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Foto LaPresse
Lettere al direttore
Più che dall'Oms la Lega vuole uscire dalla realtà. Ci scrive Valditara
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Scrivo al suo giornale perché ricordo uno slogan con il quale il Foglio si presentò poco meno di trent’anni fa, che recitava – vado a memoria – così: gli altri vi raccontano i fatti, noi vi spieghiamo il perché. Ecco, io ritengo che in politica si debbano mettere insieme le due cose: i fatti (e tra questi le parole) e le loro ragioni. Tocca invece constatare che ormai il dibattito pubblico e le prese di posizione delle parti prescindono quasi totalmente da una documentata analisi politica. Si vive, si sopravvive, di azione e reazione, di pavloviani riflessi condizionati. Lo schieramento preventivo usurpa ogni riflessione in una rincorsa al rialzo di cosiddette prese di posizione che sconfinano spesso nella boutade. Un esempio? Il voto in regione Lombardia sulla proposta leghista di uscita dall’Oms sulla scia di Donald Trump. Non bisogna commettere l’errore di inseguire Trump su tutto: questa sull’Oms – come si dice a Milano – è una stupidata, una cosa fuori dal mondo. Lo dico perché sono di destra, perché sono di sinistra, perché sono moderato? Lo dico in virtù di un’esperienza che tutti (tout le monde, in francese, che rende meglio l’idea) abbiamo vissuto sulla nostra pelle con la pandemia da Covid-19. E’ non solo intuitivo, ma evidente, che un virus non ha confini, che la risposta a una pandemia mondiale va elaborata insieme. Tutto, anche l’Oms, è migliorabile, ma prima di buttare un secchio di acqua sporca assicuriamoci che non ci sia dentro il bambino. In politica estera ci sono gli scenari di fondo e le conseguenti scelte di collocazione, ci sono anche la storia, la cultura, la posizione geografica di un paese, i suoi interessi e la vocazione internazionale che ne discende. La nostra posizione è chiarissima: è indispensabile un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti, è indispensabile la scelta europea, è indispensabile un nostro ruolo nel Mediterraneo. Che poi è la scelta che fece Alcide De Gasperi (con il suo stile) e che rinnovò (anche lui con il suo stile) Bettino Craxi. Per citarne due che non andavano in automatico.
Maurizio Lupi
A forza di voler uscire da qualcosa, dall’euro, dall’Europa, la Lega trumpista è ormai costantemente fuori da qualcosa di più importante dell’Oms: la realtà. Ha ragione lei, caro Lupi, e ha ragione anche l’assessore alla Sanità della Lombardia, Guido Bertolaso, che così ha detto al Foglio: “L’Oms nei decenni passati ha svolto un ruolo essenziale nella prevenzione, nell’informazione e nella vaccinazione. Bisogna stare dentro e semmai provare a cambiare le cose dall’interno. Da medico, esperto e cooperante credo che l’Oms abbia grandi meriti e grosse responsabilità. Si può cambiare. Uscire? Assolutamente sbagliato”.
Al direttore - E’ morto Aldo Tortorella, il dirigente che ebbe un ruolo decisivo nel portare il Pci nel 1987 a votare a favore nel referendum sulla responsabilità civile dei magistrati che ottenne una maggioranza superiore all’80 per cento. Altri uomini, altri tempi.
Giuliano Cazzola
Al direttore - L’idea di Trump di trasformare la Striscia di Gaza in un’area a metà tra la Costa Smeralda e Las Vegas è geniale. Non come l’idea dell’ex senatrice pentastellata Barbara Lezzi (do you remember?) di riconvertire l’Ilva di Taranto in un allevamento di cozze, ma se la battono. Detto questo, la proposta del presidente americano almeno un merito politico ce l’ha. Infatti, taglia i ponti con quella parte della comunità internazionale la quale ha consentito che a ridare vigore alla causa palestinese sia stata un’organizzazione terroristica guidata da uno psicopatico.
Michele Magno
Quando si dice, giustamente, che l’idea di Trump è surreale bisognerebbe anche dire qualcosa in più. Per esempio che Trump, sì, l’ha sparata più grossa del solito, e siamo d’accordo, ma dovremmo essere tutti d’accordo anche sul fatto che (a) l’unico futuro giusto per Gaza e la Cisgiordania è un futuro libero da Hamas, in cui (b) i palestinesi possano finalmente vivere in sicurezza e autodeterminazione, perché, come ha scritto ieri il Times, la posizione di chi sostiene che chi vive a Gaza debba rassegnarsi, in tempo di pace, a essere usato come scudi umani da una brutale organizzazione terroristica e come pedina politica per distruggere lo stato di Israele è una posizione semplicemente contraria ai diritti umani. Siamo tutti d’accordo, giusto?
