Elon Musk (foto Ap, via LaPresse)

lettere al direttore

Il dubbio è se ci si possa fidare dell'uso politico che Musk fa di Starlink

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Molti analisti, e fra questi anche Daniel Pipes, commentando la liberazione di Cecilia Sala hanno puntato la loro attenzione soprattutto sulla debolezza di Teheran. “E’ un dato di fatto che non può essere completamente irrilevante, in questa vicenda”, ha spiegato proprio Pipes. “Il regime degli ayatollah è debole come mai prima in molti anni. Sta perdendo sul terreno, dopo la caduta di Assad in Siria e lo smantellamento di Hezbollah e Hamas, ma incontra serie difficoltà anche all’interno”. Se Sala è tornata presto in Italia, dunque, parte del merito va riconosciuto, oltre che a Giorgia Meloni e alla sua squadra, anche a Israele, che ha messo spalle al muro il terribile regime iraniano, rendendolo così fragile da poter sperare che, in un futuro non molto lontano, dal carcere di Evin usciranno anche le altre donne, e non solo, ingiustamente detenute.

Luca Rocca

La diplomazia dei prigionieri è una partita. Ma fuori da quella partita ce n’è un’altra che riguarda una realtà difficile da negare: il 7 ottobre del 2023 l’Iran ha mostrato tutta la sua forza colpendo attraverso Hamas Israele. Un anno e mezzo dopo la guerra difensiva di Israele contro l’Iran ha trasformato la rete di potere dell’Iran in un colabrodo. Chissà se Trump ne approfitterà. 

    


   

Al direttore - La questione Musk e Starlink dovrebbe essere analizzata da diversi profili e con l’apporto delle migliori competenze disponibili. La stessa premier Giorgia Meloni ha detto di non avere ancora su Starlink una propria posizione chiara. C’è comunque un aspetto che, sebbene non abbia ricadute immediate o di medio termine e non riguardi solo Starlink, ha una sua indubbia importanza, ma finora non risulterebbe mai considerato. Cosa succede con l’affollamento di satelliti nel cielo, avuto presente, per esempio, che già ora alcuni telescopi troverebbero ostacoli nell’osservazione di pianeti? Si pone, in sostanza, una questione di diritto internazionale o, meglio, globale, che richiederebbe contributi degli specialisti, così come accadde, fatti i dovuti cambiamenti, quando cominciò a diffondersi il traffico aereo. Non è più, naturalmente, valida quella visione della proprietà che va “usque ad inferos, usque ad sidera”. Allora, quanto meno a livello di Unione, questo aspetto dovrebbe essere scrupolosamente studiato o sviluppato qualora siano già state avviate ricerche e analisi. 
Angelo De Mattia

   


   
Al direttore - Trovo comprensibili le preoccupazioni di chi non vorrebbe vedere il controllo di dati ultrasensibili, peraltro cruciali per la stessa sicurezza nazionale, nelle mani di un privato che, insieme ai suoi razzi, lancia messaggi politici poco rassicuranti per i governi democratici di Regno Unito e Germania. Tuttavia, nemmeno la Nasa oggi può fare a meno dei vettori di Elon Musk, i quali trasportano satelliti che consentono l’accesso a internet globale a costi competitivi. Inoltre, il progetto Iris2 dell’Ue, che mira a creare una rete satellitare efficiente per gli stati membri, riducendo nel contempo la dipendenza da SpaceX e da Kuiper di Jeff Bezos, dovrebbe decollare non prima del 2030 (incrociando le dita). Infine, in Italia un tavolo a cui Starlink è di fatto già seduta lo hanno aperto i ritardi dei progetti Pnrr per la copertura a banda larga, assegnati a Tim e Open Fiber. Ora, se il paragone non appare fuori luogo, come Peppino De Filippo non era una semplice spalla di Totò, così il tycoon sudafricano non è un semplice comprimario di Trump. Forse sta giocando una partita in proprio, i cui obiettivi non sono ancora – almeno a chi scrive – molto chiari. Tutto ciò è vero, e rafforza i rischi a cui ho accennato prima. Epperò questi rischi vengono anche dalle divisioni, dalle inerzie, dagli egoismi, dalla mancanza di visione di classi dirigenti irresolute. Eppure Mario Draghi, nel suo Rapporto sulla competitività, aveva gettato l’allarme sulla rapida espansione dell’impero stellare di Musk e sulla conseguente crisi degli operatori di telecomunicazioni e dei produttori di satelliti europei. E’ rimasto inascoltato. I commissari di Bruxelles cambiano, ma i problemi restano.
Michele Magno

 

