lettere al direttore
La Francia, che senza cultura del compromesso traballa, e noi
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Come si dice campo largo in francese?
Valerio Gironi
En Marche!
Al direttore - Il grande Giuliano Ferrara, alla luce della crisi francese, scrive che il nostro sistema italico viene studiato da tutti. Ho dubbi in proposito. Al di là della situazione attuale che si sta registrando in Francia, il sistema francese è migliore del nostro, basta ricordare il sistema elettorale del doppio turno e non solo. Noi italiani abbiamo il difetto di consolarci sulle difficoltà di Macron.
Giovanni Attinà
Da un lato, c’è un paese che traballa perché non sa come coltivare la cultura del compromesso: gli manca l’abc. Dall’altro lato, c’è un paese che non traballa anche perché sa come usare la cultura del compromesso: è l’abc della politica. Chi se la passa meglio oggi? Difficile avere dubbi.
Al direttore - Caro Cerasa, le associazioni dei consumatori e l’Osservatorio antiplagio hanno calcolato che ogni anno circa tredici milioni di italiani si rivolgono a centosessantamila professionisti dell’occulto, per un giro d’affari che macina decine di miliardi di euro. Un florido mercato della superstizione, dell’imbroglio e della credulità popolare, esploso durante la pandemia, a cui si aggiungono falangi di complottisti, rettiliani, terrapiattisti, antivaccinisti, sette sataniche, negazionisti dell’allunaggio e della Shoah. Ogni giorno trentamila nostri concittadini alzano il telefono per consultare un santone, nella speranza di vedere risolti i propri problemi di amore, salute, denaro. Nelle città come nei borghi operano stregoni, guaritori, spiritisti e sensitivi in contatto con gli alieni. Il mito di Faust si ripete in piccoli condomini di periferia, nei circoli di casalinghe inquiete, in scuole di alta magia tenute da ex cuochi o ex venditori di tappeti. Un business da nababbi, che ha invaso il piccolo schermo e che viaggia alla velocità della luce su internet. Non c’è principe delle tenebre, docente di gnosi occulte, cultore di magia nera, esperto di esoterismo che non abbia il suo sito sul web. Non basta. Ogni giorno milioni di italiani consultano fedelmente l’oroscopo sul giornale o in televisione. E’ anzi una rubrica così seguita da essere onnipresente in buona parte delle pubblicazioni, dai quotidiani nazionali alle riviste patinate, dai settimanali economici ai fumetti per bambini. Il risultato, inquietante, è quello di avere masse di ragazzini che talvolta non conoscono il nome dei sacramenti ma che sanno a memoria tutti i segni zodiacali. Insomma, siamo un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori e... di “coloro che se la bevono”. Del resto, nel nostro paese, che vanta uno dei più alti tassi di analfabetismo funzionale dell’area Ocse, resta ancora largamente inascoltato il monito di Derek Bok, già presidente dell’Università di Harvard: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza”.
Michele Magno
Al direttore - Leggo che Salvini ha detto nuovamente che Unicredit non è una banca italiana. Cito la frase testuale: “Sfido chiunque a dimostrarmi che, con l’azionariato di estrema minoranza italiano di Unicredit, si possa parlare di banca italiana”. Dunque per Salvini, una banca che ha sede in Italia i cui investitori sono prevalentemente stranieri è una banca nemica dell’Italia?
Tania Gerini
Da nazionalista, Salvini può avere dubbi legittimi sull’opportunità che vi sia una banca legata al territorio, come Banco Bpm, che potrebbe essere conquistata da una banca ancora più grande (e in ogni caso in Banco Bpm, come Salvini certamente sa, il primo azionista, con il 9 per cento, è una banca straniera, Crédit Agricole, e il terzo azionista, con il 5 per cento, è lo stesso primo azionista di Unicredit, ovvero BlackRock). Ma da nazionalista, Salvini dovrebbe essere un difensore e non un nemico delle aziende italiane che diventano un elemento di attrazione per gli investimenti nel mondo. Cercasi con urgenza un Bignami di finanza, e di sovranismo, per il vicepresidente del Consiglio.
Al direttore - Leggo sul Foglio del 5 dicembre un pezzo su Primo Nero, credo proposto a qualche premio giornalistico. Ebbene, circa un mese fa ero seduto per conto mio, col cagnolino ai miei piedi, in Villa De Sanctis. Il suddetto giovanotto ha finto di inciampare nel mio cane, ha urlato che si era fatto male, mi ha chiesto dei soldi perché aggredito dal mio cane di otto chili (mai successo), a un abbaio del cane che aveva capito prima di me di chi si trattava, si è buttato a terra facendo ogni tentativo di questo mondo per farmi dire cose razziste sul suo conto. Mi sono limitato a rivolgergli lo slogan col quale Beppe Grillo ha conquistato il paese. Non mi ha chiesto alcuna autorizzazione a pubblicare la mia immagine e sono stato lungamente perculato e insultato nei commenti sui suoi social in quanto razzista. Ho frugato un po’ fra gli altri post: se non è stata fatta pulizia ci sono vere e proprie aggressioni a poveri cristi, calunnie di fronte a pubblici ufficiali, arroganze verso gli stessi. Vedo che al Foglio Primo Nero piace. Ne sono francamente stupito. In negativo. Fraterni e affettuosi saluti.
Vittorio Zambardino
Il mondo è pieno di piccoli peccatori che si scoprono magnifici predicatori. Un abbraccio a lei.