lettere al direttore
I pm? Accontentarsi che badino alla legalità, piuttosto che alla moralità
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Uno dei critici più tenaci della riforma della giustizia è sicuramente Gian Carlo Caselli, che ieri, sulla Stampa, è tornato a criticare il guardasigilli Nordio ponendosi una curiosa domanda: “Se il ministro è così sicuro dell’indipendenza dei pm – sottolinea l’ex procuratore dí Palermo – perché non lo scrive espressamente nel testo della programmata riforma? E non si dica che ciò sarebbe superfluo. In una materia così importante e delicata i sottintesi non vanno bene: occorre essere ben chiari ed espliciti”. Ebbene, l’articolo 104 delle riforma Nordio recita così: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”. Testo chiaro ed esplicito, pare, ben lontano da un qualsiasi sottinteso. Va bene la critica, ma la negazione dell’evidenza è quanto di più si avvicina a un solido pregiudizio.
Luca Rocca
Perfetto.
Al direttore - Ma come fanno le femministe a tacere quando a essere abusate sono donne israeliane?
Roberto Alatri
Al direttore - Gli ultimi avvenimenti sul contrasto tra i poteri dello stato ci rimandano ai ragionamenti già esposti da Tocqueville nel suo mirabile “La democrazia in America”: non crede sia giunto il momento di aprire una riflessione sull’eleggibilità degli organi della magistratura da parte dei cittadini?
Antonio Mauro Cavalieri
Se i magistrati italiani fossero come quelli americani, ci si potrebbe pensare. Ma dato che i magistrati italiani, già oggi, senza essere eletti, si muovono come se dovessero rispondere al popolo, e non alla legge, dovremmo accontentarci di raggiungere un altro obiettivo: avere pubblici ministeri interessati alla difesa della legalità, non della moralità.
Al direttore - L’attore Luca Marinelli ha interpretato Benito Mussolini in una serie televisiva, ma lo ha fatto con grande ritrosia: “Ho fatto molti pensieri prima di accettare il ruolo perché vengo da una famiglia antifascista e io stesso sono antifascista. L’inizio è stato abbastanza doloroso: già dai tempi della scuola di recitazione mi è stato detto di non giudicare il personaggio e da antifascista interpretare Mussolini è stata una delle cose più dolorose che io abbia fatto”. “Provenire da una famiglia antifascista per me vuol dire avere delle grandi preoccupazioni nell’accettare questo film”. Mi domando se Marinelli abbia tenuto conto di Sir Alfred Hitchcock, per me no, non se n’è ricordato. Egli sosteneva che più è riuscito il cattivo, meglio riesce il film (“The more successful the villain, the more successful the picture” (“Hitchcock by François Truffaut”, Touchstone, N.Y., 1967, p.141). La stessa regola vale nella letteratura. Treasure Island (l’Isola del tesoro) è un capolavoro riuscito a Robert L. Stevenson, grazie all’incomparabile riuscita di John Silver. Non certo grazie allo Squire Trelawney, un fesso indefesso che, al posto di onesti marinai, imbarca una coorte di pirati, cosa molto frequente ora nel giornalismo, ma da sempre inconsueta nella marineria. Sono persuaso che gli ebrei siamo pochi perché i nostri commentatori al momento di descrivere Satana sono stati colti da una qualche pigrizia, eppure, a giudicare da qualche nostro sedicente intellettuale, non siamo mai a corto di farabutti. Tornando al buon Marinelli – non fosse mai che lo avessimo dimenticato – c’è stata, se non erro, qualche critica alla sua ritrosia e ai suoi problemi di coscienza quando doveva impersonare Mussolini. Io, invece, gli darei ragione. Poiché, ai tempi nostri e nei luoghi nostri, si confonde sovente la finzione con la realtà, chi può escludere che potesse essere bersagliato da qualche corrivo e irreale commento? Lo so, sarebbe assurdo, ma quando Franz Kafka scrisse, per dire, “Il processo”, gli ebrei si ritrovarono, di lì a poco, nei panni di Josef K, e per fortuna che il romanzo è inconcluso perché sono parecchi gli autori di successo (se scrivi per un grande editore, conta il contenente, non il contenuto, eppoi, si lodano fra di loro) che in questo momento, non so quanto consapevolmente, lo stanno riprendendo.
Emanuele Calò