lettere al direttore
Caro Landini, si combatte la povertà senza combattere la ricchezza
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - “L’intelletto ha i suoi pregiudizi, la memoria i suoi limiti, l’immaginazione le sue oscurità. I fenomeni sono infiniti, le cause nascoste, le forme transitorie” (Denis Diderot, “Pensieri filosofici”, 1746). Contro tanti ostacoli che troviamo in noi stessi e che la natura ci oppone, disponiamo solo di una certezza: che Maurizio Landini vuole mettere un tetto alla ricchezza.
Michele Magno
Come diceva il vecchio saggio? Si può combattere la povertà senza combattere la ricchezza.
Al direttore - Due giorni fa, il presidente Trump ha falsamente affermato che, a causa delle politiche di inclusione lavorativa promesse da Biden, al momento dell’incidente aereo di Washington fossero in servizio, o comunque avrebbero potuto esserlo, controllori di volo inadeguati in quanto disabili. Ergo, la colpa del disastro sarebbe ricollegabile alle persone con disabilità, assunte in quanto appartenenti a categorie “protette”, senza avere i requisiti necessari. Queste parole non solo legittimano l’ignobile pensiero che i lavoratori disabili siano un pericolo per la collettività, ma inaugurano un processo di loro violentissima colpevolizzazione. Nonostante la pericolosità di tutto ciò, mi spiace registrare il silenzio del mondo progressista e dei conservatori cattolici. A tutti loro, vorrei dire che sarebbe ora di farsi sentire. Le politiche di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, infatti, richiedono un particolare sforzo. Molte volte non è sufficiente superare un pregiudizio culturale, ma occorrono anche investimenti (creazione di spazi accessibili, adozione di strumenti digitali adeguati, formazione degli uffici Risorse umane, eccetera). Creare un alibi che deresponsabilizzi rispetto a un tale doveroso impegno è, dunque, tanto grave quanto fruttuoso in termini di consenso elettorale. Inoltre, le persone con disabilità quotidianamente affrontano difficoltà materiali talmente enormi da sentirsi spesso prive delle ulteriori energie necessarie per potersi difendere. Per questo, colpirle è più facile. Non a caso i regimi totalitari del secolo scorso partirono proprio dalla persecuzione nei loro confronti. Come scrisse H. Friedlander, infatti, la linea politica di esclusione nazista “si sviluppò nel corso di oltre cinquant’anni di opposizione scientifica all’eguaglianza fra gli uomini”. E il punto di partenza di quella linea fu proprio il messaggio, veicolato piano piano, che le vite delle persone con disabilità costituissero non solo un peso di sofferenza per se stesse e per i propri famigliari, ma anche un costo economico e sociale. Da lì non fu difficile rendere giustificabile una lenta e inesorabile emarginazione loro e poi di tutte le altre minoranze. Dunque, svegliamoci. Svegliatevi.
Lisa Noja
consigliere regione Lombardia Italia viva
Sottoscriviamo parola per parola.