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Lettere

L'antisemitismo dietro quell'oscena lista di proscrizione. Intervenire

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Riprendo un periodo cardine del suo ragionamento, inappuntabile e ben documentato, sulla immigrazione: “L’immigrazione si governa non si ferma”. L’immigrazione è composta da varie componenti e non è solo un fenomeno globale. Quando il governatore di Bankitalia Fabio Panetta parla di “bilanciare le esigenze produttive con gli equilibri sociali”, se, giustamente, non intende un deleterio blocco alla Vannacci o alla Salvini, vuole conservare gli “equilibri sociali”. E quali sono questi “equilibri” se non gli equilibri fra le varie componenti della nazione che rappresentano, in ultima analisi, la nostra identità nazionale di cui siamo giustamente orgogliosi e che non si ricostruisce surrettiziamente in 10-20 anni? Infermieri, autisti, lavoratori specializzati nell’agricoltura e nell’industria sono una cosa e sono benvenuti, ma giornalisti (come lei), artisti, registi, musicisti di alto livello (tipo Muti o suoi allievi), ricercatori biologi e immunologi, virologi, specialisti di formaggi e vini italiani, liutai, per cui godiamo di giusta fama e che incrementano il nostro prestigio e il nostro export, non sono sostituibili da un giorno all’altro con un biglietto aereo. La difficoltà è proprio quella di preservare l’identità nazionale favorendo al contempo l’immigrazione. Se un giovane si forma in Italia con lo ius scholae, va considerato italiano perché capace di scegliere, come gli altri studenti, le strade che gli si aprono davanti. Insomma quando si parla di immigrazione non si può fare di ogni erba un fascio. Sta a noi scegliere quella più conveniente al paese per colmare i vuoti che si sono creati con la denatalità, in attesa che questa riprenda, sia pure fra molti anni. Quest’ultimo obbiettivo, anche se lento, non va pessimisticamente abbandonato, ma sostenuto con opportuni provvedimenti strutturali. Con stima.
Nicola Carretti


Al direttore - Leggo nel suo articolo che “L’Europa, si sa, aiuta spesso la politica a fare i conti con la realtà”, soprattutto su un tema molto scottante di questi tempi: l’orbanizzazione dell’Italia, ovverosia la deriva “amici di Orbán” verso cui alcune forze politiche – di maggioranza e di opposizione – stanno conducendo il nostro paese. Nella maggioranza, abbiamo Salvini e alcune recenti prese di posizione della Meloni – per esempio non appoggiando la rielezione della von der Leyen a presidente della Commissione Ue – che rischiano di orbanizzare l’Italia, mentre nell’opposizione abbiamo il M5s, le sinistre estreme di Lucano e Salis ed europarlamentari cattolici alla Tarquinio che muovono nella stessa direzione. Concordo con lei. C’è, però, anche un corollario alla sua analisi che andrebbe tenuto ben presente, a mio modo di vedere: l’Europa che “… aiuta spesso la politica a fare i conti con la realtà…” è quella stessa Europa che dovrebbe consigliare un esame più attento della realtà anche a tutti coloro che danno per scontato che ci si trovi – all’indomani del voto europeo del giugno scorso – di fronte a un processo evolutivo verso le “…magnifiche sorti e progressive…” del bipolarismo destra/sinistra nei sistemi politico-parlamentari dei paesi dell’Ue. A me pare che le cose siano alquanto più complesse, come dimostra quanto lei  scrive nel suo pezzo sulle oggettive spinte parallele, da destra e da sinistra, verso i rischi di orbanizzazione degli schieramenti politici dell’odierno bipolarismo italiano.
Alberto Bianchi


Al direttore - Quando nel 2008 Ottaviano Del Turco, allora presidente della regione Abruzzo, socialista di rango, venne sbattuto in galera con l’accusa di aver intascato mazzette per diversi milioni di euro, l’allora procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, che avviò l’inchiesta sulla cosiddetta Sanitopoli abruzzese, disse di avere in mano “una valanga di prove”. Prove fornite, di questo erano convinti i pm, dall’imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini, che aveva più di un motivo per avercela con Del Turco. Dopo anni di inchieste e processi, non solo vennero svelate le bugie del grande accusatore (a sua volta travolto da serie grane giudiziarie), ma di quella valanga di prove non rimase in piedi niente. Del Turco, che a seguito dell’inchiesta che lo travolse si ammalò seriamente (sì, proprio come Enzo Tortora), venne assolto da ogni accusa perché di tutte quelle mazzette non fu trovato nemmeno un centesimo, e il residuo di condanna inflitto dimostra solo che i giudici non ebbero il coraggio di smentire fino in fondo le fallaci tesi dei pm. Ottaviano Del Turco, schiacciato da quella che Claudio Martelli ha definito “violenza persecutoria” dei magistrati, era un politico e un uomo onesto. Eppure, allora la “sua” sinistra (non solo quella politica) lo abbandonò al suo destino senza avere il coraggio di spendere nemmeno una parola in sua difesa; e oggi, anche se sembra incredibile, quella stessa sinistra pare non aver ancora imparato la lezione.
Luca Rocca


Al direttore - Ho provato inutilmente a cercare la lista completa dei proscritti in quanto amici degli ebrei e filosionisti allo scopo di assicurarmi di esservi incluso. Mi inquieterebbe molto non aver meritato di fare parte di un elenco tanto ampio. Mi sentirei inadeguato: non preso nella dovuta considerazione. Chiedo pertanto ai nuovi comunisti di rimediare al più presto alla eventuale omissione.
Giuliano Cazzola

A proposito di quella lista oscena, ironia a parte. Mi auguro che nessuno, a partire dall’autorità giudiziaria, commetta l’errore di considerare questi episodi come semplici iniziative di alcuni imbecilli. Perché individuare degli obiettivi e suggerire di colpirli è pericoloso, è vergognoso ed è inaccettabile per un paese civile. E fare tutto questo in nome dell’antisemitismo è ancora più drammatico. Faccio un esempio. Se su un qualunque giornale italiano venisse fatta una lista di proscrizione con dei nomi trasformati in bersagli, la polizia sarebbe in redazione un minuto dopo. C’è da augurarsi che accada anche per questi fatti osceni. E c’è da augurarsi che chi usa l’antisionismo per mascherare il proprio antisemitismo diffondendo minacce sulla rete venga considerato come un virus della democrazia e non come un semplice troll.

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