Al direttore - Nella rubrica GranMilano del 6 febbraio u.s. sono state riportate alcune dichiarazioni del dott. Giuseppe Guzzetti che mi impongono di intervenire per contribuire a una corretta ed equilibrata discussione sul tema del contrasto alla povertà educativa, che è al centro dell’agenda politica di questo governo. L’articolo riporta un allarme proprio da me lanciato circa una crescente dispersione scolastica che inizia a coinvolgere anche le scuole delle periferie delle grandi città del nord. Viene tuttavia riferito che il mancato rifinanziamento del fondo del contrasto alla povertà educativa sarebbe stato considerato da Guzzetti – cito testualmente – “un atto criminale” commesso da questo governo. Inoltre, viene riportato il fatto che diversi assessori regionali all’Istruzione e al Welfare si sarebbero rivolti al presidente del Consiglio e al sottoscritto per chiederne il rifinanziamento. Occorre fare chiarezza. Innanzitutto, il Fondo per il contrasto alla povertà educativa è stato istituito nel 2015 dal governo Renzi – peraltro solo in via sperimentale per tre anni, e successivamente prorogato fino al 2024 – ed è stato regolamentato da un protocollo d’intesa siglato, per parte governativa, dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dai ministeri del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze. Nessun ruolo è stato svolto al riguardo dal ministero dell’Istruzione. Il Fondo per la povertà educativa si era peraltro progressivamente ridotto ad appena 25 milioni di euro fino all’ultima proroga disposta dal governo Draghi. In questa legislatura, il governo e il ministero dell’Istruzione e del Merito hanno messo al centro della propria agenda il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, intraprendendo una molteplicità di azioni e utilizzando in modo sinergico fondi di provenienza Pnrr, fondi europei e fondi nazionali. Con i piani “Agenda sud” e “Agenda nord” si è intervenuti in modo mirato nelle aree caratterizzate dai maggiori divari educativi portando in dote più tempo scuola, più docenti, più attività extracurriculari. Grazie a questi piani, è stato rimesso al centro il ruolo delle scuole che hanno attivato, anche in rete con altri enti, istituzioni e associazioni del terzo settore, azioni di sostegno socio-educativo e psicologico, percorsi formativi personalizzati e orientamento: tutto ciò con un impegno complessivo di risorse pari a 545 milioni euro. Il ministero ha inoltre promosso un piano per il contrasto alla dispersione scolastica e alla riduzione dei divari territoriali con un investimento di 750 milioni per progetti che stanno coinvolgendo le scuole italiane. Inoltre, per assicurare un effettivo prolungamento del “tempo scuola”, e per dare una ulteriore capacità attrattiva delle scuole rispetto ai fenomeni di dispersione e povertà educativa, sono stati fatti imponenti investimenti infrastrutturali: abbiamo destinato risorse ingenti su palestre (890 milioni di euro) e mense (960 milioni di euro), ben oltre gli stanziamenti Pnrr. Il contrasto alla dispersione e alla povertà educativa ha richiesto pure interventi mirati in termini di orientamento e di didattica sempre più personalizzata: da qui l’importante innovazione del docente tutor (cui sono state assegnate risorse pari a circa 150 milioni di euro per anno scolastico) e i rilevanti investimenti, con risorse Pnrr, in tema di orientamento e rafforzamento delle discipline Stem (600 milioni di euro). Con altri 13 milioni di euro si è intervenuti per contrastare uno specifico fenomeno di povertà educativa: quello degli studenti stranieri neoarrivati in Italia, in favore dei quali è stato disposto un rafforzamento, con docenti dedicati, della loro conoscenza della lingua italiana, precondizione necessaria per ogni efficace percorso scolastico. Con altri 400 milioni di euro, ancora, è stato attivato il “Piano estate”, con il finanziamento di progetti finalizzati a promuovere il potenziamento delle competenze, comprese quelle digitali, l’inclusione di studenti con fragilità e, più in generale, attività sportive, teatrali così come tutte quelle iniziative che favoriscano l’aggregazione, l’inclusione, la socialità, l’accoglienza e la vita di gruppo. L’insieme di queste azioni – la cui elencazione è peraltro sintetica e per nulla esaustiva e che cuba oltre 4 miliardi di euro – sta cominciando a dare i suoi frutti: la dispersione scolastica in Italia, infatti, secondo le previsioni Invalsi, ha raggiunto un minimo storico, scendendo al 9,4 per cento nel 2024, un risultato che supera perfino l’obiettivo fissato dal Pnrr, stabilito al 10,2 per cento entro il 2026. Ma non ci fermiamo a questo perché abbiamo in programma di investire ulteriori risorse dal prossimo anno scolastico proprio per continuare l’azione di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa.
Giuseppe Valditara
ministro dell’Istruzione