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lettere al direttore

Sugli incentivi alle famiglie con figli, forza Giorgetti! Come direbbe Putin, Spasiba, caro Tarquinio

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Gli immigrati per Trump sono tutti vicentini (magnagatti).
Michele Magno
 


 

Al direttore - Ho letto con interesse l’articolo pubblicato sul Foglio in cui si anticipano alcune delle misure che il governo si appresterebbe a varare al fine di incentivare la natalità. Come Forum delle associazioni familiari crediamo nell’importante ruolo che le politiche fiscali svolgono per favorire la natalità e sostenere le famiglie, pilastro fondamentale della nostra società. Da anni, in Italia, assistiamo a un preoccupante declino demografico che minaccia la tenuta del nostro tessuto sociale ed economico. Non è solo un problema di numeri, ma di futuro: una nazione che non investe nelle famiglie e nella natalità è una nazione che rischia di inaridire, perdendo la sua forza produttiva, la sua capacità di innovare e, infine, la sua identità culturale. Tra i principali ostacoli che le famiglie incontrano oggi c’è la pressione fiscale, spesso insostenibile, che grava soprattutto sulle coppie con figli. E’ evidente la necessità di una riforma del fisco, giusta, che alleggerisca il carico sulle famiglie e, parallelamente, introduca misure di premialità alla natalità, attraverso un sistema di sgravi fiscali e contributi adeguati, che tenga in giusto conto le funzioni di interesse generale svolte dalle famiglie. Le famiglie devono poter contare su una giustizia fiscale e contributiva che permetta loro di crescere i figli in serenità e sicurezza. L’introduzione di sgravi fiscali, l’aumento del bonus Bebè e l’estensione della premialità per l’accesso ai servizi educativi e di cura sono solo alcuni degli interventi che possono realmente fare la differenza. Questi provvedimenti non solo eliminerebbero un ingiusto peso economico sulle famiglie, ma invierebbero un segnale forte da parte dello stato: fare figli non è solo una scelta privata, ma un investimento per il paese. Inoltre, è fondamentale ripensare il sistema di welfare in chiave familiare, supportando le madri e i padri lavoratori con politiche che incentivino il bilanciamento tra vita lavorativa e vita familiare. Il lavoro e la famiglia non devono più essere percepiti come due realtà in conflitto, ma come parti complementari di una vita sociale equilibrata e sostenibile. Un futuro migliore passa per il benessere delle famiglie e per una concreta inversione di tendenza sul fronte della natalità. Auspichiamo, in tal senso, la prosecuzione del tavolo di confronto con il governo per individuare le misure necessarie a sostegno delle famiglie in vista della prossima manovra finanziaria. E’ nostro dovere, come società e come stato, creare le condizioni per un paese più fertile, sia in termini demografici sia di opportunità.
Adriano Bordignon 
presidente del Forum delle Associazioni Familiari

Forza Giorgetti!

  


   

Al direttore - Ho letto il suo interessante editoriale sul Foglio di oggi e desidero illustrarle il mio punto di vista. Il problema è sul modo migliore di incrementare la natalità. Mi sembra che non si decide di avere più figli per pagare meno tasse. Il punto non è tanto quello di avvantaggiare le rare famiglie con più figli, ma di incoraggiare ad averne quelle che non ne hanno nessuno: l’età della prima gravidanza è ora di più di 32 anni. Se una donna ha un primo figlio a 32-33 anni le rimangono poco più di 10 anni per averne altri, prima che si chiuda il suo ciclo riproduttivo. Venti anni fa una primigravida dopo i 25 anni veniva definita nei trattati di ostetricia “attempata” e considerata quindi a rischio più elevato per ragioni inerenti alla gravidanza o alla maggiore frequenza di patologie diverse. Se l’aumento dell’età media di queste primigravide è diventata “normale” , la regola lucreziana che “natura non facit saltus” rimane purtroppo sempre valida. Non desidero riempire questa breve lettera di considerazioni statistico-demografiche ma semplicemente dire che lo sforzo economico da fare mi parrebbe quello di incoraggiare le prime gravidanze (piuttosto che le terze o le quarte), dando un contributo alla donna o alla coppia che decida di portarle a termine, diciamo di 1.200-1.500 euro al mese a partire dal momento in cui si positivizza il test di gravidanza, fino al compimento dei 18 anni del figlio, in modo da sfavorire anche una terminazione anticipata. Questo provvedimento costerebbe meno di 6 miliardi, sarebbe spalmato in più anni, risulterebbe più efficace nel tempo e interesserebbe donne di età inferiore. Una volta partito il meccanismo la donna, o la coppia, sarà incoraggiata, con il passare degli anni e, si presume, con nuove opportunità di lavoro, ad avere così il secondo e anche il terzo figlio. Tutto il contrario quindi del progetto del governo, basato su calcoli demografici a tavolino piuttosto che sulla esperienza ostetrica reale che, peraltro, non esclude una proiezione demografica favorevole successiva.
Nicola Carretti
già professore di Ostetricia a Padova, Ancona e Siena

 


 

Al direttore  - Afferma l’ex direttore di Avvenire e attuale europarlamentare Pd, Marco Tarquinio: “Il presidente Zelensky, con il gran rimpasto di governo appena realizzato, ha modellato definitivamente a sua immagine somiglianza il vertice ucraino. Proprio come ha sempre fatto Putin al Cremlino e negli altri centri di potere politico ed economico moscoviti”. Segue a ruota l’ex sindaca di Torino e vicepresidente del M5s, Chiara Appendino: “Con difficoltà, perché è corresponsabile della folle escalation militare di Biden, voterei sicuramente per Harris”. Dal futuro campo largo è tutto. 
Luca Rocca

Come direbbe l’adorato Vladimir, Spasiba, caro Tarquinio.

 


 

Al direttore - In merito all’articolo pubblicato questa mattina dal quotidiano da te diretto dal titolo “Meloninvest” a firma di Carmelo Caruso, precisiamo che la consigliera di amministrazione Simona Agnes non ha mai prodotto format per la Rai.  Nel ringraziarti per l’attenzione, cogliamo l’occasione per augurarti buon lavoro.
Ufficio Stampa Rai