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Lettere

Viva la procura di Parma contro il circo mediatico-giudiziario

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Andrebbe stampato e incorniciato il comunicato stampa con cui la procura di Parma, nella vicenda del corpo di un neonato trovato sepolto in un giardino, ha giustificato la posizione – definita di “basso profilo” – assunta sino a ora nei confronti della stampa, richiamando l’attenzione sui rischi del processo mediatico. La propalazione di notizie durante le indagini – si legge nel comunicato – se, da un lato, avrebbe soddisfatto la legittima aspettativa di conoscenza da parte dell’opinione pubblica, dall’altro avrebbe determinato la creazione di quel “circuito mediatico” dal quale poi riesce difficile uscire (“perché, una volta innescato, richiede sempre nuovi e quotidiani aggiornamenti”). Solo un basso profilo ha “consentito agli inquirenti di lavorare alacremente con quella tranquillità e serenità che solo il silenzio mediatico avrebbe potuto garantire”; se, al contrario, “si fosse scelta la linea della comunicazione libera e costante, sui protagonisti della stessa sarebbe stato acceso un faro così potente da innescare quello che gli esperti di comunicazione definiscono ‘circo mediatico’, che è l’esatto contrario di quella presunzione di innocenza che si è voluto garantire”. Citando il recente libro del prof. Manes (“Giustizia mediatica”), il procuratore ha osservato come il processo mediatico avrebbe avuto, sulle persone coinvolte, “effetti ben più devastanti del processo giudiziario”, dovendosi, al contrario, evitare che i soggetti coinvolti vengano “esposti all’assedio di taccuini, telecamere e microfoni, come purtroppo avviene in casi del genere”. In un’epoca in cui ogni occasione è buona per invocare presunti bavagli dovuti alle norme in tema di presunzione di innocenza (basti pensare ai recenti casi Bayesian e Rotaru, su cui alcuni giornali hanno titolato in prima pagina che sarebbe “vietato parlare dello yacht e dei femminicidi”), parole come queste suonano, nella loro semplicità, quasi rivoluzionarie. C’è un procuratore a Parma: meno circhi mediatici e più bassi profili.

Guido Stampanoni Bassi

Un comunicato perfetto. Peccato solo che in Italia, quando si parla di lotta contro il circo mediatico-giudiziario, quello che dovrebbe essere ordinario è diventato  straordinario. Viva la procura di Parma. 


 

Al direttore - Cara presidente Meloni, una domanda, anzi un appello: ma perché lei si sente in dovere di commentare tutto? Perché non c’è fatto e soprattutto fatterello sul quale lei, esimio primo ministro, non lascia correre? Perché a Cernobbio, che non è certo il privé del Billionaire, ha commentato l’appello che le era stato rivolto dalla donna che ha portato alle dimissioni del suo ministro della Cultura? Facendo un piccolo passo indietro, perché sentiva il dovere di giustificarsi con i suoi milioni di follower delle varie piattaforme, dove si muove con una abilità straordinaria, e quindi di fatto con 59 milioni di italiani, il suo diritto a fare una vacanza d’agosto con la sua famiglia? Peraltro esattamente come ha fatto ognuno di noi. Andiamo ancora indietro: da quel tormentone “Io sono Giorgia” nato al comizio in piazza San Giovanni a Roma, sono passati quasi 5 anni. Lei, onorevole Meloni, è riuscita a girare in suo favore il testo della hit che in verità era a favore della comunità lgbt. 13 milioni di visualizzazioni a oggi, chapeau. Caso unico. Ma il campo di battaglia era quello dell’opposizione, dove vale tutto e anche il suo contrario. Presidente Meloni, ha dimostrato di non avere eguali su quel terreno, ma oggi vorremmo ricordare che “io sono Giorgia” è in verità il presidente del Consiglio, il presidente di tutti, democraticamente eletto. “No comment – caro presidente, come disse Churchill – is a splendid expression”.

Luca Arini
 

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