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Lettere al direttore

Meno populismo penale uguale meno populismo. A quando la battaglia per la giustizia?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Zerocalcare: peccato non essere un trapper.
Giuseppe De Filippi

   


       

Al direttore - Dopo l’assoluzione netta di tutti gli imputati nel processo sull’inesistente trattativa stato-mafia, anche la sua appendice (così la definiva Massimo Bordin) in scena a Reggio Calabria, nota come “’ndrangheta stragista”, pare essere finita su un binario morto. L’annullamento con rinvio, da parte della Cassazione, delle condanne inflitte a Graviano e Filippone in primo grado e appello, dimostrano che anche in questo caso ci troviamo di fronte a un chiaro “errore giudiziario”? Di certo, seguendo l’andazzo del processo, era facile  convincersi che le condanne poggiavano su elementi fragili e testimonianze senza capo né coda o comunque di scarsa attendibilità. Ne deriva che la pronuncia della Cassazione non sorprende nemmeno un po’. C’è da scommettere, però, che anche stavolta l’errore non pregiudicherà le carriere delle toghe che, nonostante l’evidenza dell’assenza di prove, avevano puntato su un esito diverso. 
Luca Rocca

   


      

Al direttore - Ma come: Giovanni Floris, a “Dimartedì” intervista il ministro della Giustizia Carlo Nordio, e non gli fa una domanda su detenuti e situazione carceri (solo quest’anno non finito 87 suicidi più altri sette di poliziotti penitenziari)? Ma come: Floris dice che la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri era teorizzata da Licio Gelli, e il ministro Nordio non ricorda che anche Giovanni Falcone era favorevole?
Valter Vecellio 

 

A proposito di giustizia. Nei prossimi giorni, il capo dello stato ha in agenda una serie di interventi importanti, compreso ovviamente il discorso di fine anno, e non c’è occasione in cui Sergio Mattarella, che Dio lo benedica, non cerchi di offrire spunti di riflessione utili per spiegare e ricordare come si argina il populismo in Italia. Per questo abbiamo un piccolo sogno. Trovare un giorno, accanto all’evocazione saggia delle minacce trumpiane, anche messaggi di incoraggiamento rivolti a coloro che potrebbero intervenire su uno dei principali problemi del paese. Un tema, per capirci, che riguarda la battaglia per avere una giustizia meno ingiusta e più equilibrata, una battaglia il cui fine dovrebbe essere promuovere un percorso politico che permetta alla magistratura italiana di essere meno esondante e più indipendente e più terza. Meno populismo penale uguale meno populismo in Italia. Grazie.

 


        

Al direttore - Caro Cerasa, mi rivolgo al Foglio come residente, imprenditore e presidente dell’associazione di Strada Via del Pellegrino e della Cna Commercianti, per esprimere la mia preoccupazione riguardo alla mobilità nella nostra città. Chiedo al comune di Roma, che sta lavorando con una visione di medio-lungo periodo, di adottare con urgenza metodi alternativi di mobilità per alleviare sin da subito gli enormi disagi che ormai tutti viviamo sulla nostra pelle. Da anni chiedo all’amministrazione di sperimentare, di osare di più con azioni che abbiano un effetto immediato! Uno delle azioni che più mi sembrano percorribili è quella di puntare sulla sharing mobility e le auto condivise. Il motto potrebbe essere “non volete rinunciare alla macchina? Avete ragione, ma solo a quella in sharing”. Questi strumenti, di facile e immediata adozione, potrebbero offrire un vantaggio ai residenti del centro storico e delle zone più congestionate migliorando la qualità della vita e riducendo il numero di auto parcheggiate. Sperimentare al più presto l’uso della sharing mobility in maniera da far diventare Roma la capitale mondiale di un nuovo e moderno metodo di spostamento potrebbe rappresentare un’azione a costo zero per l’amministrazione, contribuendo tra l’altro a una transizione ecologica senza gravare sui cittadini. Spero che questa lettera possa stimolare una riflessione e un dibattito costruttivo che in questi anni è mancato. Cordiali saluti.
Federico Mondello