le lettere al direttore

Riportare a casa Cecilia e, soprattutto, decidere che strategia usare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Un amico mi ha chiesto: a tuo avviso, se fosse l’unico modo per riportarla a casa, Giorgia Meloni dovrebbe accettare uno scambio tra Cecilia Sala e Mohammad Abedini? Ho risposto senza esitazioni: sì! (e non aspetterei due mesi prima di decidermi). 
Michele Magno


E soprattutto non continuerei a dire che Cecilia sta bene. Tranquillizzare è corretto ma stare in isolamento in un carcere iraniano non è una condizione compatibile con lo stare bene. Fare presto e riportarla a casa. E sopratutto, cosa che ancora non è successa, decidere che strategia usare. 


   
Al direttore - Il messaggio di fine d’anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe entrare nelle orecchie di tutti i politici. O meglio quasi tutti, direbbe Matteo Renzi.
Roberto Alatri


  

Al direttore - Caro Cerasa, sono un lettore attento del giornale e di tutti gli articoli della giornalista Cecilia Sala. Considero che il primo fondamentale aiuto da offrire alla nostra giornalista sia quello di usare il termine esatto per qualificare ciò che le è stato causato. Sono tornato, pertanto,  al mio caro vecchio Dizionario G. Devoto-G. C. Oli ed ecco quanto vi è scritto. Arresto: “Restrizione della libertà personale a opera della polizia, a seguito o in attesa di un procedimento giudiziario”. Sequestro (di persona): “Delitto consistente nella privazione illecita della libertà individuale”. Cecilia Sala non è stata “arrestata”, bensì, “sequestrata”. Nella speranza che Cecilia recuperi la sua Libertà già nelle prossime ore; e, dopo, velocemente, anche la serenità.
Mario Campli


     
Al direttore - E’ vero che i casi sono agli antipodi, che il fatto iraniano deve essere maneggiato con molta delicatezza e attenzione, ma ho apprezzato molto le parole dell’eurodeputata Salis.  
Ironia!  Evidentemente l’empatia della nostra va solo verso chi viene accusato di violenze, magari compiute contro avversari politici, con esclusiva predilezione verso estremisti di destra, all’evidenza paucidotati d’intelletto, viste le simpatie storiche manifestate da quest’ultimi. Ma l’assordante silenzio (ossimoro abusato e po’ frusto, ammetto) della Salis, a differenza di Bonelli, suo compagno d’avventura, sta lì a testimoniare la strana dicotomia tra il giudizio su Orbán e il suo governo, per altro eletto, ai quali viene riservata una condanna senza appello e la magnanimità riguardante una dittatura teocratica di stampo fascista, quindi in linea di principio doppiamente condannabile. A mio sommesso parere, ciò comporta lo svilimento di ogni posizione ideale a mera ideologia usa e getta. La pochezza intellettuale e morale si intrecciano in un inestricabile abbraccio con l’ignoranza e il pregiudizio. Con buona pace della credibilità delle idee avanzate da queste piccole persone e di chi, per puro cinico calcolo politico, le ha volute innalzare a nostri rappresentanti. Come già in passato è accaduto in Italia, a noi cittadini rimarrà il sapore amaro delle figuracce subite con i passati innalzamenti agli altari laici del parlamento di vari personaggi senza statura, fra cui spicca senza ombra di dubbio Cicciolina. Almeno quel fatto aveva il valore di provocazione. Preferisco non citare gli altri: tanto la storia li ha già seppelliti o è in procinto di farlo. Cordialità.
Enrico Groppi

   
Ostaggio e sequestro: esatto. Come dice il nostro amico David Parenzo, la sorte di Cecilia Sala non è nelle mani di Biden, bensì in quelle dei signori che governano a Teheran.