le lettere al direttore
A cavallo delle inchieste sbagliate. È il fango quotidiano, bellezza
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - “Nato must switch to a wartime mindset” (Mark Rutte). Titoli dei media italiani: “La mentalità di guerra del segretario della Nato” (“wartime mindset” significa “mentalità da tempo di guerra”, che è cosa ben diversa). Quando gli è stato chiesto se fosse aperto a colloqui di pace con Putin, Zelensky ha risposto: “Ciò che conta è la posizione in cui ci siederemo noi al tavolo. Siamo forti? Non ancora. Entreremo nella Nato? Non lo sappiamo. Entreremo nell’Ue? Sì, ma quando?” (intervista al Parisien). Titoli dei media italiani: “La resa di Zelensky”. Forse certi opinionisti ricorrono al traduttore di Google, o forse sono solo in malafede. Poco importa. Importa, invece, che nel nostro paese l’informazione sta diventando una fogna a cielo aperto.
Michele Magno
“Zelensky è sconfitto ma non umiliato. La prova della resistenza a un gigante bellico l’ha vinta. Ma quando Zelensky dice che non ha la forza per riprendersi il territorio occupato da Putin, un quinto abbondante del suo paese, la dichiarazione di resa è nelle cose”. Giuliano Ferrara ieri, caro Magno. E d’altronde, la dichiarazione di Zelensky è chiara e non si può non rifletterci su. “Nous ne pouvons pas renoncer à nos territoires. C’est la Constitution ukrainienne qui nous l’interdit. De facto, ces territoires sont aujourd’hui contrôlés par les Russes. Nous n’avons pas la force pour les regagner. Nous ne pouvons que compter sur la pression diplomatique de la communauté internationale pour forcer Poutine à se mettre à la table des négociations”.
Al direttore - E’ difficile prevedere – come ci si interroga nel rigoroso ed efficace articolo sul Foglio di ieri (di G. Corsetti) – se il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che certamente è determinato a difendere l’autonomia dell’istituzione nei confronti dell’Amministrazione Trump, opterà per una manovra restrittiva o accomodante. Comunque il “mix” che si prospetta – fatto di dazi, deregolamentazione, sviluppo massiccio dei “cripto asset”, concezione del primato della politica sulla Banca centrale – chiama la Fed a un impegno straordinario che si potrebbe anche concludere con le dimissioni di Powell. E’ sperabile che, invece, continui a resistere, mentre i “boomerang” delle misure trumpiane, se saranno effettivamente adottate, potrebbero indurre alla resipiscenza. Almeno così bisogna auspicare. Auguri di un sereno Natale.
Angelo De Mattia
Al direttore - In buona sostanza, per il Fatto quotidiano i fatti dimostrano che Matteo Renzi resta colpevole nonostante il proscioglimento nell’inchiesta Open, mentre Piercamillo Davigo è sicuramente innocente nonostante la condanna definitiva nel caso dei verbali di Amara. Giornalismo anglosassone.
Luca Rocca
Curiosa traiettoria quella degli amici del Fatto. Finora nelle numerose inchieste giudiziarie cavalcate contro Renzi ci sono state tante assoluzioni per Renzi e solo una condanna, nel caso Consip, per la fuga di notizie. E indovinate qual è l’unica condanna che vi è stata nei processi contro Renzi maggiormente cavalcata dal Fatto? Semplice: quella contro un giornalista del Fatto, condannato perché il maggiore Giampaolo Scafarto, all’epoca dei fatti capitano in servizio al Noe di Roma, a quel giornalista passava atti coperti da segreto. Non solo. Lo stesso giornalista, in questi mesi, ha fatto anche di peggio: ha cavalcato a tal punto l’inchiesta da lui sostenuta da essere arrivato a compiere un atto incredibile: pubblicare le intercettazioni di Renzi con il padre e le intercettazioni fra Tiziano Renzi e il suo avvocato. Per la cronaca: quelle conversazioni non potevano essere usate dai pm. Andavano stralciate e sono finite su un giornale. E’ il fango quotidiano, bellezza.
Al direttore - Da molti anni affronto il tema della tassazione dei giganti della rete – Meta, Google, Facebook, Amazon e dintorni – per superare un sistema iniquo in base al quale il commerciante all’angolo paga il 40 per cento di tasse o forse di più, mentre Amazon e aziende affini pagano il 2 per cento. Continuo a sostenere convintamente che se il gigante della rete (gli over the top, in gergo tecnico) usa la rete di telecomunicazione deve pagare il pedaggio e quindi un servizio! Le proposte emendative da me presentate su vari provvedimenti, e che continuerò a presentare, sono finalizzate a prevedere un equo contributo allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture di rete da parte degli Ott (Over-The-Top), in modo che questi partecipino proporzionalmente agli investimenti/costi di rete in modo analogo a quanto avviene con i costi di terminazione. I grandi generatori di traffico in internet (Content and Applications Provider o Very Large Online Platforms) oggi non sostengono infatti alcun costo nelle reti di accesso, nonostante il grande utilizzo di traffico, e hanno messo in crisi gli operatori che portano la rete internet agli utilizzatori finali e che sono impegnati a fare cospicui investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture digitali di ultima generazione nel nostro paese. Per tale motivo continuerò a proporre l’introduzione dell’obbligo alla negoziazione tra le parti, sotto il monitoraggio dell’Agcom. Questa soluzione riserva allo stato un ruolo attivo ma non invasivo, in quanto i criteri di definizione del rapporto, la quantificazione dei corrispettivi e le modalità del negoziato sono lasciati alle parti, rimuovendo così una grave distorsione della concorrenza. Inoltre, ricordo che tale obbligo è già previsto relativamente alle negoziazioni tra Ott ed editori da norme vigenti. Per questi motivi, continuerò a impegnarmi, con i dovuti strumenti, affinché gli Ott partecipino agli investimenti di rete/costi per il mantenimento delle infrastrutture di rete, escludendo in ogni caso i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici e concessionari radiofonici stabiliti in Italia, degli editori di testate giornalistiche online registrate presso il tribunale di competenza, nonché di tutto il traffico ascrivibile a tali soggetti. Cordiali saluti.
Sen. Maurizio Gasparri
Il traffico sulle reti, gentile senatore, lo generano i consumatori, non gli Over-The-Top, che utilizzano i servizi e sono i consumatori che già oggi pagano la rete: io pago l’operatore “x” per vedere i film della piattaforma “y”. Se non ci fossi io che li guardo, la piattaforma “x” non occuperebbe banda, no? Una politica desiderosa di prestare attenzione a questo tema forse dovrebbe dirigere il proprio sguardo altrove. Per esempio, contro le regolamentazioni approvate a livello europeo che vanno sotto il nome della cosiddetta neutralità della rete e che espressamente vietano a qualunque soggetto, compresi i giganti del web, di fare accordi con gli operatori delle telecomunicazioni per finanziare una parte dello sviluppo dell’infrastruttura. Per esempio: la piattaforma “y” non può fare un accordo con l’operatore “x” nella logica di finanziare lo sviluppo della rete per dare priorità ai propri contenuti. Il punto non è, secondo noi, colpire i grandi per educare tutti ma capire in che modo i grandi invece che essere considerati come nemici del popolo possono aiutare la rete a diventare grande. Grazie e a presto.