Un dettaglio utile per riflettere su questo punto. Alla fine del 2022, l’Ucraina aveva avuto la possibilità di colpire la flotta russa nel Mar Nero, vicino alla Crimea. Il piano era di sfruttare quell’occasione per provare a paralizzare l’avanzata della Russia via  mare. Le autorità governative, in quell’occasione, fecero una richiesta d’emergenza a Starlink, che dal 2022 offre all’Ucraina la possibilità di connettersi alla rete satellitare, e chiesero di estendere fino a Sebastopoli il segnale della rete. Risposta di Musk: “L’intento di quella richiesta era affondare la flotta russa all’ancora. Se avessi accettato la loro richiesta, SpaceX sarebbe stata esplicitamente complice di un importante atto di guerra e di un’escalation del conflitto”. Il punto è tutto qui in fondo, anche quando si ragiona su Starlink e sulla possibilità di affidare la gestione di dati sensibili a Musk. Il punto non è se quelle reti siano affidabili, ma se ci si possa fidare del modo umorale e politico con cui Musk potrebbe utilizzare quelle reti.


 

Al direttore - Caro direttore, vorrei scrivere a Sergio Rubini, ma non avendo il suo indirizzo e trattandosi di un pezzo  – l’articolo/intervista di Ginevra Leganza – pubblicato sul Foglio del 10 gennaio trovo semplice e immediato rivolgermi a lei. Rubini usa come argomento principale di risposta alle stroncature subite e in particolare a quella di Aldo Grasso il fatto che finalmente l’Italia abbia immesso in rete una produzione del servizio pubblico dedicata a una sua indiscutibile gloria: “Leopardi è servizio pubblico”. Proprio per questo in sé lodevole intento, sarebbe stato il caso di presentare al grande pubblico un Leopardi intero e credibile quale poeta sommo e pensatore straordinario. Invece, in omaggio alle  leggi della fiction romanzata a piacere non si cura di raccontare Leopardi con un minimo di autenticità filologica e documentata. Gli basta sbandierare le cifre dell’ascolto per dire che è stato un successone. A mio parere è stato un disastro. Se il regista avesse detto di essersi ispirato a un celebre nome per imbastire un biopic di libera invenzione, niente di male. Operazione criticabile e fuori luogo, ma lecita. Ci mancherebbe! Ma, siccome l’intento del bravo attore è stato quello di mettere in scena i tratti salienti dell’eroe prescelto, l’operazione ha sortito l’effetto opposto all’obiettivo perseguito. Sarebbe inutile fare l’elenco delle incongruenze riscontrabili. L’idea di partire con un dibattito teologico sulla seppellibilità in un una chiesa tra il saputo parroco  e Antonio Ranieri per avviare in presenza della bara aperta di Giacomo è una trovata grottesca, aggravata dal ritrovamento di una sgualcita lettera di Antonio alla Fanny che già avevamo visto accartocciare e gettar via in un episodio fiorentino. Non si capisce che cosa abbia voluto significare questo miracoloso ritrovamento. Ranieri è amareggiato per essersi interposto a un rapporto mai diventato abbraccio erotico? E che dire dell’applauso che la cantante Pelzet corteggiata dall'intraprendente Antonio suscita  in un teatro entusiasta con un Leopardi che si alza dal palco a ringraziare come in un buffo comizio? I rapporti con gli intellettuali, i nuovi credenti, incontrati a Napoli furono duri e arroventati. E l’esame inquisitoriale celebrato a Roma che porta all’esclusione di Leopardi da qualsiasi impiego nell’apparato Vaticano? E Teresa (Silvia) che saluta giuliva Leopardi adolescente non distrugge d’un colpo una situazione lirica densa di allusioni impalpabili, vibrante di un canto in cui soltanto. Le note di un canto lontano e il ritmo della tessitura che hanno un sognante legame tutto psicologico e ideale? Quanto all’italianità del Conte amata dai patrioti alla Poerio non è  una forzatura in chiave nazionale di un poeta  che aveva in testa una comune condizione umana e una fraternità universale? Far scomparire la gobba etc. e prestare a Leopardi le eleganti e compite fattezze di Maltese non è un falso clamoroso? Il corpo e i  morbi che lo aggredirono non furono un incidente ma un tramite di disperata esperienza e dolorosa conoscenza del destino umano… Mi spiace di aver toccato divagando solo alcuni punti. In sintesi: né la vertiginosa novità del “pensiero poetante” di Giacomo né il suo complicato sistema filosofico  son materia della narrazione. Leopardi non c’è nella serie mini-mini di Rubini. E il servizio pubblico gli ha reso un servizio che falsifica la sua immagine. La quale si presta cero a letture diverse ma non a passaggi così lontani dai fondamenti esistenziali della sua opera. 

Roberto Barzanti

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