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Ricordarsi sempre chi è l'aggredito e chi l'aggressore. Non solo in Ucraina

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Venerdì scorso su Rai 3 il direttore del Manifesto, Fabozzi, ha detto che quando vi fu la battaglia di Stalingrado “tutti i popoli liberi del mondo” tenevano per i sovietici (assurda affermazione già per il solo fatto che in quegli anni la stragrande maggioranza della gente non sapeva che cosa accadeva a 50 chilometri di distanza o lo veniva a sapere tempo dopo, la tv non esisteva e la Radio Londra era un privilegio di pochi), mentre solo noi italiani eravamo con Hitler (come rappresentato dalla portavoce della propaganda putiniana Zacharova con una foto di Mussolini e Hitler insieme). Questo è falso perché sappiamo bene che oltre a noi con la Germania combattevano la Romania, la Finlandia, il Giappone e altri ancora. Inoltre, si potrebbe ricordare al signor Fabozzi il patto Molotov-Ribbentrop in seguito al quale i sovietici invasero la Polonia congiuntamente ai nazisti, spartendo quel nobile paese insieme con Hitler e di fatto iniziando la Seconda guerra mondiale in combutta col caporale boemo. La prego fate sentire la vostra voce contro i nostalgici di un impossibile criminale revisionismo autolesionista.
Gian Luca Stoppani



Al direttore - In questo periodo in cui stanno cambiando gli equilibri mondiali, manca a mio avviso uno sguardo su quello che dovrebbe essere il comune interesse: lo sviluppo della cultura per la creazione di una umanità migliore. La cultura è considerata spesso l’ultima ruota del carro. Analizziamo due aspetti. 1.  La Russia è parte integrante della cultura europea, pur con le sue specificità. Assurdo che la Russia e l’Ue si siano messi “l’un contro l’altro armati”. Impossibile pensare all’arte alla letteratura e alla musica europee senza includere quelle russe. 2.  La Cina ha avuto un rapporto particolare con l’Europa al tempo di Marco Polo. Anche durante la Seconda guerra mondiale le sue porte rimasero aperte all’accoglienza di tutti coloro che fuggivano alle persecuzioni naziste. La Cina con un progetto che potremmo intitolare a Marco Polo è  quello di cui tutti abbiamo bisogno. Questi due progetti darebbero alla unità europea un nuovo slancio. 
Scialom Bahbout, rabbino e presidente del Cirs

Gentile rabbino, capisco il suo tentativo, nobile, di impegnarsi per la creazione di una umanità migliore. Ma il suo ragionamento presenta un bug pericoloso: equipara due guerre che equiparabili non sono. L’Ue e la Russia non si trovano su fronti opposti per caso ma solo per un motivo: c’è chi ha scelto di violare l’integrità e la sovranità di un paese (Putin) e c’è chi difende il diritto di respingere i criminali di guerra. L’impegno per un’umanità migliore non può prescindere da questo elemento: ricordarsi, sempre, chi è l’aggredito e chi l’aggressore. Non solo quando si parla d’Ucraina. Grazie. 


Al direttore - Non è enfasi fuori posto riconoscere che l’intervista del Foglio alla presidente di Fininvest riveste un significato e una portata politica che non si esauriscono nel perimetro del centrodestra. Le sue affermazioni meritano un’attenzione e confronto diretti anche da parte delle componenti e forze di opposizione all’esecutivo Meloni interessate e impegnate nella costruzione di una sinistra di governo quale pilastro di un’alternativa credibile di centrosinistra. L’intervista non può che contribuire a correggere la debole postura con la quale la Meloni partecipa al vertice tra alcuni dei leader dell’Ue promosso da Macron su Ucraina e sicurezza europea. 
Alberto Bianchi

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