suo articolo sulla potenziale agenda del Pd per riempire l’opposizione di contenuti efficaci. Vorrei solo aggiungere una cosa. Il debito non è colossale solamente per il suo ammontare. Ci si dimentica troppo facilmente dei 90 miliardi di interessi  destinati a crescere fino e oltre i 100. Tutti soldi sottratti agli investimenti e alla spesa sociale. Senza una riduzione del debito e degli interessi l’Italia sarà sempre costretta a lavorare solo per rimborsare i suoi creditori.  Questa è la verità nuda e cruda. Inoltre, come sanno tutti, per ridurre l’importanza del debito ci vorrebbero tassi di crescita ben superiori. Le sembra che queste due questioni veramente decisive siano al centro del dibattito politico a destra o a sinistra? Al contrario, la cultura politica prevalente dall’una e dall’altra parte sa solo pensare a nuove spese. Alcune delle quali, poche, hanno anche giustificazioni serie. Basterebbe che qualcuno ogni tanto si domandasse: con quali soldi? Cordialmente. 
Chicco Testa



Al direttore - Omissione veniale, ma il sublime Camillo Langone, nel ricordare con la sua speciale e meravigliosa retorica letteraria la mascolinità tossica di Alain Delon, vero uomo, ha dimenticato di citare il suo amore per i cani, pare molto accanito.  Grazie e buon lavoro cinofilo al mio amico Camillo.
 Giuliano Ferrara
 

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