Maurizio De Lucia (Ansa)

Lettere

Viva il modello De Lucia, tessera numero uno dell'antimafia dei fatti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Caro Cerasa, mentre gli equilibri planetari sono scossi dal ciclone Trump, anche la sonnolenta provincia italiana ci riserva talvolta clamorosi colpi di scena. Una perizia ordinata dalla procura di Civitavecchia ha stabilito che il Dna rinvenuto nelle lacrime di sangue apparse sulla statua della Madonnina di Trevignano,  una cittadina alle porte di Roma, è totalmente sovrapponibile con il profilo genetico di Gisella Cardia. E’ la nota “santona” adorata da centinaia di seguaci, convinti che comunichi direttamente con la Vergine e che sia in possesso di poteri sovrannaturali. Sarebbe un ordinario episodio di sfruttamento della credulità popolare, non degno quindi di menzione, se non fosse per la strepitosa difesa della donna imbastita dalla sua estrosa legale. “C’è forse qualcuno che conosce il Dna della Madonna?”, ha risposto a un giornalista che la intervistava. Ha poi aggiunto: “Adesso ci mettiamo pure a discutere le questioni di fede? I magistrati sono diventati tutti teologi?”. Diceva Arthur Schnitzler che la concezione tragica della vita, vista dalle altezze dell’umorismo involontario, sembra ridicola o assurda (“Il libro dei motti e delle riflessioni”, 1927).
Michele Magno


Al direttore - “L’antimafia deve smetterla di avere dei leader. I protagonismi non fanno mai bene, perché caduto il leader cade il movimento. L’antimafia rischia di essere una categoria vuota, se non si riempie di idee. Anzi, di azioni concrete”. Parole pronunciate da Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Ci sono voluti una trentina d’anni, ma alla fine ci stanno arrivando. Con comodo. 
Luca Rocca

La differenza tra l’antimafia della fuffa e quella dei fatti è che la prima fa notizia solo se va in televisione mentre la seconda fa notizia solo quando arresta i mafiosi. Viva il modello Maurizio De Lucia, procuratore capo a Palermo, tessera numero uno dell’antimafia dei fatti. 



Al direttore - Caro Cerasa, voglia accogliere questa mia rettifica, in merito alla intervista apparsa ieri sul suo autorevole quotidiano. Preciso che il titolo non è una mia frase ma una espressione o deduzione  del titolista. Non ho, infatti, mai sostenuto che le idee di Foa siano “un passo indietro” (ho peraltro premesso che non lo conosco adeguatamente), mentre ho sostenuto che non condivido alcune sue idee, pubblicamente espresse. Ho altresì dichiarato che il trumpismo è, a mia opinione, un passo indietro, ma non ho mai detto che Foa è un “trumpista” o abbia idee “trumpiane”.
Elisabetta Sgarbi


Al direttore - Maurizio Landini ha aperto a Bologna la mobilitazione a sostegno dei cinque referendum (di cui quattro promossi dalla Cgil) che si svolgeranno in primavera. Tra gli ospiti della assemblea delle assemblee anche Alessandro Barbero, il quale, da storico di vaglia, a cose avvenute, sarà chiamato a spiegare la differenza tra la sconfitta del Pci di 40 anni fa nel referendum sulla scala mobile e quella a cui va incontro Landini, perché  non sarà raggiunto il quorum. Nel 1985 c’era un avversario: il governo Craxi. Per l’attuale governo l’esito del referendum sul Jobs Act non ha alcun interesse, visto che si tratta di un regolamento di conti all’interno della sinistra, tra Landini e Renzi.
Giuliano Cazzola

Sulla storia, gli storici sono imbattibili. Sul presente, gli storici ogni tanto dicono fesserie. Urge con urgenza separare le carriere e rendere più difficile, per gli storici che si occupano bene di storia antica, l’accesso alle cattedre in cui si impartiscono lezioni inutili sulla storia moderna.

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