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E' quando l'occidente arretra che le canaglie colmano il vuoto
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Non mi unisco agli indignati per la grazia che Biden padre concede a Biden figlio. Possono esserci ragioni che rendono accettabile la cosa. Ma giunto al tramonto della sua parabola politica, il cattolico e compassionevole Biden potrebbe/dovrebbe graziare tutti i condannati a morte negli Stati Uniti. Non ha nulla da perdere. Ci guadagnerebbe qualcosa.
Valter Vecellio
Al direttore - Come fa Elkann a dire al Parlamento quante auto produrrà in Italia se non ha la minima idea di quante ne potrà vendere?
Chicco Testa
Al direttore - A proposito di Terzo polo. La necessità di una rappresentanza politica che si riconosca liberale, democratica, riformista, inserita pienamente nel contesto occidentale, sarebbe la soluzione migliore per far progredire questo paese. L’elemento che ha sempre impedito l’attecchimento di una aggregazione simile in Italia, è che quando si devono fare scelte per razionalizzare le spese, sviluppare la meritocrazia, sburocratizzare la funzione pubblica, ci si scontra con una molteplicità di interessi di categoria, di diritti acquisiti, di rendite di posizione, che ostacoleranno sempre una politica che tolga loro privilegi e ridimensionamento economico. Le varie esperienze che hanno provato o che stanno provando a costruire un Terzo polo che si possa confrontare con le attuali aggregazioni politiche di stampo prettamente populiste, si scontreranno sempre con tutta una serie di paletti. Dai mass media, ormai in gran parte guidati da interessi corporativi e molti legati alle compagini politiche di maggior peso nel paese. Da una magistratura senza controllo, che scavalca senza ritegno il proprio ruolo di super partes. Da burocrati stabilmente ancorati nelle proprie posizioni. Da politici della vecchia guardia, che detengono fortemente ancora ambiti di potere, che utilizzano per i propri interessi. Ci sarà poi comunque il problema della gestione della direzione di un eventuale Terzo polo. Chi giustamente si espone e mette tutte le proprie energie per realizzare questo progetto, avrà difficoltà poi a delegare ad altre figure il suo processo formativo e qui riemerge la questione della necessità o meno del leader. Aggregare molteplici proposte, distribuire competenze valorizzando il merito e non l’appartenenza, sulla carta può risultare fattibile, ma nella pratica, diventa difficile. A tutt’oggi le esperienze passate hanno tutte fallito. Il superamento dell’ego sarà il primo ostacolo da superare.
Francesco Sandri
Al direttore - Il colpevole numero uno ha nome e cognome: Barack Obama. Certo, c’è il timore che dopo il 20 gennaio la presidenza Trump smantelli gli aiuti all’Ucraina; e c’è anche la convinzione che Biden, mese dopo mese, sia stato troppo prudente nel pur convinto e fondamentale sostegno militare a Kyiv. Ma se prima di loro, prima ancora dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca nel 2017, prima ancora dell’èra Biden, il più sopravvalutato presidente americano, Barack Obama, avesse reagito all’annessione della Crimea nel 2014 da parte di Putin e fosse intervenuto in Siria, nel 2015, per punire l’uso di armi chimiche da parte di Assad, e impedire così alla Russia di allungare i suoi tentacoli nel Mediterraneo, probabilmente la storia avrebbe preso una piega meno drammatica. Oggi a tentare di reindirizzarla verso il binario giusto, quello della maggiore libertà possibile, sono l’Ucraina, con la sua resistenza a Putin, e Israele, con la sua guerra contro l’asse del terrorismo capeggiato dall’Iran. Nessuno sa se ci riusciranno. E’ quello che ci auguriamo e che tutti in occidente dovrebbero sperare. Quello che sappiamo, però, è che i libri di storia non saranno teneri con il presidente americano che più di tutti porta la responsabilità di gran parte dell’attuale disordine mondiale.
Luca Rocca
Le linee rosse dell’occidente in Siria sono state fissate e regolarmente superate. Ed è quando l’occidente arretra che le guerre divampano e che i vuoti vengono riempiti. Anche da altre canaglie.