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Demonizzare Israele con un tweet. E poi provare a smentirsi
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - L’editoriale “La menzogna della fame a Gaza”, pubblicato sul Foglio del 28 novembre 2024 basa il proprio argomentare sulla seguente affermazione che attribuisce a Oxfam: “Niente più aiuti a Gaza da 50 giorni”. E subito dopo aggiunge: “Questa è un’accusa ridicola”. Non abbiamo mai sostenuto che non siano stati forniti a Gaza aiuti da 50 giorni, poiché nel nostro comunicato stampa del 27/11/2024 al quale evidentemente si fa riferimento, si dice invece che gli aiuti non pervengono più “a Gaza Nord” o “nel Nord di Gaza”: nel titolo, nel sommario, nelle dichiarazioni e all’interno del testo del comunicato stesso, per 14 volte in una sola pagina. E’ poi privo di riscontro definire Onu, Oxfam o altre ong, “incompetenti e incapaci di consegnare gli aiuti”, in seguito al fatto che “98 camion di aiuti sono stati dirottati e i beni rubati”, e perché “si rifiutano di dire” chi ne sia responsabile. Oxfam non aveva suoi aiuti su quei camion e quindi non aveva titolo per intervenire sull’episodio; l’Onu ha dichiarato di non essere in grado di individuare i responsabili dei fatti avvenuti in una zona sotto il controllo israeliano. Inoltre, le norme del diritto umanitario internazionale prevedono l’obbligo per Israele di garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti. Sempre ai fini della nostra reputazione, precisiamo che Oxfam ha richiesto da subito la liberazione degli ostaggi e che è tra le organizzazioni firmatarie di un appello all’Onu per l’accesso della Croce Rossa: “Allo scopo di assicurare che il trattamento ricevuto dai detenuti sia in linea con leggi e standard riconosciuti a livello internazionale”. Che l’organismo governativo israeliano che coordina gli aiuti per Gaza (Cogat) ha relativamente “facilitato” l’ingresso degli aiuti e che questi sono risultati insufficienti: da gennaio sono entrati in media 153 camion al giorno di beni essenziali a fronte dei 500 consentiti prima del conflitto, che ha azzerato la capacità produttiva di cibo. E che Oxfam è riuscita, tra enormi difficoltà, a portare aiuti a 790.000 persone, distribuendo acqua pulita, cibo e beni di prima necessità. Distinti saluti.
Paolo Pezzati, portavoce per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia
Gentile Pezzati, spero davvero, data la grande reputazione di Oxfam, che voi non osserviate lo scenario mediorientale con la stessa attenzione con cui osservate i vostri canali social. L’affermazione da cui siamo partiti e che voi ci contestate è stata postata il 27 novembre alle 15.31. Agevolo il vostro tweet: #Oxfam: “Da 50 giorni #Israele blocca gli aiuti, è pulizia etnica”. Se possiamo essere onesti, ci avrebbe fatto piacere ricevere una smentita su un altro tema. L’espressione che utilizzate, “pulizia etnica”, andrebbe forse utilizzata con meno leggerezza rispetto a come avete fatto, considerando che il paese a cui fate riferimento rappresenta il popolo che ha subìto la peggior pulizia etnica del Novecento. Ma ci rendiamo conto che demonizzare Israele fa parte dell’identità del vostro brand. Cordiali saluti a voi.
Al direttore - “Il Conte zio (“Promessi sposi”, cap. XVIII) è un’autorità d’influenza, esercitata a fine malefico. E’ un anonimo, che ha la forza della sua nullità, la consapevolezza del suo niente divenuto una potenza, è ombroso del suo credito, del suo sangue, del suo nome, che son tutto per lui; la sua vanità si trasforma in ingiustizia e l’uomo ridicolo diventa cattivo. Nel colloquio con il padre provinciale appare esperto diplomatico; la sua prudenza (che è spesso viltà ed egoismo) è la sua virtù. E’ vacuo non men che cattivo, irriducibilmente testardo e puntiglioso. Punta alla carriera, avveduto e scaltro, ambiguo nei comportamenti ma vuoto dietro l’apparenza, come quelle scatole [...] con su certe parole arabe: e dentro non c’è nulla” (Eugenio Donadoni, “Scritti e discorsi letterari”, 1921). Ogni riferimento a un omonimo politico contemporaneo è, o forse non è, puramente casuale.
Michele Magno
Al direttore - Il settore Automotive oggi in profonda crisi vede tutti i produttori e i manager di alto profilo della distribuzione dispensare soluzioni, attribuendo le cause di tale crisi a tanti fattori ma sono solo scuse rispetto a una pessima gestione che dura da decenni. E in Italia abbiamo una storicità a riguardo che può fare (cattiva) scuola. Le logiche produttive hanno seguito solo logiche di profitto, per esempio, alzando i listini in maniera esponenziale, immettendo sul mercato prodotti di qualità non giustificata dai costi. E al cliente chi pensa? I costi sono diventati proibitivi e non solo perché non supportati dall’effettivo valore del bene acquistato, ma anche da cattive consulenze mai rivolte al reale bisogno del cliente, volte invece a coprire operazioni commerciali strampalate e azzardate. L’utente è stanco, non vuole e non può più permettersi di buttare via denaro verso un prodotto che, indipendentemente dalla sua natura, che sia con motore termico o con diverse tecnologie, da qui a quattro anni sarà vecchio, sarà invendibile e soprattutto si vedrà limitato nell’utilizzo verso i centri urbani che cambiano modalità di accesso con normative sempre più stringenti. Lo stesso concetto va replicato con chi ci governa, che inequivocabilmente del cittadino (utente) non se ne cura! L’ultima Finanziaria, da cui sono emerse ancora più tasse, normative sulle emissioni incomprensibili, nessuna politica di sviluppo studiata di concerto con chi produce per contrastare lo stradominio cinese, genera un ulteriore appesantimento nei confronti di chi poi deve decidere se spendere o meno migliaia di euro. Infine, la gestione della transizione tecnologica verso il 2035 è passata da un’iniziativa volta al futuro, lodevole, a una iniziativa confusa che confonde tutti, produttori compresi!
Mirko Cimarelli, consulente per l’automotive