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lettere al direttore

Il confine sottile fra paesi sicuri e quelli non sicuri, secondo i giudici

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - In merito al suo editoriale dal titolo “L’agenda Tafazzi che guida la sinistra ambientalista” si precisa che, per quanto riguarda la vicenda del trasferimento del rigassificatore da Piombino a Vado Ligure, Orlando non ha firmato nessun decreto che ne prevedeva il trasferimento dalla cittadina toscana a quella ligure. Una notizia infondata e che ha già generato in Liguria, per lettori distratti, polemiche che non sono servite per fortuna ad allontanare le responsabilità della giunta Toti dalla scelta poi fatta su Vado Ligure. Nel dl 50 del 2022 del governo Draghi, un provvedimento omnibus su “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”, firmato anche da Andrea Orlando che da ministro del Lavoro aveva, tra le altre cose, inserito il finanziamento del Fondo Affitti, si prevedevano interventi di nuova capacità di rigassificazione in seguito alla crisi energetica dovuta al conflitto in Ucraina. Nello  stesso decreto non si faceva in alcun modo riferimento al termine “ricollocamento” di impianti, né a Vado o altri siti. Con il successivo decreto legge 57 del 2023 del governo Meloni, poi, su “Misure urgenti per gli enti territoriali, nonché  per garantire  la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e  resilienza  e per il settore energetico”, firmato dalla presidente Meloni e dai ministri Pichetto Fratin, Giorgetti, Fitto e Bernini, venne “emendato” il testo del governo Draghi inserendo il termine “ricollocazione” degli impianti di rigassificazione, aprendo così la strada alla possibilità, colta dalla giunta Toti, di proporre Vado come sito alternativo a Piombino. Del resto basta consultare gli atti in Gazzetta Ufficiale per sapere come sono andati i fatti. La sindrome Nimby chiamata in causa sarebbe più da applicare alla fattispecie Piombino dove, non abbiamo prove ma non è difficile prevederlo, il governo Meloni non si sarebbe affrettato a trovare un’altra sede rispetto alla cittadina toscana se non fosse stata amministrata da un sindaco di Fratelli d’Italia. Si fa presente inoltre che un rigassificatore in Liguria già c’è e che la destra, evidentemente non considerata tafazziana, si è affrettata a sostenere la posizione di Orlando, tanto è vero che Bucci è andato a Savona a dire che non ci sarà nessun rigassificatore. Cogliamo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.
L’ufficio stampa di Andrea Orlando

Gentilissimi, grazie della lettera. Noto che si smentisce una cosa che non abbiamo mai scritto, ovvero che l’ex ministro Orlando avrebbe firmato un decreto che prevedeva il trasferimento dalla Toscana alla Liguria del rigassificatore di Piombino. Abbiamo scritto quello che confermiamo: l’ex ministro Orlando, nel 2022, firmò un decreto, il dl 50 del 2022, che prevedeva esplicitamente, all’articolo 5, la presenza del rigassificatore in banchina, a Piombino, per uno o due anni. Dunque, l’ex ministro Orlando sapeva perfettamente che dopo tre anni il rigassificatore previsto a Piombino avrebbe potuto trovare una nuova destinazione. Non ci sembra di aver letto nel dl 50 del 2022, né negli atti successivi, che quel rigassificatore sarebbe dovuto andare  in una qualsiasi regione italiana, tranne quelle non gradite all’ex ministro. Un cordiale saluto a voi. 

   


  

Al direttore - I nostri magistrati hanno sentenziato che Egitto e Bangladesh non sono paesi “sicuri”. Ma questa sentenza significa che i 107 milioni di abitanti dell’Egitto e i 161 milioni di abitanti del Bangladesh hanno tutti, d’ora in poi, il diritto di venire a vivere in Italia, solo che lo desiderino, e che noi italiani si abbia il dovere di accoglierli tutti? E’ forse per questo che Piantedosi ha definito “abnorme” tale sentenza?
Pietro Volpi

I paesi sicuri per il governo ma considerati non sicuri dai giudici sono i paesi dove sicuramente, per i giudici, non si possono rimpatriare alcuni migranti con procedura d’urgenza. Ma se il criterio seguìto dai giudici per definire i paesi sicuri dovesse essere lo stesso anche per i casi da esaminare con procedure non di urgenza non ci sarebbero più molti confini con paesi oggi considerati sicuri dal governo.

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