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lettere al direttore

Antifascisti, invece di guardare al passato, occupatevi del futuro

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “C’è un antifascismo che ha contribuito a riportare la pace e la democrazia in Italia, cancellate dal nazismo e dal fascismo, dalla guerra, dall’orrore delle leggi razziali. In quello mi riconosco. C’è un antifascismo che voleva portare l’Italia sotto un’altra dittatura, quella di ispirazione sovietica, che ha generato la lotta armata negli anni 70. Quello lo ripudio e lo combatto”. Lo ha detto Fabio Rampelli in un’intervista a Repubblica. Sottosegretario alla Giustizia al posto di Delmastro sarebbe una buona idea?
Luca Rocca

Chiunque, tranne Delmastro. Rispetto al tema dell’antifascismo: prima l’opposizione si renderà conto che l’antifascismo non è il problema di questo governo e prima riuscirà a incalzare il governo mettendogli di fronte i veri problemi che caratterizzano questo governo, e di cui l’opposizione si dovrebbe occupare: zero attenzione alla concorrenza, zero attenzione ai salari, zero attenzione alla crescita, zero attenzione al peso che l’Italia dovrebbe avere in Europa. Antifascisti di tutto il mondo: smettetela di guardare al passato e iniziate a occuparvi di futuro. 

   


   

Al direttore - Franco Monaco lo ricordavo come un tenace sostenitore dell’Ulivo, con il quale, malgrado un certo oltranzismo nella difesa del suo ulivismo, era possibile confrontarsi e discutere anche su temi duramente controversi senza ricorrere alle formule che liquidano chi la pensa diversamente come “collaborazionista” con tutto il senso spregevole e negativo che ha questo termine nel lessico della sinistra. Leggo invece sul Domani (27 agosto) una intemerata contro Nicola Rossi “reclutato” dal governo Meloni per occuparsi di fisco: l’ultimo caso, ci avverte Monaco, di aperto collaborazionismo con la destra di “esponenti politici forgiati nel Pci e nei suoi epigoni”. Nicola Rossi come è noto, è uno studioso di economia, da molto tempo lontano dall’impegno politico diretto, che si è sempre caratterizzato per una riflessione originale e innovativa negli studi economici. Con i suoi lavori si può convenire o meno ma così stanno le cose.  Franco Monaco si avventura in una ricostruzione delle scaturigini politiche e intellettuali di questo succedersi, a suo parere, di cedimenti al nemico: atlantismo dogmatico, neoliberismo e mercatismo, malinteso garantismo, riformismo retorico, queste le colpe del “collaborazionista”. Sembra riemergere nello scritto di  Monaco il lessico e la forma mentis di quando, negli anni cupi della sinistra, per distruggere un oppositore veniva portata come prova della sua colpa che fin dalla sua giovinezza, il reprobo era un lestofante venduto all’imperialismo e alla reazione. Per fortuna anche a sinistra viviamo tempi diversi. La colpa maggiore del passaggio armi e bagagli ai nemici del sindacato, dei diritti sociali, della Costituzione per Franco sarebbe nientedimeno di  Togliatti! La matrice togliattiana,  impregnata di crudo realismo, avrebbe spinto gli ex togliattiani a forme di collaborazione con la destra, anche fascista, a posizioni non in linea con la sensibilità del popolo di sinistra. Monaco conclude la sua filippica con un richiamo psicoanalitico: la sfrenata ansia di collaborazione con la destra sarebbe opera dell’operare di un inconscio senso di colpa per l’estremismo giovanile e la militanza nel Pci.  Lo scritto di Monaco mi appare  un segno dell’impoverimento culturale che la politica ha subìto, del prevalere di una cupa intolleranza nella vicenda politica odierna. Cupa intolleranza che è altra cosa dalla battaglia politica e ideale anche quella dura ed esplicita, vorrei ricordare a Monaco.
Umberto Ranieri
 

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