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Lettere

Le manifestazioni che celebrano il terrorismo non s'hanno da fare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Auguriamo al senatore Morra di svolgere la sua campagna elettorale in trasferta nel miglior modo possibile, magari parlando di programmi elettorali e di problemi del territorio in tal modo da evitare di parlare nuovamente di Jole in modo così poco sensibile e inopportuno, e soprattutto ribadire un pensiero poco rispettoso che colpisce tutti i malati oncologici e le loro famiglie
Paola e Roberta Santelli
 

Abbiamo visto che il senatore Morra ha detto di essere stato frainteso, perché “decontestualizzato”. Confermiamo tutto quello che il Foglio ha scritto ieri, dalla prima all’ultima parola. Un abbraccio a voi.
 



Al direttore – Da qui al 7 ottobre, un pezzetto di “Statuto di Hamas” al giorno: “Abbandonare il circolo del conflitto con il sionismo è alto tradimento e risulterà in una maledizione sul colpevole. Così ogni fila seguirà l’altra, i combattenti del jihad seguiranno altri combattenti del jihad, e le masse sorgeranno da ogni parte del mondo islamico in risposta all’appello al dovere, ripetendo: Venite al jihad! Questo appello squarcerà le nubi nei cieli, e risuonerà finché la liberazione non sia realizzata, gli invasori siano vinti, e la vittoria di Allah sia assicurata”.
Andrea Minuz
 



Al direttore – Essendo stato il sottoscritto, ostetrico “obiettore”, come l’80 per cento dei colleghi, anzi, avendo io stesso convinto, in quella settimana di ripensamento consentita dalla legge 194, molte donne a non abortire, alcuni di questi “aborti mancati o evitati”, ora portano il mio nome e hanno avuto, a loro volta figli. Mi posso considerare quindi un “nonno embrionale”. Il Papa non ha mai fatto dell’aborto una battaglia prioritaria come è avvenuto per gli immigrati o la pedofilia. Tuttavia non me la sento di attribuire alla parola “sicari”, da lui usata, un significato di condanna di medici e infermieri con diversa sensibilità, ma semplicemente di “esecutori”. Il perdono dei peccati invocato da Michele Magno viene dopo averli individuati e non a prescindere: si perdona dopo, non prima. Sia la legge che la scelta personale consentono di non obbedire a leggi od ordini che si ritengono in coscienza sbagliati o anche ripugnanti.
Nicola Carretti
 

Capisco ma non concordo, caro Carretti, perché le parole hanno un peso. Sicari vuol dire sicari, non esecutori, e se avesse detto esecutori sul tema ovviamente non ci sarebbe stato alcun dibattito. Sicari anche no, grazie.
 



Al direttore – Come quella volta che si recò dallo spacciatore per citofonargli, anche ora il ministro Matteo Salvini pretende di conoscere gli indirizzi dei responsabili del guasto alla rete ferroviaria. Ha proprio un chiodo fisso.
Roberto Alatri
 



Al direttore – Incipit e finale dell’appello dei promotori della manifestazione che si svolgerà domani a Roma: “Il 7 ottobre 2023 è la data storica di una rivoluzione […]. La rappresaglia di Israele, un genocidio inaudito senza precedenti nella storia umana, ha mostrato a tutti i popoli del mondo l’orrida natura del sionismo e dei suoi alleati, gli Stati Uniti, l’Europa e i governi arabi collaborazionisti”. Alla manifestazione hanno aderito un centinaio di sigle, tra cui molti collettivi universitari e varie “intifade” degli studenti liceali (a conferma che la scuola è il principale tallone d’Achille del nostro paese). Nonostante il divieto della questura, sono previste decine di migliaia di partecipanti. Vedremo cosa accadrà. In ogni caso, qui siamo ben oltre l’ignobile equivalenza tra il genocidio nazista degli ebrei e la repressione israeliana dei palestinesi. Qui siamo di fronte a un vero e proprio delirio della ragione, e a un rigurgito di antisemitismo assai serio. Lasciamo pure, allora, che fuoriesca dalle fogne dell’impostura antigiudaica e si riversi sulle strade della capitale. Impedendo ovviamente ogni atto e forma di violenza più o meno premeditata, è meglio che le menzogne filopalestinesi abbiano la libertà di esprimersi. Chissà, così forse la sinistra democratica italiana si sveglierà dal suo torpore e capirà da che parte bisogna stare.
Michele Magno
 

Basta molto meno per capire di che stiamo parlando. Basta inquadrare il concetto principale promosso dagli organizzatori della manifestazione illegale del 5 ottobre: “Resistenza non è terrorismo”. E ancora: “Dopo un anno il valore dell’operazione della resistenza palestinese e della battaglia del Diluvio di al Aqsa è chiaro a tutto il mondo”. Celebrare il 7 ottobre vuol dire celebrare il terrorismo. Questa manifestazione non s’ha da fare. Forza Piantedosi.

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