Lettere al Direttore
L'Onu che fischietta sul suo collaborazionismo con Hamas
Chi ha scritto al Direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Da qui al 7 ottobre, un pezzetto di “Statuto di Hamas” al giorno: “Lo schema sionista non ha limiti, e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei ‘Protocolli degli Anziani di Sion’, e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento”.
Andrea Minuz
A proposito di Hamas. Mercoledì il ministro della Difesa Yoav Gallant ha reso noto un interessante documento scritto da un comandante militare di Hamas a Gaza, ora defunto, a Yahya Sinwar. Un documento in cui si descrive la “difficile situazione” che deve affrontare l’ala militare del gruppo terroristico. L’ex comandante della Brigata Khan Younis di Hamas si chiamava Rafa’a Salameh, aveva lavorato a stretto contatto con il leader di Hamas Mohammed Deif anche alla pianificazione del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit e dell’attentato suicida del 2005 presso l’avamposto di Orkhan, ed è stato ucciso insieme a Mohammed Deif in un attacco aereo a luglio, e aveva scritto a Sinwar queste parole: “Abbiamo perso il 90-95 per cento delle nostre capacità missilistiche e circa il 60 per cento delle nostre armi”. E ancora: “Abbiamo perso almeno il 65-70 per cento dei nostri lanciarazzi e missili anticarro e, cosa più importante, abbiamo perso almeno il 50 per cento dei nostri combattenti tra martiri e feriti, e ora ci resta il 25 per cento”. E infine: “L’ultimo 25 per cento dei nostri ha raggiunto una situazione in cui la gente non li tollera più e sono distrutti a livello mentale e fisico”. Ieri, giustamente, il segretario di stato americano Antony Blinken ha esortato Israele a proteggere gli operatori umanitari, il giorno dopo che sei membri dello staff dell’Unrwa sono stati uccisi in un raid israeliano a Gaza. Blinken ha ragione. Ma ha ragione anche chi chiede all’Onu di riflettere su un tema non più eludibile. Per esempio, se sia normale o no che siano sempre di più i dipendenti dell’Unrwa di cui si scopre la collaborazione con Hamas (nel raid drammatico di Israele sono morti dipendenti dell’Unrwa che pianificavano e partecipavano ad attacchi contro Israele). Per esempio, se sia normale o no che in alcune sedi dell’Unrwa siano stati trovati centri di comando utilizzati per operazioni di sorveglianza e per assemblare droni tattici, razzi, mitragliatrici, mortai, esplosivi e granate (l’ultimo è stato trovato il 12 luglio). Per esempio se sia normale che in una scuola dell’Unrwa, a maggio, sia stata trovata un’ampia collezione di armi terroristiche. Per esempio se sia normale che, dopo il 7 ottobre, sia stato trovato un gruppo su Telegram composto da 3.000 insegnanti dell’Unrwa a Gaza pieno di post che esprimevano sostegno al massacro di Hamas avvenuto il 7 ottobre. Blinken ha ragione e ogni morto innocente di Gaza non può che essere pianto. Ma quando l’Onu fischietta sul suo collaborazionismo con Hamas offre un buon pretesto per sospettare che il suo odio contro Israele sia qualcosa di più di un incidente della storia.
Al direttore - Sono trentacinque anni (cioè dal 1989) che non leggo i libri dei segretari dei partiti della sinistra italiana. Per lo più manipolano i fatti, confondono le idee, sono scritti male e esibiscono un fastidioso narcisismo. Non ho quindi letto nemmeno l’ultima fatica letteraria di Elly Schlein. Ma mi fido della sua recensione. Cordiali saluti.
Michele Magno
Al direttore - A luglio, rispondendo al vostro quesito su che cosa mancasse al governo Meloni, risposi: il coraggio su demografia e libertà di educazione. Adesso pare che Giorgetti stia per varare un gran piano per la natalità. Mai come stavolta sarei felice di essere stato smentito (almeno a metà). Buon lavoro.
Giovanni De Marchi
Dita incrociate.
Al direttore - Essendo del partito degli ottimisti spero che, al governo, sulle partite europee, se la cavino. Ma la furbizia non sempre paga.
Pasquale Pasquino