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Lettere

Botta e risposta con l'assessore Patanè sul premio agli autisti Atac

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore -  Gentile Cerasa, dispiace dover spiegare persino un’ovvietà, vale a dire la differenza che passa tra obiettivi di produttività e premio agli assenteisti. La semplice lettura più attenta del piano industriale (peraltro a valere su un periodo non coperto da contratto di servizio) avrebbe evitato una ricostruzione giornalistica fuorviante. Atac come tutte le aziende di tpl oltre al contratto collettivo nazionale inderogabile, applica un contratto aziendale legato alla produttività degli autisti che, ovviamente, non viene percepito da chi non garantisce adeguati livelli di presenza. Decisamente il contrario del premio a chi non lavora. Se raggiungi gli obiettivi percepisci la produttività intera, se non li raggiungi ti viene decurtata. Una cosa prevista dai contratti e che accade in molte aziende. Forse qualche piccola attenzione in più avrebbe evitato un articolo e soprattutto un titolo poco attinenti alla realtà.

Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità di Roma Capitale

 

Risponde Salvatore Merlo:  Caro Patané, lei  mi ha convinto, farò come all’Atac:  chiederò subito al direttore un “premio di produttività” per essere venuto stamattina in redazione a lavorare. 


 

Al direttore - Salvatore Merlo nel pezzo di ieri sui premi presenza degli autisti dell’Atac di Roma sublima a verità incontrovertibile  il motto che da sempre serpeggia nei corridoi statali e parastatali: lo stipendio mi spetta da contratto, ma se vogliono che lavori mi devono pagare.

Valerio Gironi


 

Al direttore - La premier Giorgia Meloni nel suo apprendistato istituzionale dovrebbe capire che esiste un limite etico che chi governa non può oltrepassare mai, pena l’abiura. E dovrebbe capire che il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro con le sue dichiarazioni sul pellegrinaggio dei parlamentari alla Mecca dei detenuti e l’incontro in carcere con i soli agenti di polizia penitenziaria quel limite lo ha vergognosamente oltrepassato. La Meloni ne dovrebbe prendere atto inducendolo a rassegnare le dimissioni come il suo giornale ha chiesto dal giorno dopo.

Roberto Alatri

In senso tecnico: foeura di ball.


 

Al direttore - Continuo ad aspettare il giorno in cui Landini dirà chiaro e tondo quello che continua a non dire: salari, salari, salari, salari. Sono mesi che aspettiamo e sono mesi che continua a fischiettare. Perché? 

Mauro Termini

Perfetto. Con una aggiunta: se guidi un grande sindacato e non ti spendi con tutta la dura forza per aumentare i salari dei lavoratori scommettendo sui contratti decentrati e dunque sull’aumento di produttività non farai altro che dimostrare che l’unica priorità che ha il tuo sindacato è combattere solo per i diritti di chi non lavora più.
 

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